E’ arrivata contro ogni pronostico la vittoria dell’Italia in casa della Francia al Parco dei Principi. In una partita difficilissima, per differenza tecnica e fisica, aggravata anche dal gol subito dopo appena 14 secondi di gioco. L’Italia inizia un po’ impaurita, quasi sentendo addosso ancora le scorie della campagna europea deludente e deprimente di fine giugno. Scorie che Spalletti aveva provato ad allontanare già nella conferenza pre-partita, assumendosi le responsabilità di un lavoro svolto mettendo addosso troppa pressione sui calciatori. Ma ieri qualcosa di diverso in campo si è visto. Anzi, più di qualcosa.
Francia-Italia segna l’inizio di un nuovo corso, con svariati elementi nuovi inseriti nel gruppo, diverse idee tattiche e soprattutto una convinzione maggiore, una sicurezza tecnico-tattica importante, non scalfita nemmeno da quell’inizio che poteva tagliare le gambe a chiunque, in casa della nazionale più tecnica al mondo. L’Italia ha un po’ sbandato nei primi 10 minuti, ma poi si è ritrovata nei propri principi, nelle proprie idee, arrivando costantemente nella metà campo francese con la possibilità di offendere già nel primo tempo. La traversa colpita di testa da Frattesi a conclusione di una splendida azione corale nata da un cambio di gioco da quinto a quinto, poi subito dopo lo splendido gol di Dimarco, ancora una volta nato da un cambio gioco a disorientare la difesa della Francia, hanno chiarito subito le differenze con la spedizione europea: la squadra c’é, è messa bene in campo e si diverte giocando. E quando ti diverti poi le giocate vengono fuori, e il tocco di Tonali, di tacco al volo, per Dimarco, così come la conclusione volante all’incrocio dei pali, ne sono la dimostrazione. Un gol di rara bellezza, un gol di classe, un gol degno del genio calcistico italiano e del nostro stile.
Nel secondo tempo il risultato è in parità e la Francia prova a spingere con le sue armi, le giocate individuali e l’esalazione dei singoli, ma la gabbia difensiva azzurra non lascia spazio né a Mbappe, né a Barcola, né al neo-entrato Dembelé. L’Italia c’é, alla sua maniera, compatta e arcigna, convinta e unita. E riparte con cattiveria, grazie alle qualità importantissime di Tonali e Frattesi, spine nel fianco costanti per il centrocampo e la difesa blues. E proprio Frattesi ruba la palla a centrocampo e la affida a Raspadori, per poi andare a cercare lo spazio in area; Retegui si allarga per liberarlo quello spazio, Raspadori lo serve, e con tre passaggi si va in porta: assist perfetto di Retegui per Frattesi che da pochi metri deve solo toccarla in estirada per beffare Maignan. E’ 1-2 Italia, è un risultato più che meritato. Da quel momento la Francia entra in confusione e impatta a più riprese sul muro azzurro, l’Italia riparte anche grazie ai cambi di Spalletti che danno freschezza, e proprio Udogie entrato da poco confeziona l’assist per il 3-1 siglato Raspadori. E’ delirio Italia, che controlla poi il risultato con calma e ordine e porta a casa i tre punti in Nations League.
Cosa ci racconta Francia-Italia: un punto di partenza che fa ben sperare
Forse Spalletti davvero aveva avuto troppo poco tempo, essendo subentrato a stagione in corso, per lavorare con i suoi ragazzi. Forse qualche scelta nelle convocazioni era stata sbagliata, vedendo ad esempio la prestazione di ieri di Ricci al centro del centrocampo a dettare i tempi con qualità e personalità importantissime. Forse l’ansia del risultato ha messo pressione in primis al tecnico, e poi ai giocatori, che non sono riusciti a trovare soluzioni in campo, divertimento, intesa. Quello di ieri è un nuovo inizio, è la prima vera partita della Nazionale spallettiana, la prima partita in cui i principi del maestro di Certaldo sono venuti fuori: intensità in fase di possesso, ricerca costante di dinamiche associative, sfruttamento continuo delle corsie laterali, inserimenti dei centrocampisti. E poi alcuni interpreti, tornati in forma o rientrati da un lungo periodo di stop: è il caso di Tonali, che ieri ha incantato tutta Italia con la sua forza fisica e la sua qualità abbinata, la sua convinzione e la sua voglia di lottare su ogni pallone fino all’ultimo minuto a disposizione.
La nuova Italia di Spalletti nasce sotto un buona stella, all’ombra della Tour Eiffel, e ora l’obiettivo è solo quello di migliorare partita dopo partita. Perché la qualità non manca, come si è visto, soprattutto nel reparto difensivo e di centrocampo; perché davanti si possono trovare soluzioni associative senza necessariamente dover delegare le azioni alla qualità del singolo; perché lo spirito è finalmente quello giusto. E’ così che vogliamo vedere l’Italia in campo, a prescindere dal risultato, a prescindere dalla qualità: una squadra che lotta, si aiuta, ci crede, non molla, e osa. Perché la creatività è la nostra essenza, il genio da noi è di casa, la tattica l’abbiamo inventata noi, e questo ci basta. Avanti così Azzurri, a riprenderci quel mondiale che manca ormai da troppi, troppi anni.