Coronavirus Serie A, Gravina a Rai Sport: “Il 3 aprile è troppo presto per ripartire”

Calcio FIGC
(Ph.Fornelli)

Coronavirus Serie A, Gravina a Rai Sport

Coronavirus Serie A Gravina | C’è una frase nella lunga intervista rilasciata dal presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ai microfoni della Rai che non può scivolare inascoltata e, soprattutto, inosservata. Questa: “Stiamo navigando a vista in un clima di nebbia assoluta”. Significa che dalla FIGC alla Uefa, passando per la Fifa, non si capisce dove si andrà a parare. E così, procedendo come sostiene Gravina senza un orizzonte, si esplorano soluzioni tanto fantasiose quanto inapplicabili per il mondo del calcio: un doppio campionato, l’Europeo a novembre, campionati di apertura e di clausura come in Argentina, calendari delle coppe europee.

Coronavirus Serie A Gravina

Il 3 Aprile è troppo presto

Conviene restare aggrappati a un’altra considerazione del presidente federale. Questa: “Sono convinto che il 3 aprile sia una data probabilmente troppo vicina per pensare a una ripartenza immediata di tutte le attività, non solo quelle sportive ma anche quelle economiche. Per questa ragione ho iniziato a valutare l’ipotesi di una possibile ripresa all’inizio di maggio. Ovvero tra un mese e mezzo. Ora, con tutta la buona volontà e sempre nella speranza che di qui in avanti la situazione vada migliorando e non peggiorando, risulta difficile immaginare che il mondo dello sport, e più specificamente quello del calcio, sia nella condizione di scendere in campo (a porte chiuse o porte aperte) dopo due mesi di inattività, di allenamenti in casa, di palestre virtuali, eccetera eccetera.

Il nodo dei diritti TV

Il nodo, come sempre, riporta un’agenzia di stampa firmata LaPresse sono gli interessi economici, legati in particolare ai diritti televisivi. Senza eventi sportivi, i palinsesti delle emittenti che scuciono centinaia di milioni per assicurarsi la possibilità di trasmettere le partite, sono allo stremo. E le ripercussioni ci saranno. Il calcio ha bisogno della tv, la tv ha bisogno del calcio. Un matrimonio di interessi che non può sopravvivere troppo a lungo in questa condizione, a costo di rivoluzionare tutto e tutti. In più ci sono gli interessi di marketing e i correlati delle società, quelle più grandi ormai delle vere e proprie entertainment company. Tra qualche settimana magari le nebbie si saranno diradate. Forse