Gianni Vitali, agente di Marash Kumbulla, ha parlato del suo assistito e di tanti altri argomenti ai microfoni di Tuttomercatoweb:
Ci racconta come nasce la storia di Kumbulla?
“Mi aspettavo arrivasse dov’è, l’ho visto giocare sotto età negli U17 del Verona e in Primavera l’anno successivo. Mi aveva immediatamente convinto e, conoscendo lui e la famiglia a maggior ragione: ci ho visto un calciatore che poteva ambire a trovare soddisfazioni in questo mondo”.
Quale un pregio e un difetto al momento del salto coi grandi?
“Mentalmente è sempre stato pronto, e questa è una condizione fondamentale quando sei giovanissimo. Lo sport professionistico richiede ai ragazzi di essere uomini presto, perché il settore giovanile è un conto e la prima squadra un altro. Lui è uomo da quando è bambino, mi viene da dire, ha sempre avuto serietà, concentrazione e applicazione, cose fondamentali per avere successo nella vita”.
Quanto deve a Juric?
“Sicuramente è stato fondamentale, per la fiducia riposta in Marash. Nel suo primo anno di Serie A, andato molto bene, è stata la cosa più importante: Juric non ne faceva questione di anagrafe ma di merito. Poi è andato alla Roma e la sua carriera ha preso subito una piega molto veloce e importante”.
Come nasce il trasferimento alla Roma? C’era il Napoli?
“Il Napoli si era interessato a lui a gennaio (2021, ndr), subito, ma non in estate. Giuntoli è uno dei migliori direttori in circolazione, ma allora Marash voleva concludere la stagione a Verona e non se ne fece nulla. Poi ci fu un’estate in cui si interessarono tutti i big club d’Italia, la Roma è stata però la più decisa”.
E poi c’è il capitolo nazionale.
“Ha fatto la trafila giovanile esordendo presto con la prima squadra dell’Albania. Qualche giorno fa ha disputato una buonissima partita contro la Polonia, sicuramente la nazionale per lui rappresenta molto e spero possa raggiungere certi obiettivi”.
Quanto aiuta avere Mourinho allenatore?
“Spesso si parametrano felicità o soddisfazione in base alle partite giocate. Normale che un calciatore ne voglia più possibile ma lui è conscio che, vivendo così, questa esperienza può dargli tantissimo. Ha un manager come Mourinho ed è in una piazza difficile come Roma, e le difficoltà si affrontano in due modi: o scappi, come parte della stampa ipotizzava in estate, o sennò rimani e ti metti in gioco”.
Come stiamo lavorando sui settori giovanili in Italia?
“Il problema è estremamente serio, al di là di frasi di facciata. Non ci sono investimenti su strutture e istruttori, sui formatori dei ragazzi. Ogni componente di una società viene valutato in base al risultato della domenica e questo porta a scelte sbagliate a monte. Magari prediligi chi è già uno e ottanta a 11 anni, e in quel momento vincono la partita, sì, ma solo per squilibrio di forze. Questo è il problema del nostro calcio, viverlo con felicità se vinci e con dispiacere se perdi ma senza un ragionamento a lungo termine, non ne usciremo mai. Al di là di paletti o mezze regole. Non è quello, ma un discorso di interesse. Poi ci chiediamo il perché da altre parti escono fuori i ragazzi e da noi no. La cultura del risultato ci fa diventare matti ma senza portare i risultati”.
Ci cita un allenatore emergente?
“Palladino. Penso sia lui ad aver stupito di più quest’anno. E poi sono di Monza, un filo sono di parte! È l’esempio dato da Galliani e dalla sua società, hanno scelto un ragazzo con certe idee, che deve fare un percorso senza fretta. Palladino ha fatto vedere un gioco molto moderno…”.
E Gilardino?
“Io sono per i giovani, ha fatto un percorso di gavetta. E vi dico che allenare il Genoa in Serie B è come la Juventus in Serie A, c’è un solo obiettivo possibile da raggiungere. Sta dimostrando, è uno di quelli che sta facendo molto bene”.
Le seconde squadre servono?
“Sono una cosa necessaria. È vero e anche normale che un giovane possa non trovare subito spazio nella Juventus, ma vederli poi arrivare significa che sono pronti. E i vari Miretti e altri hanno risposto alla grande. Se creo una seconda squadra so chi li allena e quale indirizzo dà la società. Cedendo i ragazzi in prestito a volte ti imbatti in situazioni per cui magari va a giocare chi è più esperto. Con le seconde squadre ti formi sfidando avversari grandi e con punti in palio, nei campionati professionistici”.
Un’impressione su Juventus-Inter.
“Il finale purtroppo si commenta da solo, sono dell’idea che è l’ora che si passi da parole e slogan ai fatti, se si sbaglia si deve pagare e con certi comportamenti non basta una sospensiva dagli stadi. Estendiamo le regole civili a quei porti franchi degli stadi, quanto accaduto nel finale ieri è stato molto brutto. La partita invece è stata in linea con le aspettative, il risultato è giusto e al ritorno vedremo una sfida delicata e intensa”.
La Cremonese può sognare
“I pronostici stasera fanno pensare alla Fiorentina, ma già con Napoli e Roma la Cremonese ha fatto due autentici miracoli. Li ho visti diverse volte quest’anno e va detto che nel girone d’andata non girava mai troppo bene. Mio papà ha fatto il direttore sportivo in tante squadre di medio-bassa classifica e so cosa signfichi vivere un’annata sfortunata. La Cremonese però deve essere orgogliosa e credere di poter fare un altro miracolo questa sera”.