Cessione Roma Friedkin in corsa
La missione che i soci di James Pallotta hanno affidato all’attuale patron dei giallorossi è netta e chiara: vendere la Roma entro agosto. I motivi sono evidenti. Dopo 9 anni di proprietà made in Usa il bilancio della squadra della Capitale è in chiaroscuro. Da un lato ha risalito la china dal fallimento tecnico in cui versava alla fine dell’era di Rosella Sensi, ha guadagnato un posto stabile tra i primi 20 club UEFA, ora è al 16° posto, è salita sul podio della Champions League e si è qualificata 6 volte su 9 alla massima competizione europea. Dall’altro lato non è riuscita a mettere nemmeno un trofeo in bacheca aggiungendo che la macchina societaria si è ingrossata a dismisura fino all’attuale clamoroso rosso di bilancio. Su tutto la mortifera aura della vicenda stadio di Tor di Valle che, nonostante i diritti acquisiti da due conferenze di servizio non negative e da due delibere di pubblico interesse del Comune di Roma, ancora non vede luce. La Roma, come scrivono alcune fonti poco informate, non rischia il fallimento ne, tanto meno, di non iscriversi alla Serie A ma per i soci di Pallotta la misura è colma.
Cessione Roma Friedkin torna alla carica
La Società in realtà il 6 marzo stava per essere venduta ad una cifra vicina ai 720 milioni di euro con tanto di comunicato da fornire alla Borsa Italiana pronto per essere reso pubblico. Poi è arrivato il lockdown con tutto ciò che ne consegue. Da allora Friedkin e Pallotta non hanno mai chiuso la porta alla trattativa anche se l’ultima offerta conosciuta è di circa il 20% inferiore alle attese. Oggi rimbalzano novità e rimbalzano dalla fonte più efficace che possa esistere, Alessandro Austini de “Il Tempo”, il primo, in coppia con Filippo Biafora a rendere pubblica la trattativa.
L’indiscrezione de Il Tempo
“La cessione del club entra nel vivo – scrive Austini – il gruppo Friedkin, affiancato da alcuni fondi d’investimento, torna in gioco e parte da una posizione di vantaggio quantomeno temporale, ma il patron giallorosso spera che si possa aprire un’asta. Aspettando, magari, un’offerta da un fondo del Kuwait che avrebbe manifestato interesse”. “A Boston – prosegue Austini nell’edizione de “Il Tempo” oggi in edicola – è stata aperta la «dataroom» con le chiavi di accesso per tutti i soggetti interessati a studiare i documenti della galassia Roma. La due diligence, quindi, si può già fare in virtuale da tutto il mondo. I potenziali acquirenti che si sono palesati sarebbero addirittura una decina, ma l’unico ad aver mosso passi formali fino ad oggi è sempre Friedkin, che ha un vantaggio temporale di mesi rispetto alla concorrenza ed è pronto a riformulare ufficialmente la sua ultima offerta: valutazione di 490 milioni di euro (enterprise value), di cui 177 (equity) andrebbero ai soci uscenti e il resto servirebbero a coprire i circa 300 milioni di debiti del club. Altri 85 Friedkin li investirebbe per un aumento di capitale, più 20 milioni di prestito per onorare le spese più urgenti. Ma nell’affare si può inserire una clausola che farebbe rientrare Pallotta e soci dell’esborso per Tor di Valle una volta chiuso l’iter”.