Mertens eroe dei tifosi del Napoli
Fare quattro gol in una partita di Serie A non è una cosa da tutti: ci sono riusciti solo diciotto giocatori finora. Dries Mertens domenica contro il Torino è stato l’ultimo a compiere un gesto così sensazionale che nella nostra massima serie mancava da Sassuolo-Milan del 12 gennaio 2014 che costò la panchina a Max Allegri: Domenico Berardi è stato l’ultimo giocatore a segnare quattro reti in novanta minuti (anzi, in quarantasette). In casa Napoli c’è da riavvolgere il nastro fino al 18 dicembre 1977 quando Beppe Savoldi segnò quattro delle cinque reti che schiantarono il malcapitato Foggia.
Come Mertens anche Mauro Icardi, “el principe” Milito, Alexis Sanchez, Cristiano Lucarelli e Alberto Gilardino nella stessa partita, Roberto Boninsegna, Christian Vieri, Marco van Basten (contro il Napoli). Ma anche Vincenzo Montella in un derby, Marco di Vaio, Marcelo Otero, il “genio” Savicevic, Gigi Casiraghi ed il “divin codino” Baggio. Ma anche “spillo” Altobelli, Pierino Prati, Gianni Rivera, Angelo Sormani, Nicola Pozzi e Silvano Mencacci fino al primo in assoluto, Kurt Hamrin.
Ma fa ancora di più notizia il fatto che il poker di Mertens è arrivato dopo il tris della partita precedente contro il Cagliari, trovandosi ora con dieci reti nella classifica marcatori. Come Higuain nella Juventus, suo ex compagno per tre stagioni. E le reti in campionato per l’attaccante di Louvain vanno ad aggiungersi a quelle messe a segno in Champions League, il che diventano quattordici, con sette assist vincenti serviti ai compagni. Quattordici reti in 1.300 minuti giocati, un gol ogni 61 minuti. Cose che neanche, in proporzione, l’Higuain scatenato della scorsa stagione era riuscito a fare, giocando più minuti dell’ex compagno di reparto.
Ora dire che Mertens sia più forte del “pipita” ne passa, fatto sta che il belga è un giocatore preciso, con un buon fiuto del gol e che si adatta a come viene messo in campo dal suo mister.
E pensare che troppo spesso l’ex PSV era poco considerato e giocava poco, sia con Benitez che con Sarri. Eppure ogni qualvolta veniva messo in campo, dal 1′ o come subentrato, non ha mai fatto rimpiangere il suo utilizzo, anche se 81 partite da titolare su centocinquantanove totali sono poche, ma i numeri sono tutti dalla sua: 48 reti segnate (un gol ogni tre partite) e trentotto assist in tre stagioni e mezzo che veste i colori dei partenopei.
Il suo ruolo è di esterno sinistro nell’attacco a tre di Sarri, insieme a Lorenzo Insigne, mentre la prima punta è un affare tra Arkadiusz Milik e Manolo Gabbiadini (al netto del ruolo, non di infortuni o di occasioni sprecate) e a destra ci pensa José Maria Calléjon. L’infortunio del polacco e la scarsa vena del bergamasco hanno reso Mertens una vera novità: il falso nueve. Le caratteristiche da real nueve non le ha, ma fa i fatti e i fatti nel calcio contano molto.
Diciamo che Mertens è uno che ci crede e si impegna come un matto: ogni volta che l’attaccante classe 1987 viene messo in campo dal 1′, fa vedere al tecnico di turno che può contare su di lui. Ed è anche grazie a lui se il Napoli sta risalendo in classifica, è pronto al sorpasso sulla Roma in classifica. Per non parlare della Nazionale belga, dove anche lì, troppo spesso (ma la concorrenza è più agguerrita), fa panchina.
Il numero 14 napoletano sta diventando indispensabile, Sarri gli sta dando fiducia e lui ripaga tecnico, squadra e tifosi con giocate sensazionali. Basta pensare al suo quarto gol contro il Torino: pallonetto preciso di destro da posizione defilata e Hart che può solo girarsi e vedere la palla entrare in rete.
Mertens è la rivincita di colui che non vede spesso campo ma di cui non si può fare a meno: dall’AGOVV all’Utrech, dal Psv al Napoli fino alla Nazionale belga. E anche con i Diavoli rossi fa panchina ma quanto entra…beh, ci siamo capiti.
Mertens fa rima con duttilità, perseveranza ed impegno costante. Ed il fatto che un ragazzo di quasi trent’anni (li compirà il prossimo 6 maggio), dalle dimensioni di un folletto stia facendo bene da prima punta (scusate, da falso nueve) non può che far fare sogni tranquilli a Sarri. Un po’ meno al presidente de Laurentiis: con un Mertens così, unito ad un Insigne che sembra aver trovato la verve e un Callejon indispensabile come un documento, Leonardo Pavoletti e Luis Muriel sono così necessari? Ovviamente l’arrivo del “Pavo” metterebbe chili e centimetri all’attacco azzurro dando ad una prima punta il ruolo di prima punta effettiva.
Il Napoli delle ultime settimane è un qualcosa di clamoroso: dalla sconfitta contro la Juventus (29 ottobre), i partenopei hanno totalizzato quattro vittorie, due pareggi con diciassette reti segnate e sei incassate. Senza contare che il Napoli ha chiuso, per la prima volta nella sua storia, al primo posto il girone di Champions grazie alla vittoria esterna sul Benfica. Ovviamente contro i portoghesi c’è stato lo zampino di Dries Mertens: assist per Callejon e sua la rete del momentaneo 0 a 2. E con questi numeri la sfida contro il Real Madrid “CR7centrico” diventa ancora più affascinante. E, perché no?, non così tanto a senso unico.
Per questo adesso il presidente De Laurentiis si trova a un bivio: a gennaio, con l’apertura del mercato, serve davvero intervenire? Ovviamente non si sa quando MIlik sarà al top e, vista la certa cessione di Gabbiadini, l’arrivo di Pavoletti potrebbe “cozzare” con la posizione di Mertens. Sicuramente spingerà il polacco in panchina, nonostante i 32 milioni di euro investiti in estate.
Ne vale la pena? Ne vale la pena smontare questo Napoli che segna intensamente (ma che incassa un po’ troppo) e che ha le carte in regola per arrivare secondo? Per rispondere a quest’ultima
Vale la pena nel caso, rimandare in panchina un Dries Mertens in questa condizione? Assolutamente no.
E quindi: finché ce n’è, w il falso nueve. Magari con un aggiustamento, meritato, dello stipendio.