Carolina Morace intercettato da SportPaper a Il Calciomercato, presso l’Hotel Hilton Eur La Lama di Roma, ha parlato della crescita del movimento calcistico femminile, della crisi del sistema e delle conseguenze incremento delle partite.
Carolina Morace: “La gente si sta allontanando dal calcio”
Il calcio femminile ha avuto una crescita importante negli ultimi anni, dovuto soprattutto all’incremento dell’interessamento dei grandi club verso questo mondo, crede il movimento femminile sia giunto ad un punto di svolta?
“Credo sia stato importantissimo il progetto di Tavecchio sul coinvolgimento delle squadre professionistiche per il progresso del calcio femminile. Questo ha portato ad un interesse successivo di Sky e della Rai, con aumento dell’attenzione su tutto il movimento, sino al successivo all’emendamento del senatore Nannicini dedicato a tutte quelle federazioni che volavano allargare il professionismo anche per il movimento femminile. Sulla base di questo il presidente Gravina ne ha approfittato. Quest’anno è stato rinnovato, data la scadenza, ma bisogna fare qualcosa per poter camminare in autonomia. Vanno bene gli aiuti da parte del Governo, tuttavia, deve essere anche il calcio in sé a programmare, progettare e autofinanziarsi”.
L’Italia femminile ha mancato la qualificazione all’appuntamento olimpico, crede che l’incremento delle squadre professionistiche femminile possa portare dei vantaggi anche per la Nazionale?
“Io credo che le squadre professionistiche possano professionalizzare il mondo calcistico femminile, con tutto quello che ne consegue. Io penso che le società debbano essere aiutate, come succede anche in altri paesi. Bisogna creare delle sovvenzioni per la sopravvivenza la loro sopravvivenza”.
La Nazionale maschile non naviga nell’oro: due mancate qualificazioni ai Mondiali e un fallimento all’ultimo Europeo. Cosa crede sia mancando nel movimento calcistico?
“Manca il progetto. Il chiedere il sostentamento soltanto alle TV, da parte delle società, non può pagare. Le TV pagano, ma devono aumentare i costi di abbonamento. La gente non ha 100 euro da spendere come qualche anno fa. Il campionato non va spezzettato, se vogliamo mantenere la passione per questo sport non possiamo guardare le partite prima da una parte e poi dall’altra. Il calcio va fatto vedere da un solo emittente e in maniere continuativa”.
Dunque, l’aumento esponenziale delle partite può condizionare anche la tenuta atletica dei calciatori e, dunque, dello spettacolo?
“Bisogna rispettare la fisiologia del calciatore; il giocatore gioca, ma è necessario il riposo. Spremere non va bene, né per la Nazionale, né tantomeno per i club. Tuttavia, non credo sia questo il problema del calcio italiano. C’è disaffezione, la gente si sta allontanando. Basta guardare quanti preferiscono il padel al calcio a 5 la sera, è un grido d’allarme”.