Delio Rossi, ex allenatore di Lazio, Foggia, Lecce, Bologna e Salernitana, intervistato ai microfoni di SportPaper TV ospite di Roberta Pedrelli su Radio Roma Television.
Un suo parere sul campionato?
“La Serie A è un campionato particolare, diverso dagli altri. C’è in testa la squadra più forte. Lazio e Roma non stanno facendo bene e meritano la posizione in cui si trovano.”
Mourinho e Sarri, qual è la loro responsabilità?
“Onestamente non conosco le responsabilità degli allenatori. Posso soltanto valutare le partite, che sono le fotografie del momento. Proprio da queste si evince che Roma e Lazio non stanno facendo bene, nonostante abbiano rose importanti, migliori della posizione che occupano. Il problema non è la ricerca del responsabile, ma il modo giusto per far sì che rendano al meglio e questo compete all’allenatore. Quello che dicono dopo la partita lascia il tempo che trova. Vedo una Lazio che gioca sotto ritmo, senza entusiasmo, ma con i giocatori che fanno la differenza che non rendono. La Roma vive di individualità, soprattutto Dybala e Lukaku.”
Cosa pensa del modo di operare del presidente Lotito?
“Normalmente non commento l’operato dei presidenti. Naturalmente, il presidente non può fare anche il direttore sportivo. Il miglior presidente è colui che sceglie le persone giuste nei settori di competenza. Le squadre che vanno bene sono coloro che rispettano questi fattori.”
La Lazio ha bisogno di intervenire sul mercato?
“La rosa della Lazio è migliorata: questo si vede dall’asse centrale. Se valutiamo i biancocelesti hanno un buon portiere, un buon difensore centrale, Romagnoli, un centro mediano avanti la difesa – mezzala che gioca in quella posizione, Cataldi, ma non è un incontrista- e come centravanti Ciro Immobile, che quest’anno non sta facendo la differenza. Mancano tre giocatori. Inutile avere altri giocatori di eccellenza se non hai calciatori cardine che fanno la differenza.”
Cosa pensa della situazione della Roma?
“Ogni società sceglie la propria strategia. Ogni società sceglie il proprio direttore sportivo e il proprio l’allenatore. Si può sbagliare. Da ciò che vedo tutti fanno tutto e nessuno si assume le responsabilità. C’è sempre la ricerca del colpevole, ma non quella della soluzione. Bisogna fare tentativi per riparare, ma nessuno fa niente per migliorare le cose. Non funziona così.”
Lei spesso è tornate in piazze dove è già stato. Si vocifera di un suo ritorno al Foggia, cosa c’è di concreto?
“Sono legato a tutte le piazze in cui ho allenato, soprattutto al Foggia. Il presidente vuole che ritorni, ma non accadrà. Sono in trattativa con un paio di squadre all’estero. Sono andato via, anche dopo aver sfiorato la B in condizioni non ottime.”
È mai stato vicino al ritorno alla Lazio?
“Non c’è mai stato nessun avvicinamento alla Lazio. Dal giorno in cui abbiamo vinto la Coppa Italia non ho più messo piede all’Olimpico.”
Zarate ha giocato bene solo con lei. Cosa è successo?
“Mauro non c’entra niente, era un talento puro. Avevo bisogno di essere guidato, di persone che lo facessero crescere. È un ragazzo sensibile, è stato gestito male.”
Qualche aneddoto sulla sua esperienza alla Lazio?
“Ho mille aneddoti. Simone Inzaghi, ad esempio, che trovava poco spazio, fece gol contro il Lecce e mi mandò a quel paese. Un allenatore non può pensare a simpatie e antipatie: potrei anche odiare un calciatore, ma se mi facesse vincere le partite lo farei giocare.”