Buffon, vita da numero 1

Wojciech Szczesny

Buffon

Buffon, vita da numero 1. Ci sono calciatori che a 37 anni e mezzo giochicchiano ancora in giro per lo stivale (pochi ad alto livello), altri che da tempo hanno appeso gli scarpini al chiodo e sono fuori dal calcio, altri che tentano la strada dell’opinionismo calcistico televisivo ed altri che… parano l’impossibile in una partita di Champions League. Gianluigi Buffon è l’uomo copertina di questa Juventus che batte la corazzata Manchester City (200 milioni di euro spesi solo nel mercato estivo) in casa nella prima giornata dei gironi. Una vittoria sofferta, la prima della stagione ufficiale, ma che alla fine ha visto prevalere i ragazzi di Max Allegri (sulla graticola se la sua squadra avesse perso anche all’”Etihad Stadium”).
E pensare che il ManCity arrivava da una manita consecutiva di vittorie in campionato ed il collega di Buffon, Joe Hart, erano 635 minuti che non raccoglieva una palla in rete. Martedì sera ne ha raccolte due in appena dodici minuti.

La partita, come molti sapranno, è stata decisa dai gol di Mario Mandzukic (su assist al bacio di Paul Pogba) e di Alvaro Morata, autore di una rete ad effetto incredibile. Ma se la squadra bianconera è uscita vincitrice dal tempio degli sky blues, lo deve anche al suo insuperabile capitano: dopo due-minuti-di-gioco-due ha evitato la rete del vantaggio di Raheem Sterling con una parata clamorosa e durante il restante corso del match ha impedito alla squadra di Manuel Pellegrini di segnare: quattro parate molto difficili con le quali il capitano bianconero ha rispedito al mittente le voci, e le insinuazioni, che lo volevano troppo vecchio per parare ancora a questi livelli e di iniziare a pensare alla pensione.

Sterling (due volte), David Silva e Yaya Tourè hanno capito che contro un Buffon in serata non ce n’è per nessuno. E “Gigione” si è dimostrato ancora quello che è, il portiere migliore del Mondo. Con buona pace di Iker Casillas, Manuel Neuer e Thibaut Courtois.

Una delle regole non scritte del calcio recita che se in una partita il migliore in campo è il portiere, la sua squadra ha deluso, ma nel caso di Buffon l’eccezione non è mai regola. I tifosi bianconeri sui social network, al termine del match, si sono scatenati postando commenti, foto, creando meme ad hoc o retwettando le parole del giocatore dopo la partita in terra inglese. Gigi Buffon “santo” a colpi di…cinguettii.

E mentre chi sostiene che la Juventus ed Antonio Conte dovrebbero iniziare a guardare oltre Buffon, il portiere classe 1978 ha raggiunto la presenza numero 150 in Nazionale lo scorso 6 settembre contro la Bulgaria e proprio con gli Azzurri vuole a tutti i costi partecipare al prossimo Campionato europeo (il quarto per lui) e, perché no, cercare tra tre anni di strappare (a quarant’anni suonati) la sesta convocazione per il Mondiale, stabilendo un record forse ineguagliabile. E se Gianluigi Buffon gioca come sta facendo in questo periodo, si è certi che la fascia di capitano sia in Nazionale che nella Juventus non gliela toglierà nessuno nel breve periodo. Del resto Dino Zoff ha vinto il Mondiale a quarant’anni, si è ritirato l’anno successivo ed i record, del resto, sono fatti per essere battuti.

Portiere di grande temperamento e di altrettanto carisma, Buffon in campionato sta soffrendo molto nel vedere se stesso e la Juventus arrancare in classifica: tre partite disputate, un solo punto conquistato e quattro reti incassate. E lo stesso portiere che si cala nella parte del capitano-trascinatore-uomo squadra che prima chiede scusa ai tifosi per la sconfitta contro l’Udinese ma che poi si arrabbia con loro nell’intervallo della partita contro il Chievo, dove chiede ai propri supporter di non fischiare e criticare, ma di tifare per la propria squadra. E la partita, anche grazie all’apporto “corretto” dei tifosi, è stata poi pareggiata.

Cosa manca a Buffon per essere ricordato ancora di più nella storia del calcio? In primis alzare la Champions League, sfiorata due volte, e vincere il Pallone d’oro, dal 1963 mai più vinto da un portiere. Dalla vittoria del “ragno nero” Lev Jascin, solo altri cinque estremi difensori sono saliti sul podio, ma nessun altro ha vinto: se Buffon a Berlino, la sera del 9 luglio 2006, fosse stato il capitano e non l’amico Fabio Cannavaro, magari il tanto sospirato premio sarebbe andato a lui a fine anno. Ma con i se ed i ma non si va da nessuna parte.

Ne ha fatta di strada quel ragazzino che debuttò a 17 anni in Serie A nel Parma, che esordì in Nazionale maggiore nel freddo russo il 29 ottobre 1997, che parò un rigore al “fenomeno” Ronaldo tre anni dopo diventando prima una saracinesca e poi, nell’estate 2001, il portiere più pagato della Storia (105 miliardi versati dalla Juventus nella casse Parma) per portare sotto la Mole quello che già allora veniva considerato il portiere più forte di sempre.
I debutti di Gianluigi Buffon sono stati bagnati da infortuni accaduti ai portieri titolari (prima Luca Bucci, poi Gianluigi Pagliuca in maglia azzurra) e da allora nessun altro ha mai tolto il posto da titolare a Gigi, salvo (ironia della sorte) per infortuni accorsi direttamente a lui (vedasi Toldo ad Euro 2000, Marchetti in Sudafrica nel 2010 e Sirigu in Brasile).

E pensare che il nostro Paese è riconosciuto da sempre come uno dei principali serbatoi di portieri al Mondo e nessuno della new wave italiana (in Nazionale da Marchetti a Sirigu, da Padelli a Perin, da Viviano a Bardi e Leali; da Rampulla a Chimenti fino a Storari e Neto in bianconero) ha raccolto, o raccoglierà, solo le briciole. Del resto, come si fa a mettere in discussione uno come Gialuigi Buffon? Come si fa a non metterlo titolare? Impossibile. Impossibili come le parate che fa e la carica che da ai suoi compagni.

E il prossimo gennaio, quando compirà trentotto anni, anche alla luce della scorsa stagione juventina, tutti sperano nella vittoria del portierone della Juventus del Pallone d’oro FIFA, degna ricompensa di una carriera giocata da sempre ad alti livelli

Si può definire Gianluigi Buffon “il Dorian Gray del calcio mondiale”? Sì, visto che ogni partita sembra non perdere mai la reattività e l’elasticità che lo hanno contraddistinto in tutti i campi. Non si sa con precisione però chi “invecchi” al posto suo però. Sicuramente i suoi vice-, ma molto di più chi pensa che sia al tramonto della carriera quando invece è sempre attento tra i pali.

Qualcuno dall’alto vigili su di lui e sulla sua carriera perché calciatori come Gianluigi Buffon dovrebbero essere tutelati dall’Unesco e diventare Patrimoni dell’Umanità.

ph: Komunicare