Corsa scudetto, la Juve tenta la fuga

Marcus McGuane

LA VITTORIA NELLO SCONTRO DIRETTO DI SABATO HA CONFERMATO LA NETTA SUPREMAZIA DEI BIANCONERI IN QUESTO CAMPIONATO.

Che si sarebbe trattato di uno scontro diretto rivelatore, lo abbiamo più volte evidenziato alla vigilia, con una Roma speranzosa di dare un segnale forte a questo campionato proprio nella tana della capolista.
Che ha confermato, a scanso di equivoci, di essere una spanna (e forse anche di più…) superiore alle sue avversarie, Roma o Napoli che siano.

Con due turni d’anticipo, la Juve ha matematicamente conquistato il titolo d’inverno, che tanto platonico non è, data l’ipoteca serissima che garantisce questo risultato, una volta tirate le somme a Maggio.

Ma quello che impressiona, è la condizione fisica crescente di una squadra che non può che progredire in tal senso, a maggior ragione quando si proporranno sfide ancor più delicate da Febbraio in avanti, periodo in cui le squadre di Allegri cambiano marcia e iniziano a far aumentare i giri del motore. La Roma, juventinizzatasi nelle ultime uscite, ha perso la gara dello Stadium perchè ha snaturato sè stessa, seguendo il canovaccio che voleva la Juve. Gara tattica, fisica, sbloccata da un gran gol di Higuain e quindi indirizzata fin dalle prime battute su binari a lei più congeniali. In parole povere, la Roma ha voluto rubare in casa del ladro, e ne è uscita a mani vuote.

Quello che conforta però è il secondo tempo dei ragazzi di Spalletti, interpretato con carattere e rabbia, componenti imprescindibili per chi vuole almeno sperare di creare qualche fastidio alla capolista. Se Manolas fosse arrivato una frazione di secondo prima al momento di impattare il pallone, magari staremmo qui a raccontare un’altra storia. I giallorossi, pur sconfitti, non hanno in effetti mai dato l’impressione di essere fuori partita, tutt’altro.

Ma la fame di vittorie di una Juve mai sazia, unita alla sua straripante fisicità, hanno fatto la differenza sabato, e la faranno anche in questo campionato, dove i bianconeri hanno di fatto, classifica alla mano, tre gare di vantaggio sulle rivali (scontri diretti compresi).

Lo stesso Napoli, contro un Torino in flessione, ha mostrato il meglio e il peggio del suo repertorio. Di positivo, la condizione straripante di Maertens, che nel ruolo di punta centrale ha confermato di essere più che una soluzione estemporanea; mettiamoci anche il livello del gioco, sempre qualitativamente alto e di grande intensità. Il problema, e Sarri ha fine partita ha smoccolato non poco, riguarda la tenuta mentale della squadra, troppo disattenta quando deve gestire un vantaggio consistente. Lo si è visto in Champions nelle due partite col Benfica, e anche col Toro la difesa biancazzurra ha commesso errori di concentrazione inaccettabili per una squadra che punta a insidiare il trono della Juve. In più, se non lo sorregge il bel gioco, il Napoli spesso palesa scarsa personalità nel risolvere le partite, come già successo ad esempio contro l’Atalanta.

In soldoni, i sette e otto punti di vantaggio della Juve non dicono che il campionato sia definitivamente chiuso, ma altamente indirizzato sul medesimo sentiero delle ultime stagioni. Sulla carta, la Roma è avversario più credibile del Napoli, alla luce di queste prime 17 giornate. Ma si ha l’impressione che i bianconeri, che solitamente regalano due o tre partite l’anno al massimo, abbiano già elargito i loro bonus ad una concorrenza poco scaltra.