Del Piero, Zanetti, Maldini, Totti… C’erano una volta le bandiere

Del Piero

Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Cantava così Francesco De Gregori in quella che, probabilmente, è non solo la sua canzone più conosciuta ma anche quella più legata al mondo del pallone. Una poesia dedicata ad un bambino che ha un sogno, un sogno che si realizzerà, un sogno delimitato da delle strisce di gesso e da una sfera rotonda.

Lo stesso desiderio che avevano un manipolo di ragazzi passati dal sogno alla realtà, dall’essere spettatori e tifosi a diventare capitani e bandiere per le loro squadre, simboli di intere generazioni perché certi atleti sono ammirati, o odiati sportivamente parlando, al di là della maglia che indossano.

Alessandro Del Piero, per tutti Pinturicchio dal soprannome che gli diede l’Avvocato Agnelli, è stato, e lo è tutt’ora, il simbolo bianconero per eccellenza. È vero ci sono stati, in passato, i vari Sivori, Zoff, Platini ma ciò che ha fatto l’attaccante di Conegliano è andato ben oltre i numeri che parlano di record su record macinati in oltre vent’anni di militanza juventina. Lui non ha mai abbandonato la nave, nemmeno nei momenti di burrasca, ed è rimasto solido al comando, anche in serie B, non ascoltando le sirene che, nei tempi d’oro, lo attiravano fuori dall’Italia. Mai una parola fuori posto, mai una polemica in pubblico, solo fedeltà a quei due colori di cui è stato tifoso, capitano e bandiera.

La storia di Javier Zanetti è la classica storia da film: arrivato all’Inter nel 1995 come acquisto secondario rispetto a Sebastian Rambert, detto Avioncito, che doveva essere il vero crack nerazzurro, il futuro numero 4 nerazzurro si conquistò il posto da titolare e non lo perse più per i successivi vent’anni. Difensore, centrocampista, idolo nerazzurro indiscusso, le 858 gare in maglia Inter raccontano in minima parte ciò che questo ragazzo argentino, oggi vicepresidente della Beneamata, ha realizzato con la casacca che fu di Mazzola, Corso e Bergomi. Il ritiro da parte dell’Inter del suo numero, nel maggio del 2014, simboleggia il legame che l’atleta di Buenos Aires ha con i colori nerazzurri. Ah ovviamente di Avioncito Rambert, 2 presenze e zero gol, nessuno ricorda più neanche il volto.

Una famiglia, una dinastia. Tutta dipinta a caratteri rossoneri. Paolo Maldini, figlio di Cesare già bandiera del Diavolo, in sintesi è il Milan. Probabilmente il difensore italiano più forte della storia, ed uno dei migliori di sempre a livello globale, Maldini ha iniziato a giocare in prima squadra nel 1984, a soli 16 anni, e per 25 anni ha difeso ed onorato solo una maglia. Prima da terzino sinistro e poi come centrale, il numero 3 rossonero ha alzato al cielo la bellezza di 26 trofei tra cui spiccano 7 scudetti e 5 Champions League. La Nazionale Italiana è stata l’unica altra maglia che abbia mai indossato come dimostrano le 126 presenze collezionate, di cui 74 da capitano, che gli hanno fruttato il record, tutt’ora imbattuto, di minuti giocati nei campionati Mondiali.

Amato. Idolatrato. Ma anche criticato in maniera tutt’altro che leggera. Si è scritto tutto ed il contrario di tutto in merito al ragazzo di Porta Metronia che, il prossimo 27 settembre, taglierà il traguardo delle 40 primavere. Ultimo degli indiani ancora in attività, amico, compagno di squadra, avversario di Del Piero, Zanetti e Maldini, il numero 10 della Roma sembra non sentire il peso degli anni e la velocità di ragazzi che gli sfrecciano accanto e che potrebbero essere suoi figli. Perché se la mobilità non è più quella di un tempo, la velocità di pensiero, il terzo occhio, la capacità di mandare in porta i compagni con una frazione di anticipo rispetto agli avversari è sempre la stessa. Non è dato sapere se dopo 746 partite e 300 gol con la maglia giallorossa a fine stagione deciderà di dire basta. Quello che è certo è che Francesco Totti, per tutti semplicemente il Capitano, ha segnato un’epoca, ha realizzato il sogno che aveva da bambino, passando da tifoso, a giocatore, a simbolo di un popolo intero.

Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Caratteristiche radicate dentro Alessandro, Javier, Paolo e Francesco, quattro ragazzi cresciuti con un sogno nel cassetto e ritrovatisi, di colpo, ad essere bandiere destinate a sventolare per sempre…