Nato in Svezia, nel 1981, a Malmo da una famiglia originaria dei balcani (il padre bosgnacco e la madre croata) la sua infanzia avventurosa è diventata materia di libri e anche di un film da poco uscito.
Il ragazzo, però, è talentuoso oltre che avventuroso e così inizia a giocare nelle giovanili del Malmo. Nel 1999 fa il suo esordio nella serie A svedese dove qualche mese dopo segnerà anche il suo primo gol. Lo sbarco nel continente è datato 2001 quando viene acquistato dall’Ajax che intravede in lui le potenzialità del fuoriclasse. In Olanda rimarrà 4 stagioni coronate da 48 gol in 110 partite. Da qui il trasferimento in Italia dove lo acquista la Juventus negli ultimi giorni di mercato. In bianconero gioca due stagioni nelle quali si mette in mostra anche agli occhi di Fabio Capello che lo preferisce spesso e volentieri a una leggenda come Alessandro Del Piero. Il biennio juventino si chiude però in maniera burrascosa con lo scoppio di calciopoli e il suo addio verso l’Inter. Qui diventa la stella della squadra prima di Mancini e poi di Mourinho (il primo anno). Qui vince 3 scudetti in 3 anni conquistando anche il titolo di capocannoniere nella stagione 2008/09 con 25 reti.
Il successivo passaggio, al Barcellona, non va come previsto e, dopo solo una stagione, se ne va via anche a causa degli screzi con Pep Guardiola con cui non è mai sbocciato un rapporto. Lo accoglie il Milan che prova proprio a spodestare l’Inter dal trono della serie A. E lo svedese è l’arma giusta per farlo: nella stagione 10/11, agli ordini di Max Allegri, i rossoneri tornano alla vittoria dello scudetto. L’anno seguente, però, nonostante un altro titolo di capocannonieri vinto, il Milan è costretto a cedere lo scettro alla Juventus di Antonio Conte. Il ragazzo, ormai campione affermato, cede alla corte del PSG volando in Francia dove in 180 partite segnerà 156 reti.
Dopo il distacco dalla Torre Eiffel, approda in Inghilterra al Manchester United che aiuterà a vincere l’Europa League. Poi tenta l’avventura in MLS, ai Los Angeles Galaxy. Proprio quando la sua carriera sembra finita, ecco il colpo di coda con il ritorno al Milan. Qui trova una squadra in crisi, con tanti giovani a cui fare da chioccia. Lo svedese però si rimbocca le maniche e fa salire il tono delle prestazioni di tutta la squadra, soprattutto nel periodo dopo il covid.
E ancora adesso, a 40 anni suonati, è uno degli attaccanti più pericolosi in circolazione, quello da non lasciare mai solo.
Stiamo parlando di Zlatan Ibrahimovic.