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ESCLUSIVA – Francesco Marino: “Giocare con Baggio ha impreziosito la mia esperienza al Brescia”

Francesco Marino e Roberto Baggio (Foto di repertorio)

A tu per tu con Francesco Marino

In esclusiva per SportPaper è intervenuto Francesco Marino ex attaccante di Brescia e Udinese tra le altre. L’ex calciatore oltre a raccontare curiosità ed esperienze passate si è espresso sulla situazione che sta attraversando il mondo del calcio in relazione al Covid-19 affermando come questa emergenza sia capitata come un fulmine al ciel sereno. Queste le sue parole in merito: ”Sicuramente gran parte delle società spingono per un ritorno in campo per salvaguardare il discorso economico, e su questo aspetto io sono favorevole alla ripresa. Però d’altro canto, dal lato umano se si dovesse riprendere non vorrei che si pensasse più al mondo del calcio rispetto alla gente comune. Ovviamente sono discorsi da esterno, ci sono gli addetti al sistema sanitario che sono competenti in materia e possono dirci se e come riprendere. Sicuramente il calcio è uno sport di contatto e per questo dovranno essere valutati più aspetti”

Intervista integrale a Francesco Marino

Considerato che hai giocato con diverse maglie nel corso della tua carriera. Con quale squadra credi di essere legato in maniera maggiore? 

Ho giocato in grandi piazze e mi sono tolto belle soddisfazioni in tutte le squadre. Sicuramente a Brescia la mia esperienza è stata grandiosa perché ho giocato con Roberto Baggio, un campione che per fortuna è venuto a giocare a Brescia. Campioni del genere normalmente li trovi solo nelle grandi squadre. Parliamo di un campione assoluto, uno dei migliori che l’Italia ha avuto.

Nella tua carriera hai giocato con calciatori del calibro di Carnevale, Bierhoof, Hubner, Baggio..Con quale di questi grandi attaccanti ti sei trovato meglio a livello tecnico-tattico? Insomma con quale credi che le tue qualità andassero più a completarsi?

Allora probabilmente Hubner, lui era uno che buttava giù l’avversario perché era un animale fisicamente e tu dovevi solo arrivare a rimorchio dietro e ti trovavi una palla in corsa. Era più facile giocare con lui per questo. Gli altri erano fortissimi tecnicamente quindi magari serviva più il fraseggio nello stretto. Ma in ogni modo parliamo di  tutti grandi giocatori, giocatori di un livello incredibile.

Nella tua esperienza al Brescia hai “assaporato’’ un giovane Andrea Pirlo, si capiva fosse predestinato alla carriera poi effettivamente messa in atto?

Pirlo sicuramente quando venne a Brescia era un gran talento ma in ogni modo per la sua crescita fu fondamentale Carlo Mazzone. Andrea arrivò a Brescia per fare il trequartista, Mazzone avendo già Baggio in quel ruolo lo spostò davanti alla difesa a fare il play. Scelta più azzeccata non poteva fare.

Detieni un record singolare, quello di aver segnato in tutte le categorie del calcio italiano dalla C2 alla A, cosa provi quando pensi a questo aspetto della tua carriera?

Provo grande orgoglio, essendo uno del Sud voglio dire a tutti che i sogni possono realizzarsi. Non mi riferisco solo a questi gol ma anche al fatto di aver giocato per esempio con Baggio. Campione che prima di allora vedevo in figurina solamente. Quindi inoltre dico che se sei costante e hai certamente delle qualità si può sopperire al gap che è presente tra Sud e Nord al livello di infrastrutture. 

Hai chiuso la carriera nel 2005 in Belgio tra le file dell’Ostenda, cosa ricordi di quell’ esperienza? 

Si fu un’esperienza importante per me, unico rammarico è quello di essere andato tardi, arrivare a 35 anni in un campionato in cui si prediligono i giovani non mi ha permesso di restarci più a lungo. In ogni caso è stata una bellissima esperienza.

Nella tua carriera hai giocato con Tare, ti aspettavi diventasse un DS di questo livello apprezzato da molti protagonisti del mondo del calcio?

Sicuramente Igli è un amico, ogni tanto ci sentiamo. Quando è arrivato al Brescia ero rimasto impressionato per la sua prestanza fisica, ma mi ha impressionato la sua voglia di apprendere, di migliorare di essere capace di assimilare i nuovi concetti. Poi mi ha colpito molto la sua storia personale in Albania. La sua voglia di apprendere, la sua costanza non l’ha abbandonato nella sua esperienza da dirigente e ha scalato tutti i livelli dirigenziali nella Lazio e sta facendo molto bene, è sicuramente uno dei migliori in circolazione. E’ cresciuto molto insieme alla Lazio ma vanno riconosciute le sue capacità.

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, hai intrapreso prima la strada di osservatore poi quella di direttore sportivo. Quale tra le due pensi sia più calzante con le tue aspirazioni e con il tuo modo di “vivere’’ il calcio?

Negli ultimi anni mi sono orientato più su un ruolo dirigenziale ma devo dire che alla fine i due ruoli si completano, ogni direttore deve essere bravo a fare tutto. Deve vedere i giocatori, deve vedere le partite, devono collaborare con la società. Il calcio oggi è cambiato ogni aspetto deve essere accurato e deve essere rispettato per il bene comune della società. Un mio vantaggio può essere quello che essendo stato un giocatore posso avere un occhio più abituato, più incline al calcio giocato.

Nel 2012 eri al Palermo, cosa pensi di questo exploit arrivato a 30 anni da parte di Ilicic?

Si, si vedeva sicuramente che quando è arrivato aveva un qualcosa di speciale ma era un pò indolente. A Bergamo negli ultimi anni ha trovato la dimensione giusta, maturando ha trovato la continuità necessaria per esprimersi a questi livelli. Ha fatto bingo e insieme all’ Atalanta è cresciuto tanto.

 

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