A TU PER TU CON… ROBERTO BECCANTINI
DALLE NOVITA’ INTRODOTTE DA INFANTINO ALLA VAR, PASSANDO PER TAVECCHIO FRESCO DI RIELEZIONE, IL MITICO BECK COME SEMPRE E’ ILLUMINANTE NELLE SUE DISAMINE
Quando un argomento come il calcio è trattato con la giusta dialettica, si scoprono aspetti talmente variegati che il normale vernacolo “da bar” spesso trascura. Soprattutto per mancanza di elementi in grado di analizzare i fatti con la dovuta competenza. Purtroppo questo mettere in caciara la “più importante delle cose meno importanti” (cit. Arrigo Sacchi) è diventato uso e costume di alcuni addetti ai lavori che amano apparire piuttosto che essere.
Una chiacchierata con Roberto Beccantini sul calcio e i suoi molteplici aspetti è rigenerante, quasi disintossicante, soprattutto istruttiva (quantomeno per chi scrive).
Il calcio sta prendendo una strada innovativa, grazie alle modifiche introdotte dal neo presidente Gianni Infantino. Fra rigori nella fase a gironi, mondiale allargato e utilizzo della VAR, quali potrebbero essere i miglioramenti effettivi apportati al gioco, ed eventualmente al modo di interpretarlo?
“Pensando al mondiale allargato, è difficile che la quantità moltiplichi la qualità. In generale, si gioca troppo: urgono robuste sforbiciate ai calendari, ovunque e comunque. Capitolo VAR: è un altro passo, dopo la Goal Line Technology, ma perchè sia un passo avanti bisogna prepararle il terreno, bisogna semplificare il regolamento. Soprattutto nell’ambito del “fuorigiochicidio” e del “mani-comio”. Non ci si capisce più niente. E la VAR è fotografia non bilancia. Fissa, non pesa”.
Lei come vedrebbe, a tal proposito, l’utilizzo di una telecamera in soggettiva per arbitro e collaboratori, in stile rugby? Magari da utilizzare anche in ambito moviolistico?
“Mi pare che la VAR scavalcherà questo passaggio. Senza dimenticare, per le reti fantasma, la Goal Line Technology. Mi fermerei qui”.
Il Napoli contro il Real Madrid è uscito a testa alta dalla Champions. Alla luce delle ultime dichiarazioni di De Laurentiis, cosa manca atutto l’ambiente napoletano per fare un salto di qualità decisivo? Siamo sicuri che si tratti di questioni puramente tecniche?
“Nessun dubbio che Napoli, come Roma, sia un ambiente molto passionale, molto infiammabile. Ciò premesso, De Laurentiis deve migliorare la qualità della rosa. E tenersi stretto Maurizio Sarri”.
La casualità è logica” disse Cruijff. Come potrebbe spiegare altrimenti il 6-1 del Barcellona al PSG?
“Lo spiego con il connubio fra sacro e profano. Il sacro della storia e il profano del “miedo escenico” che intimorisce tutti, arbitro compreso. Non bisogna dimenticare che il PSG, sceicchi o non sceicchi, è nato nel 1970. E’ cronaca, dunque. Mentre il Barcellona è storia. La storia non gioca, ma scende in campo. A volte è casualità, a volte è logica. E a volte, come ricordava Johan Cruijff, la casualità può diventare logica”.
Quali modifiche apporterebbe nel calcio moderno, soprattutto in Italia?
“Riduzione drastica del mercato: niente sessione invernale, sessione estiva a Luglio, e stop. E poi: sedici squadre in Serie A, diciotto squadre in Serie B. Arbitri: ritorno al passato, con una sola “squadra” per Serie A e Serie B, senza gli steccati odierni. Sul piano disciplinare: multe salate e squalifiche pesanti per tutti i dirigenti e/o giocatori che lanciano accuse infamanti senza lo straccio di una prova. Diritti TV: accorciare il distacco tra grandi e piccole”.
Che giudizio darebbe all’operato di Tavecchio? E soprattutto le giustifica la sua rielezione.
“Voto, quattro. Non lo avrei rieletto, ma se non altro c’era un avversario, grasso che cola per i nostri standard, spesso bulgari. Non c’entra l’età, c’entra il piccolo cabotaggio che ne riga l’azione. D’altra parte, se prima Andrea Agnelli gli dichiara guerra e poi lo vota, gatta ci cova. Tavecchio è il simbolo di questa Italia: l’Italietta degli inciuci, di una classe di dirigenti senza classe”.