Panettone, io ti mangerò – Ottobre e novembre rappresentano i primi mesi di campionato e le coppe europee sono ancora alle fasi a gironi: nulla è ancora deciso e nulla è ancora perso, visto che la stagione è ancora lunga.
Ed invece questo periodo dell’anno è il più temuto da tanti allenatori (di tutte le categorie) perché foriero di esoneri. Da parte del presidente della squadra X, la strategia è questa: “ti ho dato una squadra competitiva (tutti i presidenti suppongono di dare al proprio tecnico una squadra competitiva), ti ho preso giocatori talentuosi (spesso i presidenti comprano giocatori che non c’entrano con i moduli del proprio tecnico, prendendo anche giocatori dal nome esotico che rivelano molto deludenti alla fine), perché hai fatto così pochi punti finora? Se non vinci la prossima, ti caccio”. Spesso e volentieri alla prossima partita arriva la vittoria, ma la “spada di Damocle” del presidente aleggia sempre sulla testa del povero tecnico. I presidenti sono decisionisti per natura (mettono il denaro) e decidono (appunto) quando meglio credono di sollevare il tecnico dall’incarico, prendendone un altro, se i risultati non sono quelli attesi. Pagando due persone, o anche più, per un solo ruolo.
La storia calcistica italiana è ricca di tante panchine cambiate in una singola stagione per cercare di raddrizzarla prima che sia troppo tardi: tutti ricorderanno i quattro allenatori che l’Inter ebbe durante il corso della stagione 1998/1999 (Gigi Simoni, Mircea Lucescu, Luciano Castellini, Roy Hodgson) con i nerazzurri ottavi a maggio e fuori dalle coppe europee. Massimo Moratti, nei suoi venti anni alla guida della Beneamata, ha cambiato ben diciannove allenatori. Ma se Moratti è un “mangia-allenatori”, lo sono altrettanto Massimo Cellino (27 i nomi in ventisei anni di presidenza) e, soprattutto Maurizio Zamparini.
Il caso Zamparini – Imprenditore friulano nell’ambito commerciale ed immobiliare, nel 1987 rilevò il Venezia, storica e gloriosa società con in bacheca una Coppa Italia ma allora nei bassifondi della serie C2. Dieci anni dopo, Zamparini riuscì a portarlo in serie A, dove mancava da trent’anni. Ne rimase presidente fino al 2002, dopo di che lascio la Laguna per andare a fare il presidente del Palermo, in serie B. L’anno successivo portò i rosanero in massima serie e durante il suo “mandato” gli ha fatto provare l’ebbrezza di tre quinti posti finali, di partecipare alla Coppa Uefa e di giocare una finale di Coppa Italia.
In queste due esperienze, Zamparini ha cambiato 23 tecnici a Venezia e ventidue nella città di santa Rosalia: il suo primo tecnico a Venezia fu Ferruccio Mazzola e l’ultimo a Palermo è Giuseppe Iachini, da due anni su una delle panchine più difficili del calcio italiano (ed il tecnico marchigiano è già stato minacciato di essere esonerato almeno una paio di volte quest’anno).
Serie A calma, apparente – Finora in Serie A sono saltati solo due tecnici. La prima squadra a cambiare in corso d’opera è stato il Carpi. I neopromossi modenesi alla sesta giornata hanno deciso di esonerare il tecnico Fabrizio Castori, colui che ha contribuito a portare il sodalizio carpigiano in serie A. Il mister marchigiano si era seduto sulla panchina della squadra nella città di Dorando Petri la scorsa stagione e arrivava da tante delusioni (ed esoneri) in carriera. Con i biancorossi del presidente Claudio Caliumi vinse subito il campionato di serie B lo scorso anno con quattro giornate di anticipo. Confermato a luglio, si apprestava ad allenare per la prima volta in carriera in massima serie. Il rullino di marcia non è stato esaltante: in sei partite, Gagliolo e compagni hanno racimolato solo la miseria di due punti e quattro sconfitte, di cui l’ultima fatale contro la Roma per 5 a 1 allo stadio ”Olimpico. Sei giornate sono poche per valutare una guida tecnica, anche se il Carpi era riuscito a pareggiare 2 a 2 con il Palermo e 0 a 0 con il Napoli di Sarri, segnando complessivamente sei reti ma incassandone ben quindici. Il 28 settembre la dirigenza carpigiana ha deciso di sostituirlo con Giuseppe Sannino.
Il debutto del tecnico di Ottaviano è stato da favola: vittoria casalinga contro il Torino per 2 a 1, la prima vittoria storica del sodalizio emiliano in massima da serie. Da quel momento in poi, un incubo: nelle successive cinque partite, il Carpi ha racimolato una vittoria (la prima) ed un solo pareggio, segnando appena quattro reti, incassandone il doppio.
Il presidente ed il direttore sportivo Sean Sogliano, un po’ in affanno, hanno capito che neanche con Sannino si facevano risultati ed il 3 novembre lo hanno esonerato, richiamando ancora una volta Castori, già a libro paga. Attualmente il Carpi è ultimo in classifica con soli 6 punti e la sua situazione (tecnica) è molto critica quando mancano ventisei partite alla fine del torneo.
Ancora in Emilia, ma dobbiamo spostarci nel capoluogo, è arrivato il secondo esonero: la sconfitta contro l’Inter, al “Dall’Ara”, per 0 a 1 ha causato l’esonero di Delio Rossi. Il tecnico riminese ha portato il Bologna in A dopo un anno di purgatorio in cadetteria, dove aveva già sostituito, il 4 maggio, Diego Lopez. Il Bologna, con forza ma anche grazie ad una buona dose di fortuna, ha vinto i play off promozione contro il Pescara ed era tornato carico di entusiasmo, e di voglia di far bene, in Serie A.
Il cammino del Bologna fino all’esonero di Rossi è stato deludente, con due vittorie ed otto sconfitte: i tre punti sono arrivati contro il Frosinone alla quarta giornata e contro il Carpi alla nona. In dieci partite, il Bologna ha realizzato sei reti incassandone diciotto. La dirigenza felsinea ha chiamato, in sua sostituzione, Roberto Donadoni. Il tecnico bergamasco era libero dopo la fallimentare (ma non per colpa sua) scorsa stagione con il Parma e alla prima partita sulla panchina, il Bologna ha battuto l’Atalanta con un secco 3 a 0, con le reti di due dei giocatori più attesi e che fino a quel momento avevano deluso le aspettative Emanuele Giaccherini e Mattia Destro. Una rondine non fa primavera, ma a Bologna sono già a buon punto. Il Bologna ora è diciottesimo con nove punti.
In massima serie, da qua a fine anno (per non dire fino a maggio); qualche altra panchina salterà: si fanno i nomi di Iachini ed Andrea Mandorlini, ma anche Stefano Colantuono e Roberto Stellone navigano a vista. Siti di scommesse hanno deciso di puntare anche su esoneri eccellenti (da Allegri a Mihajilovic a Sarri). L’obiettivo di tutti i tecnici (di tutte le serie calcistiche). Ciò che conta ora per qualsiasi allenatore è arrivare a mangiare il tanto agognato panettone. E non mangiarlo la domenica sera sul proprio divano guardando in televisione il sostituto vincere e fare bene.
“Cinquina” sulla ruota della Serie B– Anche la cadetteria ha visto alcuni cambi in panchina: Ternana, Pro Vercelli, Ascoli, Como e Latina hanno cambiato tecnico e tanti altri sono in stand by in attesa di risultati migliori.
A Terni, dopo undici giornate, sono già al terzo allenatore: la Ternana ora è affidata a Roberto Breda, arrivato nella città umbra alla sesta giornata al posto dell’interim di Stefano Avincola, che aveva preso il posto del dimissionario Domenico Toscano.
Il tecnico reggino, già sulla panca delle “fere” due anni fa e con le quali aveva conquistato una la promozione in serie B, era tornato questa estate dopo la promozione in cadetteria del Novara ed aveva accettato la sfida di un ritorno in Umbria. Peccato che alla quarta giornata, dopo un pareggio (contro il Cagliari alla seconda giornata in pieno recupero) e tre sconfitte (Trapani e Modena in casa, Livorno fuori), il mister classe 1971 si sia dimesso per incomprensioni con la dirigenza, rinunciando anche all’ingaggio. Al suo posto fu chiamato l’allenatore della Primavera, Stefano Avincola giusto il tempo di trovare il nuovo allenatore. Dopo la sconfitta contro la Salernitana, la dirigenza ternana ha annunciato Breda. Con l’allenatore trevigiano, la Ternana si è leggermente ripresa: tre vittorie (subito al primo colpo con il Novara, contro il Bari e contro l’ex squadra di Breda, il Latina). I rossoverdi ora hanno dieci punti in classifica e sono terzultimi.
Dopo l’Umbria, alla settima giornata, è toccato al Piemonte annunciare un altro esonero: Cristiano Scazzola, dopo il derby perso contro il Novara, è stato sollevato dall’incarico di allenatore della Pro Vercelli. Con le bianche casacche, Scazzola ha scritto le pagine più belle degli ultimi anni bui della squadra capace di vincere sette scudetti. Arrivato in riva al Sesia nel 2013 con la squadra in Lega Pro dopo la retrocessione dalla B (dove mancava da sessantaquattro anni), la “Pro” ha vinto i play off contro il Sud Tirol ed è tornata in cadetteria, dove la scorsa stagione si era salvata con ampio margine. Il nuovo campionato non è partito in maniera confortante: in sette partite, la Pro Vercelli ha racimolato solo cinque nelle prime tre partite ma a far saltare la panchina al tecnico ligure sono state le successive quattro sconfitte consecutive con Brescia, Crotone, Entella e Novara. Dopo lo 0 a1 del “Piola” contro l’altro sodalizio piemontese, la dirigenza vercellese ha affidato la panchina a Claudio Foscarini, l’eterno tecnico del Cittadella (dieci anni alla guida della prima squadra e tre con le giovanili). Con Foscarini è arrivata subito una vittoria (contro il Vicenza), ma poi due sconfitte consecutive e la vittoria di Ascoli, sabato scorso, grazie ad un autorete. La Pro Vercelli è ora diciottesima con undici punti.
La sconfitta contro la Pro Vercelli ha fatto saltare invece la panchina dell’Ascoli: il 4 novembre Mario Petrone è stato esonerato ed al suo posto la dirigenza marchigiana ha chiamato Devis Mangia.
Mario Petrone ha lasciato il sodalizio bianconero dopo una sola stagione “ed un pezzo”. L’Ascoli lo scorso anno disputò la Lega Pro, arrivando seconda nel girone B e perdendo contro la Reggiana nei play off. Il “picchio” è stato poi ripescato in serie B al posto del Teramo.
Il ritorno è stato negativo finora: dieci punti, dieci reti fatte e quattordici subite hanno portato al cambio in panchina.
La carriera di Mangia è ricca di esoneri (Palermo, Spezia e Bari), ma la sua esperienza più positiva è stata la finale con la Under 21 nazionale sconfitta in finale nell’Europeo israeliano di categoria nel 2013 contro la Spagna. Mangia ha dalla sua la cabala: alla prima partita, non ha mai perso.
Alla undicesima giornata sono saltate anche le panchina di Como e Latina: visti i risultati scadenti, Carlo Sabatini e Mark Iuliano sono stati sostituiti da Gianluca Festa e da Mario Somma.
Se la panchina di Iuliano è stata da sempre traballante, l’esonero di Sabatini è stato inatteso, visto che ha portato il Como in serie B lo scorso giugno dopo la vittoria nei play off agguantati all’ultima giornata e vinti contro il Bassano Vitus, riportando la cadetteria in riva al Lago dopo tredici anni di attesa.
I risultati dei lacuali a oggi sono pessimi, però: ultimo posto in classifica, una sola vittoria (in casa del Novara alla sesta), quattro pareggi e sei sconfitte. Al suo posto è stato chiamato l’ex difensore di Cagliari e Inter, Gianluca Festa, con un passato, salvo la parentesi Lumezzane due anni fa, sempre alla guida del Casteddu, prima come giovanili e poi come prima squadra.
Il Latina invece, dopo l’exploit delle stagione 2013/2014 che da neopromossa in B si spinse fino alla finale play off per la promozione in A, ha vivacchiato in serie B e lo scorso gennaio è stato chiamato l’ex difensore della Juventus a sostituire Roberto Breda, conducendo i pontini alla salvezza. Ma il feeling con la dirigenza laziale non è mai decollato e dopo undici giornate (e tredici punti) si è deciso di sollevarlo, lasciando spazio all’esperto tecnico Mario Somma, che ha in bacheca un campionato di C1 con l’Arezzo ed uno di B con l’Empoli, ma in carriera, anche lui, non è stato immune agli esoneri.
Vivacità in Lega Pro – Nel frattempo, in Lega Pro sono saltate quattro panchine nel girone A, tre nel B e quattro nel C: Alessandria (Gregucci per Scienza dalla quinta giornata), FeralpiSalò (Diana per Serena dalla decima), Cremonese (Javorcic per Maspero dalla nona) e Pro Patria (Oliva fino alla quinta, Mastropasqua dalla sesta alla settima, Pala dall’ottava); Lucchese (Lopez per Baldini dalla nona), Lupa Roma (Maurizi per Cucciari dalla decima), Rimini (Oscar Brevi per Pane dall’ottava); Catanzaro (Erra per d’Urso dalla nona), JuveStabia (Zavattieri per Ciullo dalla settima), Lecce (Braglia per Asta dalla settima) e Matera (Padalino per Dionigi dalla sesta).
Una riflessione – In base ai contratti firmati, un tecnico esonerato percepisce comunque lo stipendio fino alla scadenza del contratto ed una volta sollevato non può allenare un’altra squadra durante la stagione in corso, ma potrebbe farlo a partire da quella successiva. Dal 1° luglio, quindi, è libero di farsi cercare da un’altra squadra oppure godersi ancora la “vacanza” o chiedere la rescissione contrattuale.
Per molti, magari ex calciatori, allenare è la realizzazione di un sogno, anche solo avere in gestione i “pulcini”. Il problema di tanti tecnici è la loro fossilizzazione su uno specifico modulo e cambiarlo in corso d’opera a volte può essere deleterio o portare fortuna (nel calcio difficilmente ci sono le mezze misure). L’esonero fa parte della carriera di tutti gli allenatori: è difficile trovare mister (dalla serie A alle serie dilettantistiche, in Italia e nel Mondo) che non siano mai stati esonerati almeno una volta nel corso della loro carriera. Visto che non si possono “sollevare” i singoli calciatori, sono il tecnico ed il suo staff a pagare per tutti.
La voglia di vincere lo scudetto, come l’andare in Europa o come l’essere promossi o il non retrocedere (in qualsiasi categoria) può far perdere la testa ad un presidente. E per questa ragione capita che in una stagione possano esserco oltre i due cambi in panchina.
L’Italia è il Paese dove si esonera di più ed il cambio spesso non produce miglioramenti, anzi facendo peggiorare ancora di più le cose, costringendo la società a tornare sui propri passi richiamando il primo tecnico cacciato.
Tante volte una scossa a livello psicologico può fare la differenza, pur nella consapevolezza che non si possono far miracoli. E poi capitano quelle stagioni scalognate (il calcio è fatto di alti e bassi, anche ad alti livelli).
L’allenatore che viene esonerato dovrebbe essere consapevole degli errori commessi, ma non tutti fanno un mea culpa e spesso gli esoneri sono diversi li uni dagli altri.
Non appena un tecnico riceve dal suo direttore sportivo la comunicazione dove gli si dice che non è più l’allenatore (la prassi è questa), deve rispondere a tante domande “intime”: dal dove ha sbagliato al fatto se la società non abbia capito le sue scelte; dal fatto se i giocatori erano adeguati alla situazione (un grossissimo problema per un allenatore) al perché l’attacco non segni e perché ogni tiro in porta era un gol avversario; dal fatto se lo spogliatoio era con lui e se ha valorizzato i giovani a sua disposizione. Un mister che sa rispondere a queste domande introspettive è maturo per tornare a rimettersi in pista.
L’esonero è un problema, ma non è un dramma. Diciamo che è paragonabile (con le debite proporzioni) alla bocciatura ad un esame: non lo si passa questa volta, lo si passerà alla prossima. Ergo, quella non era la squadra per te e con la prossima andrà sicuramente meglio.
Aveva ragione Eduardo de Filippo nel dire che “gli esami non finiscono mai”. Non si sa però se l’attore napoletano avesse mai fatto l’allenatore in vita sua.