Copa America: il Cile per la ‘primera vez’, l’Argentina per la ‘quince’

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Finalmente ci siamo: questa sera alle ore 17 di Santiago del Cile (le 22 in Italia) si giocherà la finalissima della XLIV Copa America, il trofeo che decreterà la squadra più forte dell’intero panorama calcistico sudamericano. Paragonabile come importanza al nostro Campionato europeo, la partita tra i padroni di casa del Cile ed i viceCampioni del Mondo dell’Argentina sancirà anche la squadra che parteciperà alla prossima Confederations Cup che si terrà nel giugno 2017 in Russia, sede dei prossimi Campionati del Mondo di calcio che si terranno l’anno successivo.

La finale del “Estadio Nacional” vedrà di fronte la Roja e l’Albiceleste: per i cileni, si tratta della quinta finale, mentre per l’Argentina sarà il ventisettesimo atto conclusivo in quarantaquattro edizioni del trofeo, che si disputò per la prima volta novantanove anni fa proprio in Argentina. In caso di vittoria, per i ragazzi di Jorge Sampaoli si tratterebbe del primo successo (diventando, nel caso, l’ottava Nazionale vincitrice), mentre per i Tata Martino boys la conferma di essere tra le più forti squadre nazionali al Mondo e tornare ad alzare la coppa a distanza di 22 anni (e sette edizioni passate) dall’ultimo successo. Per la seconda volta le due Nazionali si incotrano in finale: la prima fu nell’edizione del 1955, con vittoria 2 a 0 albiceleste.

Arbitro dell’incontro sarà il venezuelano Wilmar Roldán.

Le due squadre sono arrivate all’ultimo atto dopo aver battuto in semifinale Perù (la Roja) e Paraguay (schiantato 6 a 1, con tre assist di Lionel Messi).

Il Cile è stato inserito nel girone A con Messico, Bolivia ed Ecuador, mentre gli argentini erano nel girone B con lo stesso Paraguay, l’Uruguay e la Giamaica. I Reggae boyz, insieme al Messico, hanno partecipato a questa Copa America in qualità di guest, Nazionale invitata in quanto facente parte di un’altra Federcalcio continentale (la Concacaf, che raggruppa le selezioni calcistiche di Nord, Centro America ed isole caraibiche). Prima partecipazione per i gialloneroverdi, mentre per il Trì si tratta della decima partecipazione al trofeo sudamericano. In totale, sono sei le squadre che hanno beneficiato finora dell’invito, insieme a Stati Uniti, Giappone, Honduras e Costa Rica. La Giamaica ha preso il posto di Giappone e Cina, che hanno declinato l’invito.

La Roja ha dalla sua i favori del pronostico, non solo perchè ha vinto meritatamente il proprio girone (vittorie con Ecuador e Bolivia, pareggio con il Messico), ma perchè non aver mai sofferto contro le avversarie nelle partite ad eliminazione diretta ed in più sta godendo di alcuni favori arbitrali. Tutto questo non deve però far credere che Vidal e compagni abbiano avuto arbitraggi a senso unico, ma è il gruppo cileno a fare la differenza, grazie ad un tecnico pragmatico e capace come Sampaoli, che ha confermato tutto il buono visto lo scorso anno in Brasile: la traversa dello stadio “Mineirão” ancora trema dopo il grande destro, al 119′, di Mauricio Pinilla nella partita contro i padroni di casa, con un Julio Cesar che dal dischetto sembrava tornato quello visto con la casacca interista. L’Argentina, da parte sua, presenta forse uno degli attacchi più forti e completi della storia albiceleste: Lionel Messi, el pipita Gonzalo Higuain, l’apache Carlos Tevez, Kun Aguero, el pocho Lavezzi: roba da 157 reti stagionali.

L’idolo di casa tra i cileni è senza dubbio Arturo Vidal. Autore di tre reti, il giocatore della Juventus è salito alla ribalta della cronaca dopo il primo incontro con l’Ecuador per l’incidente che ha visto coinvolto la sua autovettura e quella di un altro ragazzo. Notte in commissariato per il numero 8 cileno ed etilometro sopra la media. Sampaoli ha in rosa altri giocatori di talento: da Edu Vargas a Carlos Bravo, da Gary Medel a Mati Fernandez al “nino maravilla” Alexis Sanchez.

Tra gli argentini il giocatore più forte, ça va sans dire, è il capitano Lionel Messi: autore di una stagione strepitosa con la maglia del Barcellona (triplete e 58 gol segnati in 57 incontri giocati), ha siglato una sola rete in questa Coppa America, ma si è dimostrato sempre fondamentale, basti pensare che contro il Paraguay ha siglato per bentre assist, anche se ha sempre faticato in tutte le edizioni cui ha preso parte.

Insomma, si prospetta del bel calcio nello stadio della capitale cilena, che per la settima volta nella storia vedrà alzare al cielo la tanto agoniata coppa della manifestazione calcistica più antica del Mondo.

Se Cile e Argentina hanno meritato la finale, hanno deluso le aspettative Brasile, Uruguay (campione uscent) e Colombia, mentre hanno impressionato Perù e Paraguay.

I verdeoro sono stati eliminati nei quarti di finale proprio dalla Nazionale albirroja dopo i calci di rigore: sul percorso della Seleçao ha inciso la squalifica di quattro giornate di Neymar, a causa della rissa con Carlos Bacca al termine della partita contro la Colombia. Carlos Dunga, erede di Scolari dopo la disfatta mundial, ha “toppato” le convocazioni, o meglio il selezionatore di Ijuí, come il suo predecessore, si trova un Brasile lontano parente della “generazione di fenomeni” quale è sempre stata il Brasile: niente samba calcistico e posizioni in meno nel ranking FIFA.

L’Uruguay, vincitore in Argentina quattro anni fa, si è qualificata come seconda migliore terza ed è uscita per mano del Cile già nei quarti con la rete di Mauricio Isla. Come per il Brasile, la Nazionale celeste ha pagato (forse troppo) del nervosismo di alcuni suoi giocatori, Edinson Cavani su tutti. Per il “matador” del Psg hanno inciso anche la vicenda che ha visto coinvolto il padre (incidente automobilistico) e la querelle con il cileno Gonzalo Jara, che lo ha provocato per tutto l’incontro.

La Colombia, molto accreditata per la vittoria finale, aveva a disposizione una squadra forte e completa, ma ha deluso amaramente: forte in tutti i reparti, i cafeteros sono usciti nei quarti, dopo i calci di rigore, contro l’Argentina. Una selezione con in squadra gente come Radamel Falcao, Jackson Martinez, Carlos Bacca, James Rodriguez e Juan Cuadrado doveva (e poteva) fare di più.

Interessante è stato il percorso del Perù del CT Ricardo Gareca, terza quattro anni fa e per la undicesima volta nella sua storia (calcistica) a lottare per il gradino più basso del podio. Guidati in attacco da Paolo Guerrero, bomber in Argentina e con un passato in Bundesliga, la Blanquirroja è attualmente 61a nel ranking Fifa, ma la bella prova cilena le farà fare un notevole balzo in avanti.

Alla fine per il terzo posto l’hanno spuntata proprio gli Incas per 2 a 0. Decidono il match le reti di Carrillo e di Guerrero, che ora raggiunge il cileno Edu Vargas in vetta alla classifica marcatori della manifestazione con quattro reti. Come in Argentina quattro anni fa.

Non tutti ne parlano, ma anche la nostra Serie A guarderà con interesse al match di questa sera, visto che le due rose hanno ben tredici giocatori “italiani” (6 per la Roja, sette per l’Argentina) in rosa, senza contare quelli che in Italia ci hanno giocato almeno una volta, trasformando il conteggio in venti totali.

La palla pù importante ora passa a Cile e Argentina: in palio il titolo di squadra più forte del Sudamerica, terra ricca di calcio ma spesso movimentata dal punto di vista economico e politico.

Appuntamento per tutti il prossimo anno con l’edizione del centenario della Conmebol (45a Copa America) che si terrà per la prima volta lontano dal Sudametica, più precisamente negli Stati Uniti d’America.