Dopo le due disfatte nei campionati del mondo di Sudafrica 2010 e Brasile 2014, forte si levò la critica degli osservatori verso le nostre società, colpevoli di non investire sui nostri vivai e sempre pronte a spendere denari all’estero, in mercati più o meno appetibili, vedi ad esempio il Sudamerica. E così vediamo le nostre squadre piene zeppe di nomi improbabili ed improponibili, pronti a soffiare il posto ai nostri ragazzi in rampa di lancio. Per carità, il mercato internazionale è fatto anche da nomi di livello, campioni veri, ma spesso si ha la sensazione che investire sui nostri vivai sarebbe la cosa migliore, sempre e comunque.
Ce l’abbiamo un po’ nel dna: si fanno crescere ragazzi interessantissimi nei settori giovanili, vincono i campionati di categoria e poi vengono spediti nelle serie minori, Serie B e Lega Pro. Oppure, molti si aggregano in prima squadra e durante l’anno collezionano numerosissime presenze…in panchina. Perché succede questo? Non sarebbe la soluzione migliore quella di investire sui nostri giovani calciatori italiani?
Nell’estate scorsa, fecero molto discutere le dichiarazioni dell’Ex Commissario Tecnico della Nazionale ed allenatore del grande Milan Arrigo Sacchi, il giorno in cui annunciava le proprie dimissioni da Coordinatore delle Nazionali Giovanili: “Il nostro calcio – ha detto – non punta sui giovani per due motivi, il primo sono i bilanci economici in rosso, che non consentono investimenti a lungo termine. Il secondo è che il nostro calcio è difensivo e punta più su giocatori esperti, mentre il giovane è più generoso e per farlo crescere serve seminare molto per ottenere risultati solo a lungo termine”. Il valore che è all’interno dei vari settori giovanili è notevole, ma rischia nel corso degli anni di essere in qualche modo disperso.
La Lazio, tanto per citare una squadra del nostro campionato, a livello di Primavera negli ultimi anni ha vinto tutto, un Campionato, una Coppa Italia e una Supercoppa, eppure pochi ragazzi hanno avuto la fortuna di arrivare ed imporsi in prima squadra, vedi Keita Balde Diao, con il resto del gruppo a ‘farsi le ossa’ nelle categorie inferiori. Si sa che il mercato ha regole ferree e del tutto particolari, ma dispiace vedere molti talenti lasciati in secondo piano.
Sul fatto che in futuro si possano vedere più giovani impiegati con una certa regolarità molti sperano ma in pochi credono, proprio per questi anni di campionato italiano. E, se usciamo dai nostri confini, anche a livello internazionale il confronto è impari, perché oltre alle evidenti differenze in merito alle qualità tecniche, sorprende anche che molte società continentali diano fiducia a diversi ragazzi, perfettamente inseriti nelle prime squadre. Siamo in clima di Nazionale, domenica sfideremo a San Siro la Croazia in una difficile gara di qualificazione per Euro 2016, speriamo sia proprio l’Italia a riconsegnare al nostro campionato, ora e negli anni futuri, giovani affermati, pronti, forti che possano brillare anche a livello internazionale e soprattutto con la maglia azzurra.