Coppa delle Coppe trofeo “ucciso” da Uefa e sponsor
La Coppa delle Coppe è il trofeo “ucciso” da Uefa e sponsor, sacrificato sull’altare del denaro e dello spettacolo ad ogni costo che, parere dei soloni del calcio europeo, solo i club più prestigiosi sono in grado di garantire. Eppure il fascino di certe finaliste, o semifinaliste, per così dire “naif”, che solo la seconda coppa per importanza sapeva garantire, era unico. Una coppa con un albo d’oro a forti tinte tricolori se è vero che sono proprio squadre italiane ad aprirlo e chiuderlo. La prima edizione, invero poco partecipata, datata 1960-61 venne, infatti, vinta dalla Fiorentina che battè in finale i Rangers Glasgow.
Coppa delle Coppe tutt’altro che una “coppetta”
Scorrendo i nomi delle vincitrici si capisce subito come la Coppa delle Coppe fosse tutt’altro che “una coppetta”: vuoi perché vi accedevano le vincitrici delle coppe nazionali e, negli altri paesi, non era mica come in Italia dove la “coccardina” tricolore è sempre stata vista quasi come una sorta di “premio di consolazione” stagionale. Vuoi perché, comunque, il palcoscenico europeo, a qualsiasi livello, era identificato, soprattutto dai club di alcune nazioni, come una vetrina fondamentale, oggi si direbbe un “asset” essenziale. E così la Coppa andò, tra le altre, all’Atletico Madrid, al Bayern Monaco, al Milan, al Chelsea, al Barcellona, alla Juventus, all’Ajax. Nomi da grandeur, accanto a storie particolari, che solo la Coppa delle Coppe sapeva garantire. Come la vittoria nel 1968-69, dello Slovan Bratislava, una luce apparente nel buio seguito alla repressione della Primavera di Praga: in realtà le squadre occidentali non vollero affrontare per protesta quelle del blocco sovietico, l’Uefa accoppiò quest’ultime tra di loro per far andar avanti il torneo, ma furono le stesse società d’oltrecortina a prendere cappello e a ritirarsi. O come la storia dei polacchi del Gornik Zabrze, finalisti nel 1970 dopo aver beffato in semifinale la Roma grazie alla..monetina.
L’ultimo atto
E ancora la finale tutta dell’Est dell’81 tra i georgiani (sovietici) della Dinamo Tblisi e i tedeschi est del Carl Zeiss Jena, gli scozzesi dell’Abeerden che nel 1983 battono in finale il Real Madrid con in panchina il futuro Sir Alex Ferguson, il miracolo Malines, la Sampdoria che perde con il Barcellona (corsi e ricorsi) ma l’anno successivo si prende la rivincita, il gol Nayim da centrocampo al 120° che regalò la Coppa 1995 al Saragozza in finale contro l’Arsenal. Italia protagonista, dicevamo, anche nell’ultimo atto, quello del 19 maggio 1999 quando, al Villa Park di Birmingham la Lazio di Eriksson, grazie ai gol di Vieri e Nedved, sconfisse il Maiorca di Hector Cuper. Fu quella l’ultima Coppa delle Coppe alzata al cielo del calcio europeo.