Conte, cosa hai in testa?

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ConteDomenica hanno destato clamore le parole di Antonio Conte in un’intervista ai margini del raduno degli azzurri per la doppia amichevole in vista di Euro2016 contro Spagna e Germania (in programma domani alla “Dacia Arena” di Udine e martedì a Monaco di Baviera): al termine del Campionato europeo di calcio francese lascerà la panchina azzurra. A due anni dal suo arrivo sulla panchina più importante di tutto il panorama calcistico nostrano, il tecnico salentino e la Figc si separeranno.

CONTE, ADDIO PERCHE’…

Chiamato per ricostruire un movimento uscito distrutto dal Mondiale brasiliano (seconda eliminazione consecutiva al primo turno), Conte ha portato la Nazionale a qualificarsi per la rassegna continentale che di terrà in Francia dal prossimo 10 giugno e dove l’Italia si presenterà da vice-Campione uscente.

L’addio era nell’aria, in quanto il contratto tra l’ex allenatore della Juventus e la Federcalcio era in scadenza e difficilmente ci sarebbe stato un rinnovo. Il 15 marzo il Presidente federale Carlo Tavecchio ruppe gli indugi, dicendo che dopo la rassegna continentale Conte avrebbe lasciato la Nazionale.

I motivi dell’addio di Conte sono (almeno) due: la volontà di voler tornare a fare l’allenatore 24 ore su 24; la mancanza di stimoli per continuare.

Conte, da quando allena la Nazionale, si sente come in gabbia, in quanto allenare la Nazionale non è come allenare un club, perché gli azzurri durante un anno solare giocano molto meno e per lui essere il Ct della Nazionale è passato dall’essere un motivo di orgoglio ad una forzatura. La notizia che Conte sarebbe diventato il nuovo Commissario tecnico inoltre aveva, ai tempi, sollevato aspre polemiche anche per il fatto che l’allenatore classe 1969 era finito nell’inchiesta “calcioscommesse” per la quale aveva subito una squalifica di dieci mesi (poi diventati quattro) quando era allenatore della Juventus per i fatti accaduti quando allenava il Siena nella stagione 2010/2011.

Conte, nell’intervista, ha rimarcato il fatto che all’inizio si era partiti con il piede giusto per poi fare “come i gamberi”, visto che alcune promesse non sono state in seguito mantenute. Una su tutte, l’impossibilità di organizzare a febbraio gli stage di preparazione a Francia 2016.

Ed infatti un’altra polemica è il rapporto, da sempre conflittuale, tra la Nazionale ed i club, quasi infastiditi dal fatto di dover prestare i propri giocatori alla causa, visto che gli impegni azzurri tolgono alle squadre i giocatori nei momenti più importanti della stagione, riconsegnandoli a volte in condizioni fisiche precarie. Non a caso, Conte ha detto che lui e la Nazionale sono l’incudine, mentre i club sono il martello.

Basti pensare anche alla polemica scaturita dalla proposta dello stesso Conte di anticipare la finale di Coppa Italia tra Milan e Juventus del 21 maggio, visto che molti giocatori in campo in quella partita dovranno poi aggregarsi al ritiro prima di Coverciano e poi di Montpellier, la cittadina nel sud della Francia che ospiterà il quartier generale della spedizione azzurra, sperando che siano brillanti e non troppo stanchi, vista anche la precedente fine del campionato.

Conte ha accettato con entusiasmo (e chi non lo sarebbe stato al posto suo?) di diventare il Ct della Nazionale, ma ha trovato davanti a sé un muro formato dalle singole squadre e da un intero movimento che vede le convocazioni come un peso inutile e gravoso da sostenere.

Il tecnico leccese è riuscito nell’intento di portare l’Italia a vincere il suo girone e a qualificarsi per Francia 2016 grazie anche ad un gruppo forte e coeso che non ha mai perso di vista l’obiettivo. Conte, lo conosciamo, è un istintivo, uno verace, uno che vive le partite ogni momento e per lui il fatto di non allenare, di non essere sul pezzo, pesa in maniera inesorabile: dall’ultima partita di qualificazione a Francia2016 del 13 ottobre contro la Norvegia a quella che si giocherà venerdì, l’Italia non è mai più scesa in campo (come tutte le altre squadre, è da aggiungere) e dopo l’Europeo (che tutti gli italiani sperano possa finire il più avanti possibile) la prima partita di qualificazione per Russia2018 avverrà solo il 5 ottobre con la trasferta di Israele re non sono previste amichevoli nel mentre. Troppo tempo senza calcio giocato è un vero problema per un “cannibale” come Antonio Conte.

Come detto, il selezionatore pugliese è un istintivo, uno che non le manda certo a dire e questi mesi di inattività lo hanno portato a paragonarsi ad un auto in un garage: ferma, in attesa che qualcuno la faccia ripartire.

Ma dove sta la vera polemica? La risposta si chiama “Chelsea”: dopo l’Europeo, Antonio Conte approderà sulla panchina del club londinese. Non c’è ancora nero su bianco, ma quasi sicuramente Conte sarà il nuovo tecnico dei blues. Ed i tabloid sportivi inglesi hanno già fatto titoloni sul suo passaggio al club londinese con tanto di immagini nelle loro prime pagine.

Tra i vertici della Figc la notizia non è piaciuta, in quanto non è mai positivo per l’ambiente sapere di affrontare un evento importante con un Ct che ha la testa già al suo nuovo club e che potrebbe essere “distratto”. E poi perché mai nella storia della Nazionale era successa una cosa simile.

Molti invece (i tifosi soprattutto) stanno con Conte, in quanto allenare la Nazionale di questi tempi non è come allenare un club, non solo per i diversi ingaggi (in azzurro Conte ha un contratto di poco superiore ai 4 milioni di euro), ma anche gli obiettivi.

Conte quindi ha torto o ragione? La ragione sta sempre nel mezzo: Conte è uno che vive di calcio e non può allenare una squadra (in questo caso, una Selezione nazionale) per una decine di partite all’anno, ma è anche vero che il tecnico leccese ha sbagliato completamente la sua campagna comunicativa. Conte è un professionista, ma con che animo si presenterà a questo Europeo, già sapendo che dopo poche settimane andrà ad allenare un top club? Sarebbe bello se vincesse il Campionato e lasciasse da vincitore, ma i pronostici non vedono l’Italia tra le prime quattro classificate.

Conte è sempre stato un uomo solo al comando, ma anche un “self made coach”, un allenatore che si è fatto da solo, un motivatore e che può piacere e non piacere. E anche questo fa parte del gioco del calcio.

In bocca al lupo per Francia2016, mister Conte ma un in bocca al lupo maggiore merita la nostra Nazionale.