Cavaliers-Warriors, storia della rivalità del decennio

Va in scena nella notte la sfida di Regular Season numero 118 tra le due squadre. Ecco perchè, nonostante tutto, non sarà mai una gara come le altre.

Sabato 17 ottobre 1970 nel futuristico Oakland Coliseum, la futura Oracle Arena, venne alzata per la prima volta in NBA una Palla a Due tra un giocatore dei Golden State Warriors e uno dei Cleveland Cavaliers.

Domenica notte, alle 2.30 italiane, questo rituale si ripeterà per la centodiciottesima volta, aggiungendo un nuovo capitolo a quella che secondo Bleacher Report è la più grande rivalità cestistica del decennio da poco conclusosi.

Per arrivare preparati alla serata, storica anche per il ritorno in campo dopo 941 giorni di Klay Thompson, ecco, come in ogni telenovela che si rispetti, un breve riassunto delle puntate precedenti.

Origin Story: 1970-2015

Sembra ormai strano pensare ad un mondo cestistico in cui quella tra i wine and gold e i Dubs non sia tra le sfide più attese della Stagione, ma bisogna essere franchi nell’ammettere come i primi decenni di questa rivalità siano avvolti in un placido anonimato.  

A pesare su questa totale assenza di pathos, probabilmente, è anche il fatto che le due franchigie abbiano sempre vissuto, prima del 2014, stati di forma perennemente opposti: i Warriors versione Anni Settanta, ad esempio, erano una superpotenza della Lega in grado di vincere un titolo nel 1975. I Cavs, invece, una squadra creata poco prima dal nulla incapace di reggere il confronto. Negli anni Ottanta e Novanta, al contrario, la Cleveland guidata da giovani interessanti come Craig Ehlo, Larry Nance e Mark Price riuscì nell’impresa di portare a casa dieci sfide consecutivamente contro dei gialloblu in declino.

A cavallo tra i due millenni, poi, dei ritrovati Warriors ricominciarono a sconfiggere una The Land in attesa del proprio promesso salvatore, LeBron James, fautore principale delle successive 10 vittorie su 15 partite ottenute tra il 2003 ed il 2010 da Cleveland.

A sparigliare le carte in questa  alternanza quasi perfetta sarà proprio The King, autore di due delle decisioni più controverse e discusse nella storia del Gioco.

Prima, nell’estate del 2010, il nativo di Akron deciderà di causare una disperazione collettiva nella propria città natale lasciando i Cavs per accasarsi ai Miami Heat. In seguito, quattro anni più tardi, deciderà di tornare per provare – insieme a Kyrie Irving e Kevin Love – il primo titolo nella storia della Franchigia dell’Ohio.

Proprio questo inaspettato ritorno causerà, per la prima volta, una collimazione di obiettivi tra Warriors e Cavaliers, dando vita ad alcune delle battaglie più iconiche mai viste su un parquet.

2015: Splash Brothers

Il Golden State Warriors del 2015 venivano definiti da molti come un’interessante incognita.

Nonostante quanto di buono fatto vedere negli anni della gestione in panchina del Reverendo Mark Jackson, infatti, i dubbi sulla franchigia della Bay Area si sprecavano: non si era certi della tenuta fisica del fino ad allora fragilissimo Stephen Curry, né, tantomeno, delle capacità sul pino di Steve Kerr, fino all’estate precedente diviso tra incarichi dirigenziali e commenti televisivi.

Nonostante lo scetticismo generale, tuttavia, Golden State riesce nell’impresa di arrivare alle Finali, dove si ritrova ad affrontare i quotatissimi Cavs, orfani però di due elementi-chiave come Love e Irving.

Le due squadre si dividono le prime due gare, combattutissime e decise entrambe dai tempi supplementari, mentre in Gara 3 un LeBron da 40 punti e 8 assist riesce a portare in vantaggio i suoi per 2-1.

Steve Kerr, visto lo strapotere fisico di James e i problemi fisici occorsi ai lunghi di Cleveland, prende allora una decisione rivoluzionaria: a partire in quintetto, dopo oltre 90 sfide in stagione dalla panchina, sarà Andre Iguodala, perno difensivo di uno starting five senza alcun centro di ruolo. L’esperimento riesce, con il numero 9 – in seguito premiato come MVP della Serie – determinante in difesa su James nelle 3 vittorie consecutive dei Dubs.

2016: Rimonte

La striscia dei Warriors prosegue anche nell’annata successiva. Nonostante i problemi alla schiena di coach Steve Kerr, infatti, Golden State – guidata dall’assistente Luke Walton – vince le prime ventiquattro partite, chiudendo in seguito la stagione con 73 vittorie, record ogni epoca. 

Ai Playoffs, poi, i gialloblu devono rimontare da 3-1 gli Oklahoma City Thunder di Kevin Durant e Russell Westbrook per raggiungere le seconde Finali consecutive contro una Cleveland schiacciasassi e dominatrice della Eastern Conference. 

A differenza della stagione precedente, tuttavia, i favoriti sono senza dubbio i Warriors. Le prime quattro gare sembrano seguire questo copione, con Golden State in grado di portarsi agilmente sul 3-1, una situazione di vantaggio che, nei 32 casi precedenti occorsi alle Finali, ha sempre garantito la vittoria. 

Gara 5, primo match point per la squadra di Kerr e metro emozionale di ogni serie di Playoff, viene vinta da Cleveland in trasferta 112-97 con 41 punti a testa di Kyrie Irving e LeBron James, la prima coppia a segnare così tanto nella stessa sfida di Finale.

Un trionfo che cambia l’inerzia della sfida, permettendo a The King e i suoi di vincere anche le due successive sfide. Cleveland completa quindi una rimonta storica, portando in Ohio il primo titolo della storia della franchigia. 

Alla fine dell’anno, poi, c’è spazio per la più bella partita di Regular Season mai giocata dalle due squadre. Nel giorno di Natale, infatti, i nuovi Warriors – che si sono nel frattempo accaparrati proprio Durant – sono ospiti di una Cleveland martoriata dagli infortuni, tanto da schierare l’anonimo DeAndre Liggins in quintetto. 

La sfida, un manifesto della fisicità e della tecnica cestistica, vedrà un continuo cambio di vantaggio tra le due squadre, fino a quando Kyrie Irving, con un’acrobazia allo scadere, chiuderà la rimonta, dando vittoria a Cleveland. 

2017 e 2018: Back to Back

Il tiro di Irving è forse l’ultimo momento di reale competitività dei Cavs. Nelle Finali del 2017, infatti, Golden State vincerà dominando in 5 gare, dando a Cleveland unicamente la soddisfazione, in Gara 4, di segnare il maggior numero di punti mai fatto registrare da una squadra in un tempo in una gara di Finale (86). 

Al termine di quella stagione, Irving, desideroso di diventare leader indiscusso della propria squadra, deciderà di lasciare i Cavs per accasarsi a Boston, con Isaiah Thomas che farà il percorso opposto. Si tratta dell’inizio di una stagione confusionaria per Cleveland, che rivoluzionerà diverse volte il roster arrivando in Finale grazie ad uno stoico LeBron James. 

All’Ultimo Atto, per la quarta volta consecutiva, un altro record, sarà ancora Golden State-Cleveland. I Warriors chiuderanno tuttavia la pratica in sole quattro partite, nonostante gli oltre 50 punti di LeBron nella prima sfida – vanificati da un J.R. Smith capace di sprecare il pallone della vittoria a causa di una dimenticanza.

Si tratterà dell’ultima Serie di LeBron James da Cavalier, visto il successivo trasferimento ai Lakers. Da allora la rivalità si è attenuata, con Golden State che ha vinto tutto e sei le successive sfide di Regular Season disputate dalla stagione 2018-19 ad oggi.

Vedremo se il sipario calerà in maniera definitiva – la ripresa di entrambe nelle ultime stagioni farebbe presagire il contrario -, ma, a prescindere da quel che sarà, siamo certi che quella tra queste due squadre non sarà mai più una gara come le altre.