Francesco Repice, voce storica delle radiocronache sportive di Radio Uno, si appresta ad avviare il tour de “La Voce degli Eroi”, nuovo spettacolo teatrale, che toccherà Monza, Modena, Napoli e Roma. Il giornalista e radiocronista ci ha discritto, in esclusiva, quello che sarà il centro della narrazione del racconto, oltre a fornire una testimonianza riguardo la propria avventura nel mondo giornalismo sportivo, dalle telecronache che lo hanno segnato, sino alle motivazioni che lo hanno spinto ad intraprendere un percorso nelle vie di questo mestiere.
Repice: “Le telecronache più importanti? L’Europeo. Da bordocampista c’è lo scudetto della Roma”
Quale sarà il tema principale di questo spettacolo?
“Lo spettacolo sarà il ricordo delle voci più importanti che hanno accompagnato gli eventi sportivi, e non solo, della mia generazione e di quella antecedente. Sarà un viaggio nel passato con le grandi voci che hanno raccontato fatti straordinari, non solo italiani”.
Quali sono le voci principali raccontate di questo spettacolo?
“Non voglio rovinare la sorpresa, qualcosa si può intuire. Ad esempio, radiofonicamente parlando, la voce di Sandro Ciotti ha significato qualcosa nella storia di questo Paese, però ce ne saranno molte altre, altrettanto importanti, anche al di fuori dei nostri confini, che hanno segnato la storia di questa passione verso lo sport e il giornalismo”.
Delle tante radiocronache che ha fatto ce n’è qualcuna che ne ricorda con più affetto?
“Chiaro che la vittoria dell’Europeo, quella notte del 2021, mi rimarrà abbastanza impressa nella memoria. Anche altri eventi, come finali di Champions League, ad esempio quella tra Barcellona e Manchester United di Londra, con la storia di Abidal che mi toccò moltissimo. Da bordocampista lo scudetto della Roma del 2001. Ci sono delle radiocronache che ricordo con particolare piacere”.
Qual è stata la figura che l’ha fatta appassionare e avvicinare a questa professione?
“Veramente è stato frutto di un fallimento, io volevo fare il calciatore. Sono arrivato a livelli infimi, e non perché mi sia fatto male, ma perché oltre quel non si non si poteva arrivare; sia tecnicamente che fisicamente era quello il mio posto nel calcio giocato. Per rimanere nel mondo del pallone avevo due scelte, visto che sono anche un tifoso, e un tifoso di curva, o l’arbitro, ma non avevo un gran rapporto con loro quando giocavo, o il giornalista, e alla fine ho scelto questa seconda strada”.
Si partirà a novembre, quali saranno le tappe?
“Monza, Modena, Napoli, Roma. Monza e Modena da novembre, Napoli e Roma a gennaio, poi si vedrà”.
Come nasce l’idea di voler raccontare queste storie a teatro?
“Perché mi piace il teatro, perché non mi piacciono molto i social, anche se ne faccio uso, e mi piace aver contatto con la gente. In virtù di questo, credo che il teatro sia il giusto ambito dove raccontare determinate cose”.