Mondiale a 48 squadre
La notizia era nell’aria sin da quando Gianni Infantino era stato eletto, lo scorso 26 febbraio, Presidente della FIFA e da ieri è diventata ufficiale: il Campionato del Mondo di calcio, a partire dall’edizione del 2026, passerà dalle attuali 32 Nazionali a quarantotto, con un aumento di ben sedici Selezioni. Il Mondiale russo del prossimo anno e quello del Qatar del 2022 saranno gli ultimi con l’attuale format, dopodiché l’evento sportivo più seguito al Mondo diventerà extralarge.
La decisione del Consiglio della Federcalcio mondiale ha spaccato l’opinione pubblica, in quanto viene molto contestata la formula: sedici gironi da tre squadre ciascuno con le prime due classificate ammesse non agli ottavi di finale, ma ai sedicesimi. Rispetto agli attuali Mondiali, si disputerà una partita in meno nella fase a gironi ed una in più nella fase ad eliminazione diretta. La durata della manifestazione sarà sempre di trentadue giorni e le Nazionali finaliste (sia per il terzo posto che per il titolo) giocheranno al massimo sette partite, proprio come avviene ora. Gli stadi saranno sempre dodici, come oggi, e le partite passeranno, ovviamente, da 64 a ottanta.
Nella storia dei Mondiali (prima edizione, Uruguay 1930) gli allargamenti sono stati diversi: tredici squadre nella prima edizione, sedici dal 1934 al 1978, ventiquattro dal 1982 al 1994, trentadue da Francia ’98 fino a Qatar 2022.
A oggi, i gironi sono otto da quattro squadre ciascuno dove passano il turno le prime due classificate che accedono al tabellone ad eliminazione diretta dagli ottavi. Le 32 Nazionali partecipanti sono la organizzatrice, quattro asiatiche, cinque africane, tre Centro-americane, quattro sudamericane, tredici europee e le due vincitrici dei play off fra un’asiatica ed una della CONCACAF e quello fra la quinta del girone sudamericano e la vincitrice del girone dell’Oceania. A partire dal 2026 aumenteranno le squadre per ogni Federcalcio continentale, ma non si sa ancora come saranno ripartite le sedici new entry.
Infantino, svizzero di Briga di origini italiane, sin dal suo insediamento (e come campagna elettorale per diventare Presidente), ha sempre avuto in mente l’allargamento del Mondiale: all’inizio parlava di quaranta squadre mentre il torneo, fra tre edizioni, ne avrà otto in più.
Essendoci davanti ancora nove anni (e due Mondiali da disputare) si sta pensando a come passeranno ai sedicesimi le due squadre dei sedici gironi: onde evitare “biscotti”, si premierà il ranking FIFA. E la fase ad eliminazione diretta, in caso di pareggio al 90′, potrebbe vedere subito i calci di rigore a scapito dei tempi supplementari.
Il capo del calcio mondiale ha spiegato che ora molte più squadre avranno la possibilità di partecipare alla manifestazione e ciò è dovuto al fatto che il calcio sta diventando ancora più globale di quanto non lo sia già. Eppure tanti vedono tante (troppe) ragioni economiche su questa scelta dalla FIFA: si dice che il giro di soldi arriverà a 605 milioni di euro con ricavi di oltre 4 miliardi, i diritti per le pay tv arriverebbero a 480 milioni ed il marketing arriverebbe ad almeno trecentocinquanta. Insomma, mica bruscolini.
Ad Infantino sta a cuore il fatto che possano accedere al Mondiale Nazionali che non hanno mai preso parte alla manifestazione con il vantaggio che gli abitanti di quella Nazione possano seguire da protagonisti il Mondiale. Del resto l’allargamento lo abbiamo già visto la scorsa estate con l’Europeo francese, il primo a ventiquattro squadre. E abbiamo assistito alla qualificazione di quattro nuove squadre (Albania, Islanda, Galles e Irlanda del Nord) e al ritorno di una Selezione che mancava dal 1972 (Ungheria). E di queste cinque, quattro si sono qualificate agli ottavi e il Galles si è spinto fino alle semifinali, perdendo contro il Portogallo ed eliminando nei quarti il quotatissimo Belgio. Senza contare le emozioni che ha regalato l’Islanda a tutto il Continente. E l’Europeo di Francia 2016 è stato il più seguito della storia grazie anche ai miracoli sportivi di queste piccole Nazionali. Pensiamo se una piccola Nazionale, magari debuttante, partecipasse al Mondiale 2026 e attirasse su di sé l’interesse di tutto il Mondo?
Nonostante questa innovazione, sono di più le voci contrarie: dall’ECA alla Liga fino a ex calciatori come Rummenigge o al prestigioso quotidiano sportivo francese “L’equipe”. Le motivazioni di questa bocciatura sono due: troppo denaro in gioco e la riduzione della qualità delle squadre.
Se sulla prima si può essere d’accordo (anche se sappiamo che il calcio è “schiavo” del Dio denaro da tanti anni), sulla seconda si possono fare dei distinguo: il football sono decenni che non è più una cosa in favore di Europa e SudAmerica (anche se finora solo loro hanno avuto squadre vincitrici e finaliste), ma anche il calcio africano ed asiatico si stanno affermando con molto interesse, per non parlare degli Stati Uniti d’America che a partire dal 1994 (da quando hanno organizzato il primo Mondiale extra Europa-Sudamerica) ha visto un incremento dell’interesse e il soccer è molto migliorato.
Per i puristi del calcio, un altro colpo basso dopo ave visto l’assegnazione dei prossimi due Mondiali alla Russia e al Qatar, con la compagine araba che potrebbe partecipare al suo primo Mondiale solo perché lo organizza.
Ogni cambiamento nel calcio è sempre epocale e siamo sicuri che da qua al sorteggio dei gironi nel dicembre 2025 molti che ora sono scettici diventeranno pro. Perché il calcio è così: scienza non esatta ma che alla fine fa innamorare sempre tutti.
Rimane solo da scoprire quale Nazione ospiterà il Mondiale più grande di sempre.
A chi toccherà l’onore?