Eder Citadin Martins è il prototipo ideale del centravanti moderno: corre lungo tutto il terreno di gioco per novanta minuti, pressa su ogni pallone come un ossesso e segna tantissimo. Nella stagione 2015/2016, ha trascinato la Sampdoria con nove gol e tre assist in dodici partite di campionato: numeri spaventosi, certo, ma non abbastanza per scomodare addetti ai lavori ed appassionati. Eder, insomma, non gode della stima calcistica che merita solo perché parla poco e fa ciò che deve fare… un unicum del calcio moderno.
Prima era solo l’idolo del “Marassi”, oggi – almeno questo – anche di tutti quelli che nel proprio Fantacalcio lo hanno preferito ad un qualsiasi altro bomber di seconda fascia. La collocazione squisitamente teorica affibbiata all’attuale capocannoniere della Serie A, comunque, non va oltre quella di “buon giocatore” ed è un vero peccato perché Eder sta dimostrando, negli ultimi anni e non da ieri, di essere un attaccante da grandissima squadra.
Ad onor del vero, una big del nostro calcio lo aveva capito un po’ meglio di altri, ma quando l’Inter ha provato a prendere Eder sul finire di agosto è stato lo stravagante Massimo Ferrero (Aperta parentesi: il calcio italiano ha davvero bisogno di una ‘macchietta’ come lui? Chiusa parentesi) ad impedire la buona riuscita dell’affare. Poche settimane dopo il ds Carlo Osti è riuscito a blindarlo in blucerchiato fino al 2020 alzando inevitabilmente il costo del suo cartellino.
A Milano avrebbe giocato sicuramente di meno, per questo chi sorride per il fallimento della trattativa è Antonio Conte: se c’è un atleta italiano che può star tranquillo riguardo la propria convocazione a Euro2016, infatti, quello sembra essere Eder. L’oriundo (proprietario del doppio passaporto grazie al bisnonno veneto) è un punto fermo per il commissario tecnico della Nazionale azzurra e, per ora, quella che forma con Pellé resta la coppia d’attacco titolare.
All’italo-brasiliano non è mai stato regalato nulla e le oltre cento reti segnate a cavallo tra Serie A e Serie B ne sono la prova più limpida: se tutto andrà come deve, però, il blucerchiato avrà inevitabilmente gli occhi del calcio mondiale addosso in Francia e, checché se ne dica, fare bene con la maglia della Nazionale cambia tutto. Anche se non lo sta scrivendo su qualche Social Network o gridando pubblicamente, Eder starà pensando a quel momento e non vede l’ora di farsi sentire a modo suo, ovvero a suon di gol.