Tutti conoscono le big della serie A: sulle maglie hanno cucite una, due o tre stelle, ad indicare il raggiungimento della soglia di dieci (Milan), venti (Inter) o trenta (Juve) scudetti. Altre hanno raggiunto mete molto più modeste, ma comunque degne di nota, come il Genoa, con i suoi nove campionati, il Bologna, la Pro Vercelli e il Torino (sette scudetti ciascuna), Roma e Napoli (tre) e Lazio e Fiorentina (due).
Tre città hanno festeggiato la vittoria in campionato una sola volta: Cagliari, Hellas Verona e Sampdoria; a queste si potrebbero aggiungere Casale e Novese, i cui scudetti però risalgono all’epoca pre girone unico (modalità instaurata nel calcio italiano solo nel 1929).
Lo scudetto del Cagliari e di Gigi Riva
Lo scudetto rossoblu arriva nella stagione successiva a quella che aveva visto il Cagliari terminare il campionato al secondo posto e porta per la prima volta in assoluto il titolo di Campione d’Italia a sud della città di Roma.
Nel 1969-70, sono solo sei anni che il Cagliari è approdato in serie A; ma in questo breve lasso di tempo, i Rossoblu sono riusciti a costruire una squadra fortissima. C’è il mito di ogni tifoso del Cagliari di tutti i tempi, Gigi Riva, legato alla città e alla maglia come pochissimi altri hanno saputo dimostrare nei decenni successivi. Lo affianca il neo arrivato Gori, che riesce a dare al tridente d’attacco quell’imprevedibilità e quella fantasia che si dimostreranno fondamentali per portare a casa il primo posto a fine stagione. Dietro di loro, giocano l’ala destra Domenghini, il centrocampista Greatti e il difensore Poli. E poi c’è ovviamente Scopigno, nelle vesti di allenatore.
Il primo posto arriva dopo poche giornate, grazie ad un gol del solito Riva e alla vittoria sulla Fiorentina capolista e Campione d’Italia in carica. Dal 12 ottobre 1969, il Cagliari non sarà mai più scalzato dalla prima posizione, nonostante un’incredibile corsa della Juve, che da terzultima arriverà anche ad un solo punto dai sardi.
Il titolo di Campione d’inverno arriva con tre punti su Fiorentina, Juve e Inter, ma porta anche una pesante espulsione di mister Scopigno, che potrà tornare sulla panchina solo il 12 aprile.
A fine campionato, saranno solo due le partite perse dal Cagliari: una clamorosa a Palermo, fanalino di coda del campionato, e una contro l’Inter. Il pareggio a metà marzo, a Torino, contro la Juve, seconda in classifica per soli due punti, sembra anticipare l’assegnazione dello scudetto, con Riva protagonista di una doppietta. Una serie ininterrotta di successi e una pesante sconfitta dei bianconeri decretano con due giornate di anticipo il successo del Cagliari, proprio allo stadio Amsicora. Dalla stagione successiva, Coppa dei Campioni compresa, i Rossoblu giocheranno in un nuovo fiammante Sant’Elia!
Da Garella ad Helkjaer: lo scudetto dell’Hellas Verona
Facciamo un salto in avanti di una quindicina d’anni e approdiamo a Verona.
In una seria A a 16 squadre, l’Hellas Verona vince lo scudetto 1984-85 con 15 vittorie, 13 pareggi e due sole sconfitte. I gialloblu iniziano e concludono il campionato da primi in classifica, una vera sorpresa per tutti. Chi avrebbe scommesso su una squadra così lontana dai budget delle big? Forse solo qualche tifoso veronese, se quarant’anni fa fossero esistiti i siti dei bookmaker non AAMS, grazie ai quali oggi è possibile puntare in tutta sicurezza sugli eventi sportivi nazionali e internazionali.
La rosa dell’Hellas Campione d’Italia (Osvaldo Bagnoli come tecnico) parte da Garella, portiere famoso per le sue incredibili parate, anche con i piedi (Garella l’anno successivo vincerà anche il primo scudetto del Napoli, accanto a Maradona). Al centro della difesa, stavano capitan Tricella, Fontolan, Ferroni, Marangon e l’esterno offensivo Fanna. A centrocampo, costruivano il gioco Di Gennaro, Volpati e il tedesco, neo arrivato, Hans Peter Briegel. In attacco, il piccolo Galderisi e il grande vichingo Preben Larsen Helkjaer.
Il danese è nella memoria di ogni veronese, per essere arrivato secondo nella lotta per il Pallone d’Oro 1985, dietro un certo Platini, e soprattutto per i suoi incredibili gol, spesso accompagnati da una lunga, irrefrenabile cavalcata da prima della metà campo. Tra tutti, vale la pena ricordare la rete segnata alla Juve senza scarpa, persa nella corsa verso la porta avversaria, dopo aver scavalcato Pioli, Scirea e tutta la difesa bianconera.
L’Hellas di Bagnoli vince il Napoli del neo arrivato Maradona, il Torino, la Cremonese, la Fiorentina e la Lazio; pareggia con Roma, Milan e Atalanta, ma conclude il girone d’andata con un’inattesa sconfitta ad Avellino, finendo con un punto sull’Inter e due sul Torino.
Il girone di ritorno è un continuo brivido per i tifosi gialloblu: il pareggio a Napoli consente all’Inter di raggiungere l’Hellas, che però terrà duro fino alla fine. 2-0 all’Ascoli, 5-3 all’Udinese, pari con Inter e Juve e vittorie contro Roma, Fiorentina e Cremonese. L’Hellas cade la seconda volta contro il Torino, ma nulla è perduto: pari contro il Milan (il Meazza non sarà mai espugnato dal Verona), vittoria contro la Lazio e pari a Como. Lo scudetto arriva matematicamente con il pareggio di Bergamo e viene suggellato da un 4-1 sull’Avellino.
Il sogno è realizzato!
La Sampdoria e i gemelli del gol
Sono trascorsi sei anni dal successo della piccola Verona ed ecco che il calcio più bello del mondo lancia un altro segnale di “rivolta” contro le big: la Samp vince un campionato, quello del 1990-91, non facile per le “provinciali”: le favorite sono Milan, Inter, Napoli e la Juve, che può schierare Baggio, Hässler, Di Canio e Julio Cesar.
La Sampdoria, reduce da un quinto posto in campionato e da una vittoria della Coppa delle Coppe, ha dalla sua i “gemelli del gol”, Vialli e Mancini e Aleksei Mikhailichenko, acquistato per 6,5 miliardi di lire dalla Dinamo Kiev. Davanti alla difesa, gioca Pari, sulla fascia destra Lombardi, mentre danno sostegno alle due punte Dossena e Cerezo. Nella difesa della porta, il portiere Pagliuca è supportato da un team difensivo di alto livello: Vierchowod, Pellegrini, Lanna, lo sloveno Katanec e Invernizzi.
E poi il mister: il serbo Vujadin Boskov. Su di lui, chi lo ha conosciuto da vicino, potrebbe scrivere non un articolo, ma un libro! Autentico personaggio e fonte nel tempo di numerosi aforismi e frasi celebri, ha saputo amalgamare alla grande tutti i suoi giocatori e far in modo che portassero a Genova il titolo più ambito, quello di Campioni d’Italia.
Il sorpasso sulla capolista Milan, arriva a fine ottobre, grazie ad un gol di Cerezo che piega i rossoneri. Il Napoli viene sconfitto 4-1, con la superlativa coppia Mancini (doppietta) e Vialli. Alla sconfitta nel derby della lanterna, al pari con il Cagliari e a quello con il Bari, la Samp risponde rifilando un 3-1 all’Inter (doppietta di Vialli).
Nonostante un gennaio difficile (sconfitta da Torino e Lecce e pari con la Lazio), la squadra di Boskov si riprende nel girone di ritorno. Branca segna i gol della vittoria contro Cesena e Fiorentina e la Samp raggiunge in vetta alla classifica le due milanesi; tre successi contro Bologna, Juve e Parma portano i blucerchiati primi da soli.
Per due giornate, l’Inter raggiunge la Samp, ma dura poco: mentre i nerazzurri perdono contro rossoneri e partenopei, i doriani travolgono di nuovo il Napoli (4-1, con doppietta di Vialli) e pareggiano contro il Genoa. Prima del definitivo scontro diretto contro l’Inter, i bluecerchiati vincono su Roma e Bari. Lo scudetto arriva con un inequivocabile successo per 3-0 sul Lecce: Cerezo, Mannini e Vialli gli eroi della giornata, assieme ovviamente a tutta la squadra e alla tifoseria.