Ciclismo, Cassani torna alla carica: “Fate pedalare l’Italia”

Ciclismo Cassani
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Ciclismo Cassani torna alla carica

“Fate pedalare l’Italia, si rinasce anche in bici”. Così il ct della nazionale italiana di ciclismo, Davide Cassani, torna a chiedere di poter ripartire con gli allenamenti individuali in bicicletta fermi da oltre un mese a causa dell’emergenza coronavirus. “Io chiedo, senza polemica, di poter tornare a pedalare dal 4 maggio, sempre mantenendo le solite precauzioni – dice il tecnico romagnolo a La Stampa -. Una semplice richiesta a chi siede nella stanza dei bottoni, perché capisca che qualunque resistenza ha un limite e che noi amanti della bicicletta l’abbiamo quasi raggiunto. Mi sembra che ci sia un’inversione di tendenza. Da giorni le persone guarite sono più dei nuovi contagiati e il peggio sembra passato. Forse per il 4 maggio si possono rivedere certe misure di prevenzione. Non chiedo nulla di straordinario, solo il minimo sindacale: poter tornare a pedalare all’aperto, da soli, senza formare gruppi né assembramenti salvo piccole eccezioni, come marito e moglie che dormendo insieme magari possono anche pedalare vicini. Chiedo troppo?”. “In tutte le cose ci vuole buonsensoprosegue Cassani-. Pedalare e in generale fare sport fa bene alla salute, è una medicina che agisce sul corpo e sulla mente, proprio ciò di cui abbiamo bisogno in questo periodo di pandemia”. Ma c’è il rischio di cadere, farsi male e gravare sui medici…“Ripeto: buonsenso. Gli ospedali non sono più al collasso come settimane fa. E anche la vita normale ha la sua importanza nell’equilibrio della gente”.

Ciclismo Cassani intervistato da La Stampa

I medici del ciclismo ammettono che la bici è contatto, vicinanza fra persone, potenziale veicolo di virus…“Infatti non ho parlato di riprendere la normale attività professionistica -sottolinea il ct azzurro di ciclismo-, che è un problema diverso e più delicato. Quando si potrà ripartire con le corse pro dovranno dircelo medici e scienziati. È un problema più delicato. Il calcio in teoria si può giocare anche a porte chiuse, mentre il ciclismo è più complicato da gestire. La logistica è diversa, i corridori sono in mezzo alla gente e passano da un hotel a un altro. Difficile isolarli”. La ministra dello sport francese Maracineanu dice che lo sport agonistico non è una priorità e mette in dubbio persino il Tour de France. “Di sicuro per ripartire serviranno protocolli sicuri, a tutela della salute di tutti, se no le corse diventeranno un rischio. Anche Dave Brailsford, manager del team Ineos di Bernal e Froome, dice che la sua squadra, la più potente del mondo, senza garanzie di sicurezza diserterà il Tour de France”. Se la Ineos non ha problemi economici, altri team rischiano di chiudere. Che fare? “Le uniche entrate vengono dagli sponsor, perché nel ciclismo non si paga il biglietto e i diritti tv non vanno alle squadre. Se non si corre, gli sponsor già in crisi in questo periodo tagliano il budget e le squadre chiudono. Il team CCC di Trentin e Van Avermaet è in gravi difficoltà, tanti altri hanno problemi di bilancio. Ma c’è un’altra cosa che mi preoccupa ancora di più”. Quale? L’attività dei ragazzi, il nostro futuro. Molti club giovanili sono sull’orlo del fallimento. Servono aiuti economici. Intanto però si potrebbe pensare di congelare questa stagione spostando in avanti di un anno tutte le fasce di età delle categorie giovanili, che resterebbero modificate anche in futuro. Così per i ragazzi questo non sarebbe un anno perso, conclude Cassani.