Convocazioni Conte: poteva fare meglio, ma c’era anche di peggio

Martedì scorso il Commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, Antonio Conte, ha diramato la lista dei calciatori che parteciperanno al prossimo Campionato europeo di calcio che si disputerà in Francia dal 10 giugno al 10 luglio. Gli azzurri, inseriti nel girone E con Belgio (testa di serie), Irlanda e Svezia, debutteranno il 13 giugno allo stadio “Parc Olympique lyonnais” di Décines-Charpieu, nei pressi di Lione, contro il Belgio di Mertens e Nainggolan. I “diavoli rossi” sono tra i favoriti della vittoria finale, nonché secondi nel ranking Fifa dopo l’Argentina.

Il cammino dell’Italia verso Francia 2016 era iniziato il 23 maggio scorso con le pre-convocazioni di trenta elementi fino ad arrivare al taglio di sette giocatori per far avere all’Uefa, il massimo organismo continentale e organizzatore dell’evento, l’elenco dei “fantastici” ventitre azzurri che dovranno difendere il ruolo di vice-Campioni in carica.

Le convocazioni di Conte hanno destato molte discussioni tra gli addetti ai lavori e tra i tifosi. Innanzitutto il tecnico salentino ha fatto di necessità virtù, in quanto non ha potuto convocare né Marco Verratti né Claudio Marchisio: il numero 6 di Pescara il 16 maggio è stato operato a Dubai per curare una volta per tutta la pubalgia che lo stava affliggendo da troppi mesi, mentre il centrocampista della Juventus ha chiuso anzitempo la stagione, il 17 aprile, quando ha riportato la rottura del crociato anteriore del ginocchio sinistro nel match contro il Palermo. Se il mediano del PSG tornerà disponibile durante la preparazione estiva, il torinese tornerà (salvo altre complicazioni) solo a ottobre, mettendo in difficoltà anche la sua squadra. Mal comune mezzo gaudio, visto che per infortunio non parteciperanno all’Europeo giocatori del calibro di Anthony Kompany, Fábio Coentrão, İlkay Gündoğan, Marco Reus (assente anche in Brasile per infortunio), Danny Welbeck, Alan Dzagoev, Raphael Varane e Daniel Carvajal.

Fare le convocazioni non è mai una cosa facile e ogni elenco è sempre foriero di critiche, analisi e tutti gli italiani si trasformano magicamente in allenatori, elencando chi avrebbero convocato e chi no ai loro amici, al bar o sui social network.

Il nostro Commissario, uno che non lascia mai le cose al caso, ha riflettuto molto sulle scelte: per lui i ventitre convocati sono il meglio che il calcio italiano possa offrire in questo periodo e siamo certi che chi è stato selezionato è stato considerato più in forma di quello che è stato escluso.

Eppure questa volta (forse più delle altre volte) queste convocazioni hanno lasciato basiti tantissimi tifosi italiani. Il motivo? Semplice, molti (troppi?) dei convocati sono juventini mentre alcuni giocatori sono stati lasciati a casa nonostante abbiano disputato un ottimo campionato con le loro squadre.

Se da una parte è stato giusto premiare la squadra che ha vinto il quinto scudetto di fila e fatto consecutivamente il double (la Juventus “cederà” alla manifestazione europea dodici giocatori, il club con più giocatori impegnati, alla pari del Liverpool), il grande vespaio riguarda Giacomo Bonaventura, Leonardo Pavoletti e Jorginho lasciati a casa e Angelo Ogbonna, Stefano Sturaro ed Eder portati in Francia. Senza contare che potevano essere convocati almeno quattro giocatori del Sassuolo, autore di un campionato superlativo chiuso al sesto posto e che vedrà i modenesi giocare il terzo turno preliminare di Europa League. Per non parlare della convocazione di Thiago Motta, ritenuto un giocatore non solo in là con gli anni (34 anni il prossimo 28 agosto), molto lento per il gioco di Conte, oltre per il numero di maglia assegnatogli, la numero 10.

Come si fa a lasciare a casa il miglior giocatore del Milan di questa stagione? Come si fa a non dare una maglia al miglior marcatore italiano della Serie A appena conclusa? Perché l’italo-brasiliano del Napoli non potrebbe giocare in questa Nazionale? E perché convocare due giocatori come tanti come Ogbonna e Sturaro? Perché convocare un giocatore, per di più attaccante, quindi con il vizio del gol, che in tutto il 2016 ha segnato la miseria di una sola rete, come Eder?

Conte ha deciso così e così sarà. Del resto, il Ct non è uno sprovveduto e se ha chiamato uno piuttosto che un altro avrà avuto le sue buone ragioni. E sarebbe il top se con questi ventitre riuscisse ad alzare la “Henri Delaunay” la sera del 10 luglio allo stadio “Saint Denis”, bissando il trionfo dell’Europeo giocato in casa nel 1968.

Questa Italia viene considerata, a torto o a ragione, come la meno dotata di qualità e di quantità di tutti questi anni Duemila. A dire il vero, se paragonata all’Italia vice campione in BelgioOlanda e Campione del Mondo in Germania nel 2006 forse lo è, ma tant’é: questo offre il panorama italiano.

Il materiale in mano a Conte è, nel complesso, apprezzabile ma le altre Nazionali sono più forti o hanno qualche valore in più: il solo Zlatan Ibrahimovic, leader della Svezia che affronteremo il 17 giugno a Tolosa, questa stagione nel PSG ha segnato da solo poco meno di tutte le reti messe a segno dai cinque attaccanti convocati da Conte (Pellé, Zaza, Insigne, Eder, Immobile): 50 contro 58. E molti attacchi sono più prolifici di quello azzurro, uno su tutti quello inglese.

Sono almeno quattro i giocatori su cui Conte poteva fare uno “sforzo” e chiamare tra i ventitre: Andrea Consigli in porta, Davide Astori in difesa, Giacomo Bonaventura a centrocampo, Leonardo Pavoletti in attacco.

Il portiere del Sassuolo, classe 1987, ha raggiunto la piena maturità calcistica ed è anche grazie a lui se il Sasol è diventata la ventiquattresima squadra italiana a qualificarsi per le coppe europee. Tenuto conto che Buffon è intoccabile e che Sirigu vanta un buon curriculum (e Trapp, titolare quest’anno nel PSG, non è stato neanche convocato dalla Germania), l’estremo difensore milanese avrebbe fatto la sua bella figura prendendosi una maglia. Senza nulla togliere a Marchetti, ma il laziale in Nazionale non ha mai convinto e la Lazio quest’anno ha deluso. Consigli come terzo portiere sarebbe stato il giusto premio ad una carriera troppe volte scostante. Avrebbero avuto una chance anche Marco Sportiello della Atalanta e Antonio Mirante del Bologna.

Astori sembrava condannato all’oblio e alla “panca” perpetua, ma invece nella Fiorentina è tornato ai livelli ottimi di Cagliari. Grazie a Paulo Sousa ha conquistato sicurezza e la titolarità che nella Roma erano un miraggio. Avrebbe fatto comodo come “rincalzo” di Bonucci o Barzagli.

Rientrerebbero nel computo dei convocati anche Alessio Romagnoli, Francesco Acerbi e Lorenzo Tonelli.

“SuperJack” invece era dato per certo come convocato, senza se e senza ma. Invece Conte ha deciso il contrario. Oltre al numero 28 del Milan altri avrebbero potuto essere convocati, ma il marchigiano era da portare in Francia. Ci sarebbero almeno tre motivi validi in favore della sua convocazione: è un 1989 nel top della condizione; è uno dei migliori centrocampisti mancini della Serie A; è stato uno dei pochissimi positivi in questo Milan che per il terzo anno di fila non giocherà l’Europa, segnando sei reti e “servendo” dieci assist. Più di cosi, cosa avrebbe dovuto fare? Ed è proprio un peccato che Bonaventura non sia tra i convocati, visto che il centrocampo azzurro, già orfano di Verratti e Marchisio, è quello che ha perso più qualità.

Potevano essere convocati anche Roberto Soriano e Daniele Baselli, ma il mister ha detto “niet” come per Jorginho. E possibile che nessuno di questi sarebbe stato ad hoc per il centrocampo azzurro?

La scelta di non portare Pavoletti in Francia ha un qualcosa di assurdo. Già solo per il fatto che l’attaccante di Livorno sono tre anni che sta facendo bene e sono anni che segna a ripetizione. Quest’anno poi la convocazione sarebbe stata un premio, visto che se il Genoa si è classificato undicesimo lo deve anche alle quattrordici reti messe a segno dal suo numero 19 (su 45 totali, il 30% porta la firma di “Pavoloso”). Contro Pavoletti c’è il fatto di non aver mai giocato a livello internazionale, cosa che i cinque convocati da Conte (Pellé, Zaza, Immobile, Insigne e Eder) hanno. Poteva essere il suo momento, il giusto coronamento per un giocatore che da solo ha salvato una squadra dalla Lega Pro (il Varese, quattro reti su quattro nei play out di tre anni fa) e che ha tirato avanti da solo l’attacco del Genoa.

Anche Nicola Sansone e Domenico Berardi avrebbero meritato una chance di convocazione, ma se non è stato chiamato Pavoetti, figurarsi due che in due hanno segnato quanto Pavoletti.

Una chiosa su Thiago Motta e sull’assegnazione del suo numero di maglia, il 10. Il centrocampista nativo di São Bernardo do Campo è un ottimo centrocampista, pilastro dell’Intertripletista e di questo PSG ancora una volta campione di Francia. Il problema di fondo qual’è? La rapidità? Ok, ma Motta ha tecnica da vendere e ha molta esperienza. La convocazione ci stava, visto che comunque rientra nel novero dei talenti da esportazione (ha giocato nel Barcellona e ora è una colonna del club parigino). Il vero problema è il numero di maglia che gli è stato assegnato, quello dei fantasisti, quello dei giocatori più forti. Thiago Motta, ahinoi, non è né un fantasista né il giocatore più forte. Perché dargli quella maglia e quel peso? Quel numero, negli ultimi ventidue anni, è stato sulle spalle di Baggio, Albertini, del Piero (vice-Campione in BelgioOlanda), Totti (campione del Mondo in Germania), de Rossi, di Natale e Cassano, sia in PoloniaUcraina che in Brasile. E nella kermesse europea, indosseranno la maglia numero 10 giocatori del calibro di Aaron Ramsey, Wayne Rooney, Luka Modric, Lukas Podolski, Cesc Fàbregas, Tomáš Rosický, Arda Turan, Eden Hazard e Zlatan Ibrahimovic.

Motta era già stato convocato per il precedente Europeo, dove indossava la maglia numero 5 e non era titolare. Il numero 10 non è per tutti, ma si pensa che Conte lo abbia dato all’italo-brasiliano per premiarlo della sua esperienza e della sua abnegazione, anche se l’ex Genoa non ha avuto un grande feeling con la maglia azzurra e le malelingue (a iosa nel mondo del calcio) sostengono che sia diventato italiano in quanto non sarebbe mai stato convocato con la Seleçao.

L’Italia non parte tra le favorita, ma sarà una squadra con cui fare i conti.

In bocca al lupo, azzurri. E smentite sul campo tutte le critiche che vi sono state fatte.