Da Conte a Inzaghi: così l’Inter ha cambiato volto

Inzaghi
Simone Inzaghi Ph: Fornelli/Keypress

Se c’è una cosa che nell’Inter sicuramente non è cambiata, quella è la forza per poter ambire a vincere tutto a livello nazionale. Dopo lo scudetto dello scorso anno, i nerazzurri vogliono a tutti i costi bissare il titolo. Nonostante l’addio di Antonio Conte, di Lukaku e di Hakimi, trascinatori dell’Inter per la vittoria dell’ultimo scudetto, il club, attualmente allenato da Simone Inzaghi, è in pienissima corsa per la vittoria finale. Pressione altissima anche per Conte al Tottenham, che sta lottando per tornare in Champions League. I pronostici e le quote sulla Premier League inglese non danno grandi possibilità agli Spurs in questo senso. Tornando all’Inter, il primo trofeo stagionale, la Supercoppa Italiana, è stato già messo in bacheca dopo la vittoria allo scadere dei tempi supplementari contro la Juventus. La lotta per la vittoria della Serie A è serratissima, Milan e Napoli non mollano di un centimetro e l’Inter, dopo un periodo non esattamente roseo, ha perso il vantaggio accumulato sulle inseguitrici.

Il campanello d’allarme, quando Inzaghi si è seduto sulla panchina nerazzurra, era stato attivato fin da subito. L’allenatore piacentino, ex Lazio, ha sempre ottenuto ottimi risultati, portando le sue squadre ad effettuare un mostruoso sprint iniziale. Tuttavia, ciò che è sempre stato imputato all’allenatore dell’Inter è di non esser mai riuscito ad affondare il colpo decisivo nella parte finale del campionato, caratterizzato troppo spesso da un netto calo fisico e mentale. C’è da dire che in questa parte della stagione gli impegni dell’Inter, tra campionato, Coppa Italia e Champions League, sono stati dispendiosi ai massimi livelli. Il doppio confronto contro il Liverpool negli ottavi di finale di Champions League, dal quale i nerazzurri sono usciti sconfitti a testa altissima, ha fatto perdere tantissime energie ai ragazzi di Inzaghi, che hanno sentito il peso e la fatica delle due gare anche nei match del weekend.

Anche il gioco proposto dall’allenatore nerazzurro è piuttosto dispendioso, perché richiede un intenso sforzo fisico. Nonostante il modulo sia lo stesso utilizzato anche da Conte, il 3-5-2, le differenze rispetto a ciò che abbiamo visto l’anno scorso sono evidenti. Il baricentro della squadra è molto alto e la prerogativa è quella di cercare di dominare il gioco, di tenere il più possibile il possesso del pallone. In fase di non possesso l’aggressione al portatore di palla è immediata ed organizzata, in fase di costruzione la pulizia del pallone è esemplare anche da parte dei tre centrali difensivi. Marcelo Brozovic, che aveva già un ruolo centrale nell’Inter di Conte, è ancora più protagonista. Se l’atteggiamento difensivo è più o meno simile a quello adottato dall’Inter di Conte, la fase prettamente offensiva evidenzia dei dettami tattici completamente differenti.

L’obiettivo principale dell’Inter è quello di dominare e schiacciare l’avversario, attraverso un baricentro molto più alto rispetto a quello dello scorso anno. I nerazzurri hanno una consapevolezza dei propri mezzi fuori dal comune, tanto da giocare a viso aperto a prescindere dalle caratteristiche dell’avversario. Brozovic e Calhanoglu sono provvidenziali per il gioco di Inzaghi, così come lo è la posizione molto più interna di Barella, che permette anche agli esterni di centrocampo di tagliare centralmente e di dare sempre meno punti di riferimento agli avversari.