Montella e il Milan con l’amaro in bocca. Inter, buona la prima di Pioli ma la strada resta in salita.
La notte di San Siro ci ha regalato una stracittadina in salsa milanese ricca di emozioni e spunti. I temi che meritano un’analisi approfondita sono diversi, ma quello che più conforta, al di là dello spettacolo offerto, è la prova che Milano non ci sta più a fare da spettatrice in questo campionato.
Il Milan di Vincenzo Montella ha sfiorato un successo che, per come si è svolta la gara, poteva apparire largo ma fino a un certo punto; il “normalizzatore” Stefano Pioli, dal canto suo, sa che avrà molto da lavorare, ma la squadra dimostra di seguirlo e caratterialmente non si è squagliata, anzi, ha dato prova di volere reagire a questo inizio di stagione tormentato, dimostrando che gli 8 punti di distacco fra le due non sia uno specchio fedele della differenza di valori.
Analizziamo ora i temi più importanti che sono emersi dal derby di ieri sera:
1. Montella non cerca più il gioco attraverso il possesso palla, andando in totale controtendenza; lo si è visto fin dal principio, quando ha capito che nella sua squadra non abbondano i palleggiatori ma gente che ha una visione più verticale del campo. Il contropiede che ha prodotto il primo vantaggio di Suso, nel miglior momento dell’Inter, ha dimostrato quanto i rossoneri sappiano soffrire in fase di non possesso, prerogativa di chi crede fortemente nel proprio allenatore e nelle proprie qualità. L’Inter nella prima frazione ha giocato un calcio migliore, il Milan è stato cinico e bravo nel compattarsi, isolando Icardi e costringendo Perisic e Candreva a una miriade di traversoni a vuoto, oppure ad accentrarsi per provare il tiro da fuori. Il grande pressing esercitato sui portatori di palla di Pioli, Kondogbia e Joao Mario su tutti, è sinonimo inoltre di ottima condizione fisica.
2. Pioli dal canto suo ha subito, fin dalle prime sedute di allenamento (con una rosa dimezzata peraltro…), fatto breccia sul carattere spesso molle che l’Inter ha mostrato nelle precedenti uscite. Un dato di fatto evidenziato anche dal capitano Maurito Icardi dopo la sconfitta di Southampton. Lavorare sulla fiducia come primo step si sta rivelando la scelta giusta, dato che i piedi buoni di gran parte dei giocatori dell’Inter tali sono rimasti. Occorreva una spinta caratteriale e lo si è visto già alla prima, delicatissima, uscita. I due gol di Suso sono arrivati nel momento migliore dei nerazzurri, avrebbero potuto risultare una mazzata; ma l’Inter è riuscita a non farsi condizionare dall’inerzia particolare del match e, seppur nel finale, è riuscita a strappare il pari.
3. A livello di gioco, sono scese in campo due squadre agli antipodi. Il Milan è stato maestro nel contropiede, ma esercitato con qualità. La transizione condotta da Bonaventura che ha portato al primo gol di Suso è da insegnare nelle scuole calcio. In più i rossoneri hanno goduto di grande vicinanza fra le linee, grazie al lavoro sporco di Bacca. Il colombiano sente che Lapadula costituisce una validissima alternativa e non è un rincalzo buono per far numero; Montella più volte ha lamentato la scarsa propensione dell’ex Siviglia a coprire in fase di non possesso, ma nel derby si è visto un giocatore più in linea con i dettami del suo tecnico. La squadra si è allungata e accorciata grazie ai suoi movimenti senza palla, gli manca solo il gol ma arriverà di certo.
4. L’Inter, invece, forse del possesso palla ne ha abusato fin troppo, rallentando a volte il gioco e consentendo al Milan di chiudere ogni linea di passaggio. In particolare Kondogbia ha palesato i soliti, cronici problemi. Poche le verticalizzazioni del francese, troppo lento nel cincischiare col pallone e permettendo ai centrocampisti rossoneri, Locatelli in primis, di braccarlo costantemente chiudendogli ogni spazio. Lo stesso Joao Mario, seppur con maggior qualità, ha tenuto troppo la palla, e questo non ha permesso a Icardi di trovare i tempi giusti per dettare il passaggio.
Quello che conforta è che l’Inter ha cercato il gol con altre soluzioni che non fossero esclusivamente quelle offerte dall’argentino, ma occorre una gestione del pallone più veloce, e un movimento senza palla più produttivo.
5. Ultimo aspetto, il mercato. A Gennaio Montella godrà di un rinforzo per ruolo e questo, se risulterà funzionale, darà una dimensione migliore ad un Milan sicuramente in evoluzione, ma che con la giovanre età di gran parte dei suoi giocatori, talvolta dimostra di peccare di eccessivo entusiasmo. Logico che l’esperienza la si costruisce sul campo di partita in partita, ma l’obiettivo Champions è ampiamente alla portata di un gruppo che vuole iniziare un ciclo di successi.
Per l’Inter, le prestazioni poco incoraggianti dei terzini (Ansaldi in primis…) obbligano la società a lavorare in tal senso; ai nerazzurri è mancata copertura ma anche spinta sulle fasce, costringendo spesso Perisic e Candreva ad accentrare il loro gioco, mancando le sovrapposizioni. In più, occorre trovare una punta da alternare a Icardi, apparso un pochino spento, dopo aver tirato la carretta da solo per tre mesi. Nel derby si è visto poco anche per questo motivo.