Piolista o Rangnickiano? La squadra del Milan dalla parte di chi è schierata ci chiede Marco Fallisi nel suo articolo pubblicato per “La Gazzetta dello Sport” In edicola questa mattina.
Pioli e il suo seguito
L’allenatore attuale parte con qualche gol di vantaggio, visto che la coppia che ha cambiato volto all’attacco del Milan sta dalla sua parte: magari non si appunterebbero al petto una spilla col faccione di Pioli, ma Ibrahimovic e Rebic piolisti lo sono nei fatti.Tra Zlatan e il successore di Giampaolo il rapporto è stato
chiaro da subito: ognuno aveva bisogno dell’altro e la scintilla ha svegliato il Diavolo depresso post-Atalanta. La fiducia reciproca è stata il collante dell’unione: Ibra ha assicurato di reggere il ritmo partita anche
dopo una lunga pausa e pochi allenamenti a Milanello, Pioli lo ha messo in campo ed è stato ripagato alla grande. Se il Milan restasse ancora tra le sue mani, immaginare un rinnovo dello svedese non sarebbe un esercizio particolarmente complicato. Stesso discorso per Rebic: fino a dicembre Pioli ne ha fatto a meno senza rimpianti ma è stato bravo a leggerne il cambio di passo e a ridisegnare l’assetto della squadra pur di trovargli una collocazione fissa. E da
esterno sinistro nel trio alle spalle di Ibra, Rebic è esploso: 7 gol in 50 giorni e una voglia matta di trasformare il prestito dall’Eintracht in acquisto definitivo. Il croato peraltro è l’unico rossonero ad aver lavorato
anche con Rangnick, al Lipsia nel 2014-15, e non fu una pagina memorabile della carriera:
l’allora 21enne Rebic sbarcò nel club della Red Bull voluto proprio dal Professore, che faceva il d.s., ma gli infortuni e le panchine superarono le presenze (11, nessun gol) e Ante fu rispedito a Firenze.
Rilanciati
I pretoriani veri e propri sono invece strategicamente distribuiti tra difesa, centrocampo e trequarti.Dove Conti, Bennacer e Castillejo sono i fedelissimi che Pioli ha rilanciato pescando dalla panchina e ottenendo in cambio prestazioni convincenti. Se per l’algerino è stato relativamente facile – Bennacer aveva soprattutto bisogno di continuità e i problemi fisici di Biglia gli hanno spianato la strada −, le scommesse vinte a destra hanno stupito un po’ tutti: Pioli ha
ribaltato gerarchie consolidate negli anni (l’asse Calabria-Suso) e restituito al Milan due risorse che potranno tornare utili
anche a Rangnick, qualora la staffetta in panchina dovesse concretizzarsi davvero. Il lavoro di Pioli serve pure un assist al c.t. azzurro Mancini, perché un Conti tornato ai livelli pre-infortuni potrebbe pompare chilometri e cross nelle gambe della Nazionale al prossimo Europeo.
Chi aspetta Rangnick
Anche Kessie e Calhanoglu hanno mantenuto un posto da titolare con Pioli, ma una rivoluzione in panchina non li spaventa affatto e magari potrebbe allontanare le solite voci di mercato che si rincorrono ogni estate: l’ivoriano ha la fisicità per alzare il ritmo del centrocampo come piace a Rangnick e il turco è stato intercettato dai radar del tecnico tedesco già due anni fa, quando stava per trasferirsi al Lipsia e Gattuso fermò tutto. La compatibilità insomma è piuttosto alta, andrà solo rapportata alle mosse che il Professore ha in mente per rilanciare il Diavolo. Una è quasi obbligata, perché la scommessa Leao va vinta a tutti i costi. Con il futuro di Ibra in bilico, il 20enne portoghese resta la risorsa più importante da sfruttare lì davanti (anche a fronte dell’investimento fatto da Elliott, 24 milioni): il talento c’è ma va sgrezzato e disciplinato tatticamente, impresa finora non riuscita a Pioli, che ha rinunciato al progetto di farlo crescere a fianco di Zlatan.
Rangnick, che in passato ha già plasmato o scoperto attaccanti come Firmino e Mané, sarebbe chiamato a ripetersi in rossonero, con una differenza sostanziale: il Milan è tutta un’altra storia rispetto a Hoffenheim e
Salisburgo. Lo sa bene anche chi è sbarcato dal Maracanà a San Siro: Duarte ha sofferto a trovare spazio in difesa e ha perso il posto per infortunio, Paquetà alle prime difficoltà è crollato perdendo campo e sorriso.
Rangnick potrebbe farglielo ritrovare oppure bocciarlo senza appello, com’è nel suo stile: forse vale la pena provare.