Calcio, torna di moda il made in Italy

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La musica, signore e signori, è cambiata. Lo dicono i numeri, prima di tutto: in questa estate, le squadre di calcio italiane hanno investito ben 600 milioni di euro per rafforzarsi. Cifre che non si registravano dallo scorso decennio.

Non è più il mercato dei Moratti, dei Berlusconi, dei Cragnotti e dei Tanzi. E’ un mercato diverso, fatto anche di cessioni importanti, ma l’appeal della serie A sembra tornare ai vecchi fasti. Certo, Liga e Premier League – senza dimenticare la ricca Bundesliga – restano un gradino sopra quanto a potenzialità economiche, ma il Bel Paese non è più terra solo di parametri zero e giovanissimi in cerca di fortuna.

Chi più, chi meno, quest’anno le italiane si sono date un gran da fare. Roberto Mancini, per esempio, ha avuto esattamente l’Inter che voleva: via Kovacic ed Hernanes, a centrocampo i nerazzurri sono solidi come pochi con Kondogbia e Felipe Melo, rocciosi incontristi pronti a supportare il talento di Jovetic, Perisic e Ljajic. In difesa, la rivoluzione non è stata da meno, con Miranda e Murillo che sembrano più affidabili di Ranocchia e Juan Jesus. Il top del mercato, per quantità e qualità, va inevitabilmente all’Inter, ora obbligata ad essere assolutamente ambiziosa.

I nerazzurri sperano di approfittare di un rallentamento della Juventus che ha avuto un inizio di campionato shock. Ma a parte le due sconfitte, i bianconeri hanno fatto bene a cambiare nel momento in cui sono ancora in alto. Sono partiti tre leader indiscussi come Vidal, Pirlo e Tevez, ma innesti come Dybala e una maturazione completa di Pogba fanno della Signora ancora la squadra da battere.

Per il titolo c’è anche la Roma, che sul mercato si è fatta sentire. Con Dzeko e Salah, i giallorossi là davanti fanno paura e chissà che l’aver trattenuto in extremis Iturbe non si riveli alla distanza una mossa azzeccatissima. Il Milan scommette sugli italiani e su un tecnico che ha tanta fame come Mihajolvic: certo, Romagnoli e Bertolacci sono stati pagati tanto, ma da sempre si sa che il prodotto italiano di qualità costa molto.

Se fosse arrivato Ibrahimovic, il Diavolo sarebbe stato automaticamente da scudetto: Balotelli a parte – la scommessa su tutte più rischiosa – Bacca è una certezza, mentre a centrocampo manca qualcosa e Galliani potrebbe essere costretto a intervenire nuovamente a gennaio.

Rischia anche il Napoli, passato dall’internazionalissimo Benitez al nostranissimo Sarri: davanti c’è ancora Higuain, in complesso la sensazione è che l’ex tecnico dell’Empoli abbia bisogno di tempo per incidere sul gruppo: glielo concederà il vulcanico De Laurentis? Mario Suarez, Fernando e Baselli sono tre nomi che fanno capire come anche Fiorentina, Sampdoria e Torino non siano state a guardare sul mercato, sintomo di un’ambizione che non riguarda solo le squadre considerate “big” ai nastri di partenza.

Se insomma non è ancora la serie A in cui un certo Ronaldo faceva carte false per arrivare, è comunque un calcio italiano che non viene più scartato a priori dai giocatori forti. Per i tifosi italiani si prospetta una stagione sicuramente più divertente e meno scontata rispetto alle ultime in cui la vittoria finale della Juventus era quasi certa già in autunno.

Per gli italiani in generale, comprese le mogli che solitamente detestano il calcio, un sorriso non dovrebbe comunque mancare: il rifiorire del calcio, infatti, potrebbe essere un indicatore interessante per un imminente rilancio economico dell’Italia tutta.