Coronavirus Lazio, parla Immobile: “Il mio Scudetto la salute degli italiani”

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Coronavirus Lazio, parla Immobile

Coronavirus Lazio Immobile | Ciro Immobile, in un’intervista a cuore aperto all’edizione oggi in edicola del Corriere dello Sport, racconta la sua versione della quarantena forzata e il rammarico di un sogno quasi diventato realtà che rischia di infrangersi davanti alle ragioni superiori della lotta al Covid-19.  E’ la vita sospesa del centravanti più prolifico d’Europa, capocannoniere del campionato italiano, 27 gol realizzati in 26 giornate, 30 dall’inizio della stagione senza contarne altri 3 in maglia azzurra. «Stavamo facendo qualcosa di incredibile con la Lazio e anche dal punto di vista personale mi ero preso parecchie soddisfazioni. Cosa devo dire? Non so. Speriamo di riuscire a tornare presto in campo e di continuare il nostro cammino». Il tono è pacato, sottolinea il quotidiano sportivo romano, la voce bassa ma serena. Immobile trasmette consapevolezza, i nostri stessi timori, un senso aderente alla realtà”.

Coronavirus Lazio Immobile
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Le parole di Ciro Immobile

L’intervista parte dal rischio di aver interrotto la stagione più bella della sua carriera esiste. «Siamo lì, siamo in lotta. E’ dura perché ci sono tanti campioni in corsa per vincere questo trofeo, credo sia ancora complicata la corsa» dice in modo garbato di guardare e pesare la vita dove il calcio occupa un posto piccolissimo di fronte alle atrocità, alle terapie intensive, alle morti seminate dal coronavirus. «Ai nostri tifosi dico di restare a casa, di soffrire, come il popolo laziale sa fare e ha sempre dimostrato. Dobbiamo stringere i denti e presto ci rivedremo. Ne sono convinto, torneremo ad abbracciarci, a condividere momenti, belli o brutti che siano sportivamente, ma ne usciremo. Ora, però, dobbiamo restare a casa con le nostre famiglie e approfittarne, anche se il momento è difficile. Tante persone hanno dovuto chiudere l’attività o rischiano di perdere il lavoro per il coronavirus. Sono vicino a loro, sono preoccupato per questo e per la gente che sta lottando per la vita».

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La vita in quarantena

«Il mio primo pensiero, dopo la sveglia e la colazione, ora sono diventati i compiti di Giorgia e Michela. La sera prima o la mattina stessa arrivano dalle maestre. Devo
aiutarle a studiare. Poi mi alleno, scegliendo se farlo la mattina o il pomeriggio. A volte anche due sedute al giorno. Sto con la famiglia, guardo un film, vado alla PlayStation. Dopo
cena, la sera, qualche gioco di società. Il tempo scorre così. Un po’ lentamente».

Il campo manca come l’aria. «E’ molto difficile allenarsi a casa perché ti ritrovi da solo. Mi mancano tanto il pallone, i miei compagni di squadra, le partitine, il divertimento del nostro lavoro. Ci sentiamo tutti i giorni, non è cambiato niente, siamo vicini tra di noi e soprattutto ad alcuni nostri compagni che sono rimasti soli e non hanno le famiglie a
Roma».

(….)

L’appello finale  «La speranza è quella di pensare positivo, di vedere il futuro con gli occhi
dei bambini, sempre sorridenti e felici, anche se adesso il momento non è dei migliori.
Pensando positivo, riusciremo a superare insieme questa fase molto difficile della vita. Mando un abbraccio a tutti i tifosi della Lazio, a tutti i tifosi in generale, ai medici, ai dottori che stanno lottando per noi e con noi per sconfiggere questo male».

L’intervista completa sull’edizione cartacea del Corriere dello Sport