Cinque trionfi internazionali con quattro squadre diverse per Jose Mourinho
“Le finali non si giocano, le finali si vincono”.
Per qualcuno è soltanto un motto, per altri una semplice aspirazione, per molti una frase motivazionale. Per lui è un dato di fatto. Cinque finali delle coppe europee disputate, cinque vittorie! Non può essere un caso, non può dipendere dal fato o da una serie di episodi e circostanze fortuite; deve esserci dell’altro…
José Mourinho è un tecnico vincente, punta dritto l’obbiettivo e lo fissa dall’inizio alla fine, senza tregua, senza distrazione alcuna, senza remore. E’ stato così ai tempi del Porto, issato due volte sul tetto d’Europa, del Manchester, dell’Inter della famosa tripletta. Ora c’è riuscito anche con la Roma; la sua luna di miele con l’Europa continua, e non importa se l’ultima conquista venga considerata meno prestigiosa e sminuita dai suoi detrattori.
Il fascino della conquista per lui e la sua gente è lo stesso: intrigante, avvolgente, coinvolgente e spasmodico; come sempre, com’è stato in passato, come sarà in futuro se gliene sarà data di nuovo la possibilità; perché se intuirà di potercela fare, sarà fatto, ancora una volta.
Mourinho; parole e fatti del tecnico portoghese
Pochi dopo la disfatta di Bodo avrebbero pronunciato le frasi che lui ebbe il coraggio di dire apertamente, assumendosi tutte le responsabilità ma al contempo mettendo con le spalle al muro la squadra e la società, costringendo i suoi ragazzi a dare di più, i suoi dirigenti a dargli quello di cui aveva bisogno o quantomeno a provarci. Perché la vera forza di Mourinho è quella di allenare la mente dei suoi uomini, di riuscire ad instillare in loro la sua mentalità vincente. La sua risorsa più importante è quella di essere in grado di distogliere l’attenzione dai veri problemi, dalle reali difficoltà della squadra, accentrandola su di sé, creando ad arte discussioni e recriminazioni, costruendo o ingigantendo nemici, anche a costo di sembrare esageratamente lamentoso e polemico.
Non poteva lottare per lo scudetto la Roma di quest’anno e Mourinho lo sapeva bene, ma era altamente competitiva per quella nuova coppa inizialmente snobbata da tutti, ed allora il portoghese l’ha messa nel mirino, sacrificando le ultime battute del campionato sull’altare di una manifestazione neonata, che potrebbe nel tempo accrescere la propria importanza, acquisire prestigio o tornare in soffitta, in mezzo alla polvere. Intanto però lui l’ha vinta, e lo ha fatto per primo, segno tangibile ed indimenticabile della sua presenza, del suo passaggio a Roma, che i tifosi giallorossi, il “suo” popolo, si augurano prosegua a lungo, il che significherebbe, con ogni probabilità, avere altri obbiettivi da centrare, altre prede da mettere nel mirino, altre scommesse da vincere. Come quella di aver restituito il sorriso dove mancava da 14 anni, riaprendo una bacheca ormai impolverata; come quella di riportare in Italia un trofeo internazionale dopo 12 anni, dopo quella Champions League conquistata dall’Inter, l’Inter di José Mourinho…