Rompe il silenzio Francesca Fioretti, compagna dell’ex giocatore viola, a tre anni dalla sua morte – avvenuta il 4 marzo 2018.
La dichiarazione arriva dopo le conclusioni che sembrano emergere dalla perizia disposta dal gip Angelo Pezzuti, secondo le quali la morte di Astori non poteva essere evitata, infatti, le anomalie emerse durante la prova da sforzo potevano essere approfondite con l’holter cardiaco, ma anche in quel caso, la patologia che affliggeva Davide Astori sarebbe stata difficilmente intercettabile e la morte non poteva essere evitata. L’appuntamento in aula che vede imputato con l’accusa di omicidio colposo il professor Giorgio Galanti sarà il 4 febbraio. La Procura di Firenze, che a sua volta si è avvalsa di un’altra perizia, contesta a Galanti il rilascio di due diversi certificati di idoneità, a luglio 2016 e a luglio 2017: documenti che sarebbero stati emessi anche se nelle prove da sforzo erano state rilevate delle aritmie, tali da dover suggerire l’applicazione di un holter. Secondo due periti del tribunale, l’applicazione dell’holter poteva essere indicata, ma non avrebbe comunque garantito, vista la variabilità delle aritmie, una corretta diagnosi della cardiomiopatia aritmogena biventricolare, risultata fatale all’ex capitano della Fiorentina.
La compagna dell’ex giocatore viola si è sfogata sui social network, dicendo di voler essere presente in aula.
Le parole della compagna dell’ex calciatore
Sceglie di parlare tramite post su instagram Francesca Fioretti, che aveva scelto il silenzio dopo la morte del compagno. “In questi anni ho sempre voluto evitare dichiarazioni pubbliche sulla morte di Davide e sul processo in corso. Ho sempre confidato che l’onestà e la pulizia che Davide ha dimostrato fuori e dentro il campo avrebbero portato a risposte altrettanto oneste e pulite. E’ ancora così, ho ancora fiducia che accada. Leggo in queste ore notizie che non sarebbero dovute essere divulgate. Resto stupita da questo passo così avventato e dal fatto che venga fornita un’interpretazione parziale e contraddittoria di una perizia medica che rappresenta a ogni modo solo una di quelle di cui dispone la magistratura. Il processo in corso serve ad arrivare a una verità, che non sarà consolatoria in ogni caso: l’idea che la morte di Davide potesse essere evitata aumenta persino il dolore. Ma se esisteva anche la più piccola possibilità che avesse a disposizione un minuto in più, un’ora in più o la sua vita intera, io credo che quella possibilità dovesse essere esplorata, che lui meritasse di averla e che tutto ciò che l’ha ostacolata debba in caso venire alla luce. Per lui e per evitare che succeda di nuovo. Nutrivo molti dubbi sull’essere presente di persona alla prossima udienza, ora sento di dover essere lì, a dimostrare simbolicamente, con forza e senza rancore, che è solo in quell’aula che la verità potrà essere accertata, accettata e condivisa. Il passato e il futuro ci chiedono di essere coraggiosi”.
Le dichiarazioni dell’avvocato Mazzoli
Parla l’avvocato Alessio Mazzoli, legale di Francesca Fioretti, in vista dell’udienza del 4 febbraio del processo con rito abbreviato per la morte del calciatore: “Stiamo combattendo una battaglia perché crediamo nell’impostazione data dalla procura all’ipotesi accusatoria, e come la procura riteniamo che ci sia stata una interruzione colpevole del procedimento diagnostico. Un corretto iter diagnostico c’è, è previsto e basta applicarlo, a garanzia di tutti coloro che scendono in campo”. “Noi – aggiunge – combattiamo questa battaglia per Davide e per tutti coloro che come lui scendono in campo e si sottopongono a uno sforzo importante”.