Juventus-Inter, a voi due
“D’Italia” è sempre stato, per carità, ma stavolta è particolarmente “d’Italia”. La vittoria dei nerazzurri guidati da Stramaccioni e Milito nel novembre 2012 rimane un ricordo estemporaneo e sbiadito, così come sussulto senza seguito è stato il successo firmato De Boer a San Siro nel settembre 2016. Per il resto, dall’era post Triplete l’Inter non ha mai giocato ad armi pari contro la Juventus.
Derby d’Italia a tutto tondo, quindi, tra due squadre che arrivano al big match dopo aver sganciato punti esclamativi degni di nota. Se la cinquina nerazzurra contro il Chievo a San Siro fa un rumore assordante, la vittoria di misura della Juve al San Paolo è il più classico dei messaggi che una grande squadra può dare ad un campionato. Di fronte a un Napoli che va fortissimo, la banda Allegri ha saputo gestire, soffrire, ragionare, colpire e il riassunto suona più o meno così: signore e signori, tutti potete provarci e sperare ma attenzione, noi siamo la Juve e con la Juve dovete sempre fare i conti. I punti esclamativi diventerebbero due se i bianconeri dovessero battere allo Stadium anche l’Inter, si tratterebbe di un destro-sinistro puglistico che rischierebbe di mettere idealmente ko le speranze napoletane, romane, nerazzurre. Non è questione di punti – là in alto la classifica è particolarmente corta e le partite da giocare sono tantissime – ma il messaggio a tutte le pretendenti sarebbe poco equivocabile.
L’Inter, da parte sua, va a Torino a giocarsi un esame parecchio importante. Niente drammi in caso di sconfitta – solo tre mesi fa sarebbe stato impensabile vedere un’Inter andare da capolista in casa della Juve a dicembre – ma dal big match di sabato sera usciranno molto probabilmente le reali ambizioni di Spalletti e compagnia: obiettivo quarto posto in ogni caso, scudetto non impossibile in caso di vittoria.
Con qualche differenza, ovvio: solide realtà in casa bianconera, ancora sogni per ora sulla sponda nerazzurra del Naviglio. La Juve, da parte sua, nel recente passato ha dimostrato di saper reagire egregiamente alle difficoltà come capitato un paio di anni fa dopo un girone d’andata horror, mentre l’incubo dei tifosi interisti è proprio il carattere lunatico di una squadra troppo spesso protagonista di saliscendi da mal di stomaco. Non dimenticano, i tifosi dell’Inter, che Stramaccioni, Mazzarri, Mancini e perfino Pioli hanno toccato vette molto simili a quelle dove “gode” ora Luciano Spalletti, per poi colare a picco dopo capitomboli clamorosi.
Quanto alla storia, la vera novità non si chiama Mauro Icardi né Paulo Dybala, bensì risponde a tre semplici letterine, VAR, che potrebbero cambiare strutturalmente la dimensione del derby d’Italia. Dagli anni ’60 a Ronaldo-Iuliano del ’98 fino alle feroci polemiche vissute l’anno scorso nella partita di ritorno, l’asse Torino bianconera-Milano nerazzurra è un vero e proprio campo minato tra decisioni contestate e scandali arbitrali che il rettangolo immaginario disegnato con le mani da quest’anno dai direttori di gara potrebbe una volta per tutte diventare un ricordo d’altri tempi.