E’ crisi Juventus? L’ultima volta che la Juventus era così in basso in classifica dopo cinque partite risale alla stagione 1970/1971: allora la vittoria valeva due punti ed i bianconeri ne avevano quattro, uno in meno di oggi. La squadra campione d’Italia e vice-Campione d’Europa uscente finora ha segnato cinque reti incassandone altrettante e vede davanti a sé ben dodici squadre, molte delle quali inaspettatamente in alto in classifica (Sassuolo e Chievo in primis, ma anche la Sampdoria). La classifica è guidata dagli acerrimi rivali dell’Inter che, vincendo la quinta partita consecutiva, volano a 15 punti, addirittura con un +10 sulla Vecchia Signora.
E pensare che proprio lo scorso campionato, dopo la quinta giornata, la Juventus era prima a punteggio pieno a braccetto con la Roma. Il calendario, maleficamente, la settimana successiva mise le contendenti l’una contro l’altra allo “Stadium” ed i bianconeri vinsero, iniziando a mettere il primo mattoncino di quello che sarebbe poi stato il “muro” del quarto titolo consecutivo. La scorsa stagione, a questo punto, l’Inter aveva sette punti di distacco dai torinesi. E’ il bello del calcio, baby.
E il calendario questa volta è avverso a Chiellini e compagni, visto che sabato sera saranno di scena al “San Paolo” contro un Napoli che, nonostante il potenziale in attacco, ha appena un punto in più e mercoledì ha pareggiato 0 a 0 (che forse è peggio di un 1 a 1) contro l’altra neopromossa, il Carpi. E il match contro i partenopei, che anticipa la partita di Champions League di mercoledì sera contro il Siviglia, potrebbe diventare già uno spartiacque della stagione. A fine settembre parlare di “spartiacque” fa ridere. Eppure se la Juve non fa tre punti a Napoli, potrebbe già dire addio ai sogni di gloria.
Max Allegri non è a rischio esonero, of course, ma la piazza inizia a brontolare troppo (vedere la risposta di Bonucci in merito): la partita contro il Frosinone, ultimo in classifica e fino al 91′ di mercoledì sera in procinto di stare a zero punti dopo 450 minuti di gioco, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Come fa una squadra che ha fatto il triplete nazionale arrivando ad accarezzare la Champions essere ridotta in questo modo? L’uomo della strada direbbe che la Juventus si è indebolita dopo le partenze di Tevez, Pirlo e Vidal e che ha cambiato troppi giocatori in estate. Marotta e Paratici hanno speso sul mercato, portando a casa giocatori di valore per rimpiazzare i tre pilastri prima di Antonio Conte e poi di Allegri. Peccato che alcuni dei nuovi siano fuori per infortunio: ha aperto le “danze” Khedira (uno che ha feeling con l’infortunio) fino ad arrivare a Mandzukic e Morata, ko dopo il match (vittorioso, strano ma vero) contro il Genoa. Se il croato ne avrà per circa tre settimane, l’ex merengues dovrebbe tornare convocabile per la partita contro i Sarri boys.
Se l’infortunio in sé nel mondo del calcio è considerato un alibi, non è un alibi la scarsa vena realizzativa: il “non mettere la palla in rete” (per parlare papale papale) è il grosso problema di questa Juventus. I bianconeri tirano, tirano e tirano per segnare poco e subendo puntualmente gol. E le partite contro Udinese (che dopo la vittoria allo “Stadium” ha centrato un poker di sconfitte) e Frosinone ne sono state l’esempio lampante.
Contro i neopromossi laziali, Pogba e compagni hanno preso a pallate la porta di Leali (36 tiri totali), senza però fare il gol che avrebbe chiuso l’incontro. Ma il calcio è così spietato che al 92′, dal quinto corner ciociaro, è spuntata la testa di un giocatore nativo di Grosseto con il cognome francese (per di più tifoso della Juventus e presente a Berlino) che ha gonfiato la porta di Neto: il nome di Leonardo Blanchard turberà le notte dei difensori bianconeri per un bel po’ di tempo.
Ma proprio la difesa bianconera, una certezza dal 2011, pare molto in affanno con troppi errori di leggerezza e troppi calci d’angolo regalati (mercoledì su due corner, un palo ed un gol). Anche l’attacco pare a ora sterile: cinque gol fatti, due soli attaccanti in rete. In attesa che si “sveglino” Mandzukic e Morata.
Una cosa è certa: la Juventus quest’anno (o almeno finora) è molto sfortunata. E qua ritorna in ballo il discorso infortuni: dal ritiro pre-campionato ad oggi si contano ben dieci infortuni muscolari (Barzagli, Khedira, Chiellini, ancora Khedira ad inizio agosto, Morata il 4 agosto, la ricaduta di Marchisio, con Caceres, Mandzukic e la ricaduta di Morata nel giro di due giorni, senza contare Asamoah non arruolabile da luglio) Un po’ troppi. E Lichsteiner a causa di un malore non potrà esserci neanche lui a Napoli.
L’assenza che forse pesa di più è quella di Claudio Marchisio: il numero 8 detta i tempi ed il suo infortunio è il Problema con la P maiuscola. Il “principino” lo scorso anno è stato fondamentale ed è stato uno degli artefici dei trionfi bianconeri: pochi gol, ma grinta e palle recuperate erano la norma del suo modo di giocare. A distanza di un mese dal precedente infortunio, il giocatore è uscito nella ripresa del match contro il Genoa e dovrà stare fuori per un altro mese per un altro infortunio. Il giocatore forse sarebbe stato meglio che non avesse giocato contro il Grifone, ma uno come lui, se si può, è sempre meglio averlo in campo che fuori.
E la sfortuna di questa Juventus è anche l’avere un Paul Pogba che…non fa il Paul Pogba. E anche questo è un bel problema.
Il numero 10 juventino sembra l’ombra di se stesso, non incide mai (salvo contro il ManCity, ma lì era un altro contesto) e la scorsa stagione ogni volta che tirava in porta, o la palla entrava o era un’azione pericolosa da cui poteva nascere un gol. Finora il “polpo” ha siglato una sola rete (su rigore) ma nel complesso ha inciso molto poco, rasentando in alcune partite il “6” in pagella. E molti tifosi juventini, forse troppo abituati fin troppo bene dai trionfi contiani e del primo anno di Allegri, stanno già sbottando, sostenendo che il giocatore non è degno della maglia che indossa (nel senso del #10) e la società ha fatto male a non cedere alle lusinghe di chi lo voleva per 80-85 milioni. I tifosi hanno sempre ragione, ma alcune volte perdono il senno della ragione. A Pogba manca il guizzo, cosa che finora (salvo all’”Etihad”) non ha ancora avuto e tutti sperano che questo “guizzo” possa già arrivare sabato contro una squadra cui ha già segnato tre volte.
Dire che alla Juventus manchi un vero leader in campo non è un’eresia, ma un dato di fatto: va bene Buffon (assente mercoledì per fargli prendere fiato), ma un vero trascinatore morale (e psicologico) tra i giocatori di movimento non c’è ed un giocatore con queste caratteristiche non si può comprare nelle sessioni di calciomercato. “A.A.A cercasi leader in campo per squadra in cerca di se stessa” potrebbero pubblicare i tifosi negli annunci di un qualsiasi quotidiano.
Ma in tutta questa sfortuna (o presunta tale), anche mister Allegri ha le sue colpe. Innanzitutto a partire dal modulo: lo scorso anno difesa a quattro, ora 3-5-2, poi il 4-3-1-2 poi il 4-3-3. Va bene cambiare in base alle esigenze, ma così facendo la cosa diventa deleteria, anche perché se sceglie un modulo deve mandare in panchina giocatori che non si adattano a quel modulo. Ed i casi di Hernanes, Cuadrado. Alex Sandro e Dybala ne sono gli esempi: il “profeta” con il 4-3-3 c’entra come i cavoli a merenda, mentre con il 4-3-1-2 il brasiliano può fare vedere la sua classe in cabina di regia, mentre Cuadrado, a suo agio con il tridente, non gioca come sa mentre facendo l’esterno diventa immarcabile per chiunque. Ovviamente, un modulo a tre in mezzo non vede favorito l’ex Porto mentre facendo l’esterno “a cinque” il brasiliano avrebbe di che muoversi, mentre la joya ha difficoltà a fare il trequartista che non la seconda punta, ma sembra faticare più del previsto nel capire gli schemi di Allegri. Il tecnico dice che il giocatore è nuovo, si deve ambientare. Nonostante tutto, con due reti, l’ex Palermo è il capocannoniere juventino in campionato anche se da lui ci si aspettava qualcosa di più.
In conclusione, c’è una cosa che molti, tra gli addetti ai lavori ed i tifosi, non vogliono capire: in Champions League il girone è lungo e la squadra è partita con il piede giusto, mentre in campionato mancano ancora trentatré giornate, pari a 99 punti in palio. La Juventus non può uscire dalla lotta scudetto già a fine settembre. La strada è ancora lunga e c’è ancora tempo per ingranare.
Attenzione però che questa strada inizia ad essere leggermente in salita e la Juve ora deve iniziare a giocare da Juve sulla base del motto “vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta”. Cercando di azzerare crisi e sfortuna.