Giancarlo Camolese, ex tecnico del Torino, ha parlato, in esclusiva, ai microfoni di SportPaper.
Camolese: “L’esperienza migliore da allenatore? La Serie B vinta con il Torino. Baroni ha fatto un salto importante e l’ha meritato”
Sabato Juventus-Lazio, chi vede come favorito?
“C’è sempre l’incognita delle partite dopo la pausa delle nazionali. Non credo che Baroni fosse contento di questa sosta, dato che la squadra stava andando benissimo e la continuità è molto importante. Dall’altra parte la Juventus ha molti infortunati, oltre, naturalmente, ai vari nazionali. Vedremo, c’è la bravura dei due staff di capire quali siano i giocatori più adatti in una partita così importante, sicuramente aperta a qualsiasi risultato”.
Come giudica l’avvio della nuova Lazio di Baroni, arrivato in biancoceleste tra le tante critiche alla società?
“La Lazio è un salto importante e lui ci arriva meritandolo. Se c’è stato qualche problema all’inizio è proprio perché la società ha dovuto prendere tanti giocatori (e non è che si inseriscono immediatamente) e l’addio di giocatori importantissimi. Io la Lazio l’ho vista a Torino e mi ha fatto una grande impressione, mi sembra un gruppo ben diretto che può soltanto migliorare nel corso della stagione”.
Per quanto riguarda il Torino, invece?
“Le cose, invece, lì si sono complicate con l’infortunio di Zapata, come sarebbe accaduto in qualsiasi società in caso di perdita dell’attaccante più importante. Non dimentichiamo che la fortuna di società può farla proprio un attaccante che trova la stagione giusta. Credo che il gruppo debba reagire. Sanabria ha tutte la qualità per fare gol e sostituirlo. Il Toro, inoltre, deve ritrovare la solidità difensiva, date anche le sbavature che ci sono state”.
Crede che l’assenza di Zapata, dunque, possa pesare?
“Dipenderà tanto da Sanabria o da tutta la squadra, senza voler caricare di responsabilità un solo giocatore. Chiaramente, Zapata è un punto di riferimento sia in campo che all’interno dello spogliatoio. Non si può dire che è tutto normale. Il giocatore è stato sfortunato, e di conseguenza tutta la squadra”.
C’è una Juve con tanti infortuni, che sarà impegnata in tre sfide importante, rispettivamente contro Lazio, Stoccarda e Inter, crede che le assenze possano influenzare l’andamento?
“La Juventus ha dimostrato, già quando la rosa non era pronta e al completo, di avere degli ottimi giovani. Motta ha fiducia in ragazzi che aveva utilizzato meno, che ora avranno l’opportunità di dimostrare il valore. Molti di loro arrivano dalla Next Gen, ma hanno già dimostrato, come ad esempio Mbangula, di essere all’altezza. Ci sono altri calciatori meno utilizzati che possono dimostrare il loro valore, dovrà essere uno stimolo in più il gruppo. Gli infortuni non piacciono mai agli allenatori; meglio avere l’imbarazzo della scelta”.
L’altra partita di cartello è Roma-Inter, anche qui situazioni contrastanti, chi vede favorita?
“Anche qui c’è la variabile post-pausa nazionali. L’Inter ha quasi tutti nazionali, la Roma anche. Anche qui vale il discorso fatto per Juve-Lazio. I nerazzurri hanno ancora la rosa più forte e competitiva del campionato. Per la Roma dipenderà dal recupero di Dybala, in modo che Juric possa aumentare il proprio potenziale offensivo. Se a Juric verrà data l’opportunità di lavorare, presto vedremo una Roma molto combattiva, che con il recupero dei più importanti anche competitiva”.
Qual è l’allenatore che l’ha stupita di più in questa prima fase di campionato?
“Adesso è un po’ presto. Vanoli a Torino era partito benissimo. Nelle ultime partite è stato condizionato dalla perdita di qualche giocatore importante e di qualche punto, ora sarà importante anche per lui ripartire con il piede giusto. Mi sembra che al momento anche allenatori partiti con un po’ di difficoltà, come ad esempio Nicola a Cagliari, si stiano riprendendo; il valore dei nostri tecnici è sempre molto alto”.
Cosa è cambiato nella figura dell’allenatore da quando lei ha cominciato?
“Forse l’aspetto da sottolineare è che gli staff tecnici sono molto più ampi, con l’introduzione di nuove figure, sono aumentati i preparatori, ci sono i Match Analyst, anche perché le rose sono più ampi ed è necessario avere un numero maggiore di persone a disposizione. C’è un aumento della professionalità. Gli staff sono molto più attenti ai particolari e i calciatori vivono molto di più i centri sportivi”.
Lei ha ricoperto il ruolo di direttore tecnico della nazionale albanese. L’Albania è una nazione in grande crescita, con due qualificazioni europee centrate, cosa crede sia cambiato?
“Bellissima esperienza, vissuta in un periodo complicato come quello del Covid, che, tuttavia, mi ha fatto apprezzare sia l’Albania nel suo insieme, dato che il compito era quello di avere rapporti con le diverse società. Ha un presidente davvero bravo e capace. C’è tantissima passione per il calcio e voglia di crescere. Non per niente, il presidente Doku, nel nuovo mandato, si è preposto l’obiettivo di costruire tanti campi da calcio. Abbiamo tanti albanesi in Italia. È migliorato il lavoro di scouting e di ricerca, con la crescita consequenziale del movimento nazionali. Ha un’ottima organizzazione, una sede molto bella. È una federazione destinata a crescere per la grande competenza che ha al suo interno”.
Crede che qualche squadra albanese riuscirà ad accedere alla Champions League nei prossimi anni?
“Loro accedono ai turni preliminari. Il livello del campionato è un buon livello, è molto seguito, soprattutto per le squadre di Tirana. Il problema è che i giocatori migliori vanno a giocare fuori e, dunque, il campionato interno rischia sempre di essere un po’ più povero. Anche se le società lavorano per cercare giocatori all’estero e questo può diventare un qualcosa in più. D’altra parte, i giocatori albanesi vengono considerato comunitari, cosa che agevola la loro apertura al mercato italiano. Ci sono tanti calciatori. I gemelli Shpendi, due ragazzi che avevo fatto convocare, che sono sicuramente il futuro della Nazionale albanese; devono ancora completare il loro percorso di crescita, ma potenzialmente sono due calciatori di assoluto livello”.
Il suo ricordo più bello da allenatore?
“Sono contento di tutte le esperienze, e in futuro potrei farne, mai dire mai. La vittoria del campionato dalla B alla A, con record di punti e di vittorie con il Torino, anche perché è la società in cui sono cresciuto e perché è la mia città. Quando si vive in questo mondo, e parlo anche della carriera da calciatore, c’è sempre riconoscenza verso i club in cui si è stati, perché cerchiamo di dare il meglio di noi. Portiamo via sempre qualcosa di buono, da ogni posto. Mi è sempre successo questo”.
L’esperienza migliore da calciatore?
“Lì sicuramente quella della Lazio. Ho vissuto la famosa annata del -9 in Serie B e l’anno successivo la vittoria del campionato. Ricordi che non si possono cancellare. Anche qui vale la questione di ricordi belli, con piazze calde, tifoserie vicine alla propria squadra, adesso come allora”.