Calcio Serie A, la FIFA chiude la Stagione: le parole di Infantino
Calcio Serie A Fifa Infantino | Oggi Gianni Infantino, il presidente della Fifa, la Fédération Internationale de Football Association, il massimo organo mondiale del calcio, compie 50 anni. E per la prima volta parla in pubblico dell’emergenza coronavirus e dei danni sociali ed economici che sta producendo sul mondo del pallone. Lo fa con una lunga intervista all’edizione oggi in edicola de “La Gazzetta dello Sport” oggi in edicola. Ecco cosa ha detto.
Le parole del Presidente
Presidente Infantino, oggi compie cinquant’anni… «In momenti così anche un compleanno speciale passa in secondo piano. Lavoro forse di più. Abbiamo preso decisioni importanti. Ma quello che succede relativizza molte cose, calcio compreso».
A maggio si può ripartire? «Prima la salute. Poi tutto il resto. E il resto, per i dirigenti,
significa sperare il meglio ma anche prepararsi al peggio. Senza panico, diciamolo chiaramente: si giocherà quando si potrà senza mettere a rischio la salute di nessuno. Federazioni e leghe siano pronte a seguire le raccomandazioni di governi e Oms. Io ringrazio dottori, infermieri e tutti quelli che rischiano la loro vita per salvarne altre. Loro sono eroi».
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Il calcio verso la recessione? «Si rischia. Serve una valutazione dell’impatto economico
globale. Ora è difficile, non sappiamo quando si torna alla normalità. Ma guardiamo alle
opportunità. Possiamo forse riformare il calcio mondiale facendo un passo indietro. Con
formati diversi. Meno tornei, ma più interessanti. Forse meno squadre, ma più equilibrate. Meno partite per proteggere la salute dei calciatori, ma più combattute. Non è fantascienza, parliamone. Quantifichiamo i danni, vediamo come coprirli, facciamo sacrifici – sarà
avvantaggiato chi ha gestito la propria “azienda” in modo sano – e ripartiamo. Non da zero,
siamo privilegiati. Ma salviamo tutti assieme il calcio da una crisi che rischia di essere
irreversibile».
Il Calcio del futuro
Vero che sta progettando una Superlega di club? «Mi viene da ridere. E cos’altro? Da quel che vedo, ci pensano già altri a progettare e organizzare tornei in giro per il mondo, al di fuori dalle strutture istituzionali, e senza rispetto per il modo in cui è organizzato il calcio nazionale, continentale e mondiale. In futuro dobbiamo avere almeno 50 nazionali che possano vincere i Mondiali, non solo 8 europee e 2 sudamericane. E 50 club che possano vincere i Mondiali per club, non solo 5 o 6 europei. E una ventina di questi 50 saranno europei, il che mi sembra già meglio dei 5 o 6 odierni. Ma non è il momento di parlarne ora».
Novità in arrivo sul Var ? «Intanto viene usata in un centinaio di tornei di una settantina di paesi: molti miscredenti e/o gufi si sono dovuti ricredere. Ora investiremo di più, secondo la mia visione 2020-23, per fare una Var light, economica e funzionale. Globale. E chiariamo una volta per tutte: non esiste nessun obbligo. Chi non la vuole è liberissimo di non usarla. Ma chiedete ai critici se vorrebbero davvero tornare all’età della pietra».
(….). L’intervista completa sull’edizione cartacea de La Gazzetta dello Sport