Da Wembley a Berlino, lo scettro cambia padrone: è ora di guardarsi allo specchio

Da stasera non siamo più Campioni d'Europa in carica: non c'è più tempo per vivere di ricordi.

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Nazionale italiana di calcio ph: Fornelli/Keypress

Spettatori, ancora una volta, ma con un trono da cedere

Giù dal trono, nell’abisso profondo. Questa è la morsa che attanaglia la Nazionale italiana dopo la vittoria di UEFA EURO 2020. La sera di Wembley la ricordiamo tutti, l’abbraccio tra Vialli e Mancini, l’innocenza dello sguardo di Donnarumma, ancora inconsapevole di quanto accaduto dopo il rigore parato, l’euforia fanciullesca di Bonucci e Chiellini, i canti, i festeggiamenti; la ricordiamo esattamente come se fossi ieri, ma ieri non è, e la realtà è ben diversa. Questa sera, dalle 21, l’Italia scenderà dal trono di campione d’Europa e dovrà fare i conti nuovamente con i propri demoni, quelli del pomeriggio di Berlino contro la Svizzera, quelli di Palermo contro la Macedonia del Nord e di San Siro con la Svezia, per provare a ricostruirsi, consapevole dell’enorme difficoltà di percorso. A Berlino, uno stadio che ci ricorda cosa siamo stati, guarderemo, con lo sguardo disincantato di chi non ha fatto nulla per tornarci, i nostri rivali nella finale di Londra tornano giocarsi nuovamente la coppa, contro gli avversari della semifinale, nella medesima competizione e nelle due Nations League. Dopo tre anni, finalmente, l’appagamento da vittoria, lo stesso che ha ci mostrato una squadra sempre disunita e mai uguale a sé stessa, è terminato. È ora di tornare alla realtà, a chiedersi cosa c’è che non va, con una rinnovata consapevolezza e i segni sulla pelle di una serie di disfatte, con l’obiettivo di non vivere da spettatori impassibili altre notti come questa. Non è più tempo di vivere di ricordi.