De Rossi: “La Roma oggi è una squadra più tecnica, c’è grande gamba. Sarà l’anno non solo di Pellegrini”

L'allenatore giallorosso parla dell'attaccante ucraino e non solo

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DANIELE DE ROSSI PENSIEROSO ( FOTO DI SALVATORE FORNELLI )

Intervenuto a Dazn per una lunga intervista, l’allenatore della Roma, Daniele De Rossi, ha parlato dei vari argomenti tra cui Pellegrini, Dovbyk e della lotta in serie A: “Le differenze con le estati da calciatori sono parecchie e sensibili. Prima venivo un paio di giorni prima della stagione e mi rimettevo in sesto con calma. Ora almeno dieci giorni prima, io però sono rimasto a Roma tutta l’estate. E devi pensare a tutto ed essere pronto, sapere che la pressione sarà tanto. Mi sento nato per fare questo lavoro, farlo dall’inizio della stagione ti fa sentire in controllo. Magari col tempo staccherò prima per fare qualche vacanza, stavolta ho fatto tutta una tirata anche per testarmi”.

De Rossi: “Dovbyk per noi sarà importante”

Questo il proseguo dell’Intervista:

Come vivevate lo spogliatoio?
“C’erano questi videogiochi, era pieno, e noi eravamo sempre dentro facendolo diventare una parte importante dei nostri pomeriggi. Il mio preferito era il calcio manageriale, d’estate rinunciavamo anche al mare, ognuno sceglieva la sua squadra. Prendevi la Roma e con il tuo nome… A me poi è capitato davvero, spero di essere più bravo di allora, quando spegnevo e riaccendevo!”.

Cos’è la Roma oggi?
“Siamo una squadra più tecnica, che tiene più palla e la perde meno facilmente, magari in fase offensiva e non in costruzione. E poi c’è grande gamba, possiamo recuperare la palla più in alto ed essere dominanti sul ritmo e sui possessi. Certo, non sempre è due più due uguale quattro… Le stesse idee le hanno le altre società. Sarà una bella sfida, il calcio va nella direzione della fisicità mischiata alla qualità e per me diventerà sempre più intenso e piacevole”.

Per Pellegrini sarà l’anno del salto di qualità?
“Non solo per Lorenzo. La mia carriera mi ha insegnato che anche a trent’anni puoi imparare a fare qualcosa che prima non facevi. L’ho accompagnato nel percorso da tifoso con qualche messaggio e chiamata, ma senza stargli addosso. A gennaio ho incontrato un capitano vero, un professionista incredibile, e ha fatto pure prestazioni importanti. Ripartiamo da là, il finale è stato un po’ in calando ma l’ho spremuto. Lui, Mancini e Cristante aiutano i più giovani come ho chiesto loro. Sono soddisfatto degli italiani, parte importante. E ci metto dentro anche El Shaarawy, più taciturno ma di riferimento”.

Come vi vedete nella lotta per l’Europa?
“Rispetto tutti, sono squadre forti. Lo stesso Bologna, che sembrava un exploit, ha preso un tecnico molto bravo e preparato come Italiano. Potrebbero anche riconfermarsi… E poi le altre. Milan e Juventus hanno fatto uno squadrone, impossibile non avere l’Inter tra le favorite. Anche la Lazio è costruita con logica e fisicità. E l’Atalanta ormai è una realtà a tutti gli effetti. Il Napoli viene da un’annataccia e lavorerà sulla qualità che con l’allenatore sulla voglia di rivalsa. E poi la Fiorentina, come sempre… Otto-nove squadre, sarà difficile tenerne almeno quattro sotto”.

Avete un Soule in più.
“Al primo campionato ha dati incredibili, se guardi è paragonabile ai suoi pari età più forti del mondo. Sui dribbling e sui passaggi chiave li ha pure superati: era facilitato da essere il più importante a Frosinone e dall’avere Di Francesco allenatore. Quando ho preparato Frosinone-Roma ai ragazzi ho detto di stargli addosso che sarebbe diventato un fenomeno. Ho parlato poi con Paredes, con lui stesso, col suo procuratore che conosco da tanti anni. E l’inserimento è stato agevolato dal fatto che sia un bel gruppo e che gli argentini facciano molto famiglia e si coccolino a vicenda. Ha la faccia pulita e gli occhi veraci, che a me piacciono. Ho conosciuto la fame che hanno e la voglia degli argentini, la stessa dimostrata in fase di scelta”.

E c’è pure Dovbyk.
“Ha alle spalle stagioni con tantissimi gol, soprattutto l’ultima in un campionato di incredibile livello come lo spagnolo, in una squadra non strutturata per arrivare così in alto. Credo sia importante, sia sul lato realizzativo, che per darci sbocco in profondità alle spalle delle difese avversarie, allungando gli altri, tenendo corti noi e facendoci respirare”.

Sangare è una vostra recente scoperta.
“Quando parlo di Buba mi viene il sorriso. Ammetto che è stata una scelta più societaria che mia, non lo conoscevo bene. È un buon giocatore, ho visto un video e pensato che in futuro sarebbe diventato importante. Poi ci lavori e capisci che questo futuro può essere un po’ più prossimo. Ha dinamismo, è incredibile, ma lo vedi che è istintivo, devi lavorarci. Però giocherà a calcio in Serie A, a occhi chiusi e senza nessun dubbio”.