Cessione Roma Friedkin perde soci
Lo scorso 6 marzo prima che la pandemia del Covid-19 mettesse in ginocchio il pianeta l’As Roma era stata ceduta da James Pallotta al magnate texano Dan Friedkin per una cifra complessiva di 720 milioni di euro. Mancavano solo le firme sull’atto finale e la comunicazione ufficiale alla Borsa Italiana. Due mesi dopo il mondo che si palesa davanti ai nostri occhi è completamente cambiato. Soprattutto a livello economico. L’affare, come da stessa ammissione del club giallorosso nella relazione finanziaria dello scorso 29 aprile, è stato “rallentato dal Covid-19, ma i contatti sono ancora in corso”. Da aggiungere che in corso d’opera il potenziale acquirente ha perso alcuni dei soci di minoranza imbarcati nella trattativa.
Cessione Roma Friedkin prepara l’ultima offerta
Sull’affare ormai si addensano nuvole pesanti ma la partita non è ancora chiusa. Nonostante il presidente della Roma James Pallotta, stia preparando un Piano B in grado di coprire la pesante perdita di esercizio, filtrano voci di una nuova offerta in arrivo da parte di Friedkin. Lo rivela, con dovizia di particolari l’edizione online de “Il Romanista”. La cifra a cui pensa il magnate USA si aggira intorno ai 400 milioni di euro, circa il 55% della prima offerta. Da rilevare che nel recente studio sui danni del coronavirus sui bilanci delle società di calcio la Roma ha perso il 25% del valore del parco giocatori passando da 452 a 339 milioni. Pallotta, sempre secondo il giornale sportivo di Roma, sarebbe orientato a muoversi sul cosiddetto meccanismo finanziario dello stop loss, ossia basta perdite.
Stop Loss
In sostanza si tratterebbe di accettare di vendere, e non svendere, il bene. Rinunciare al break even che, in caso di cessione della Roma, sarebbe attestato su 640 milioni di euro. Nessun utile ma al tempo stesso perdite limitate. Pallotta in realtà ha fissato la nuova asticella per cedere la Roma a 520 milioni di euro e probabilmente faticherebbe ad accettare un’offerta di 400. Ma la nuova offerta di Friedkin riaprirebbe la trattativa. Il ragionamento è semplice. Entro il 30 giugno Pallotta e soci devono “pompare” nelle casse del club giallorosso almeno 130 milioni di euro, per poi ripartire, con un nuovo esercizio finanziario già gravato di quattro mesi di stipendi spalmati grazie all’accordo con i calciatori, e di minori incassi dovuti all’emergenza coronavirus. Vale la pena continuare a perdere denaro? Non sarebbe più conveniente registrare subito una perdita secca e chiudere la pratica? Ai posteri l’ardua sentenza. La palla adesso passa a Pallotta.