Che potesse essere un’Inter da scudetto, dopo un mercato da protagonista, era ipotizzabile ma immaginare dopo 5 partite una squadra così solida e già così staccata dalle concorrenti più accreditate era utopia. Le favorite d’obbligo Juve e Roma sono già a -10 e -7 ma, al di là dei freddi numeri, che dopo cinque partite hanno valenza spicciola, le due squadre di Allegri e Garcia hanno soprattutto un Everest da scalare in fatto di prestazioni e continuità. Delle rivali più o meno accreditate la prima è il Milan di Mihajlovic, che certamente non sta brillando per solidità; al momento solo la Fiorentina si sta avvicinando all’Inter per continuità, cinismo e sicurezza, pur staccata di tre punti dai nerazzurri. E proprio lo scontro diretto di domenica sera al Meazza dirà tantissimo su questa Inter che, in caso di vittoria, fa già la prima prova di “fughina” e dovrà dimostrare le proprie qualità contro una delle poche squadre che al momento sembrano al pari della banda del Mancio.
Squadra che certamente non sta brillando per qualità e spettacolo, le prestazioni sono piuttosto anonime e, anzi, sarebbero di quelle a cui aveva abituato l’Inter della scorsa (o ultime due) stagioni, con Mazzarri sulla graticola e Mancini rimandato con molte riserve. Se non fosse per il dettaglio del risultato: questo tipo di partite l’ultima Inter solitamente non le vinceva e anzi magari le perdeva, trascinata anche da un’insoddisfazione e una disillusione percepibili. Questa Inter non brilla, soffre, ma lo fa in modo razionale, cinico, spietato: galleggia, a volte trattiene il fiato e va sott’acqua, poi esce implacabile e risale fino alla riva, stancamente magari ma ci riesce sempre. Immagini perfette sono i gol che decidono il derby e l’ultima partita col Verona: nel primo caso, rischiano tantissimo su un disimpegno difettoso, Handanovic e Murillo danno per dei secondi infiniti la sensazione di essere in procinto di perdere la palla sulla pressione degli attaccanti rossoneri, in qualche modo non la buttano via, la tengono quasi con la sfrontatezza di chi sa di poter fare tutto in questo momento, ed escono dalla metà campo, avanzano qualche metro, e segnano. Contro un Hellas completamente rimaneggiato, decimato dagli infortuni ai giocatori chiave, soffrono, giocano male, sembrano prendere gol su un tiro di Sala che si stampa sul palo e una manciata di secondi dopo sono dall’altra parte del campo a festeggiare un gol di Felipe Melo.
Si dice in questi casi che la fortuna non può durare a lungo, ma la verità è che l’Inter gioca così così e vince in un campionato in cui le altre big stanno giocando così così e perdono pure. Tra tutte è una delle poche squadre ad avere già una sua identità e una sua dimensione. In più ogni vittoria dà fiducia ed entusiasmo, ingredienti fondamentali per vincere, ma non meno fondamentale è il modo in cui verranno affrontati i momenti bui che arrivano sempre nel corso della stagione. In questo momento è difficile non pensare che l’Inter sia una seria candidata allo scudetto (la più seria?), ma la Serie A ha ancora tanto da dire e chissà che il turno di domenica non ci possa già dare un indizio.