È un risveglio strano per i cittadini della capitale belga, ancora paralizzata dopo gli attentati di ieri all’aeroporto e alla metro, che hanno causato oltre 30 vittime e più di 200 feriti, in una giornata di ordinario terrore che, secondo le rivendicazioni, porta la firma Isis.
Ma facciamo un passo indietro, torniamo alla tragica giornata di ieri, perché voglio raccontarvi la mia testimonianza.
PAURA A BRUXELLES
È intorno alle 8.30 che apprendo la notizia di una prima esplosione all’interno dell’aeroporto internazionale di Bruxelles, Zaventem, ma ancora non si riesce a capire bene cosa fosse successo.
Si cerca di non pensare subito al peggio, o almeno cerco io di non pensare subito al peggio, ragion per cui inizio a prepararmi per andare a lavoro. Esco di casa e come mi è solito fare da 3 mesi a questa parte mi dirigo verso la Metro, mezzo efficientissimo a Bruxelles che copre ogni angolo della città, per questo motivo utilizzata dalla maggior parte dei cittadini e dei lavoratori.
Sono circa le 8:55 quando salgo in Metro alla stazione Gare Centrale, nel frattempo proprio a bordo del mezzo apprendo la triste notizia che in aeroporto si è trattato di un attacco terroristico e che purtroppo si iniziano già a contare le prime vittime. Scendo qualche fermata dopo, ad Art-Loi precisamente, per poi recarmi verso il mio posto di lavoro. Arrivo in ufficio, accendo il computer e cerco di capirci di più ed ecco in risalto c’è una nuova notizia, la notizia che alla stazione metro Maelbeek un altro ordigno è esploso. Ecco, la stazione Maelbeek è quella successiva ad Art-Loi (dove scendo io di solito), ma spesso per impegni lavorativi mi è capitato passarci o addirittura scenderci.
Resto senza parole e senza fiato, nella mia testa continuavo a pensare che io ero proprio li, su quella linea, e che ho avuto solo la fortuna di scendere una fermata prima rispetto a chi purtroppo ha proseguito quello sciagurato viaggio.
Le autorità belghe danno il via all’allerta massima su tutta la capitale, l’allerta 4. In un primo momento siamo costretti a rintanarci nei nostri uffici, solo dopo le 14.00 riusciamo ad uscire per poter tornare a casa. Ma il consiglio è sempre quello, un perentorio: “non uscite”!
Il resto della storia la conosciamo tutti.
Oggi, invece, Bruxelles si sveglia più fragile o forse si sveglia più forte mettetela come volete, ma è in Place De Bourse che si stanno svolgendo le manifestazioni di commemorazione verso le vittime del 22 marzo 2016. Una data triste non soltanto per il Belgio, ma per tutta l’Europa.
Oggi tutti quanti dovremmo fare una cosa, starcene in silenzio e molte persone che strumentalizzano o fomentano l’odio stanno perdendo proprio questa occasione, l’occasione di fare silenzio per una volta.
Bruxelles oggi è silenzio, l’ho potuto vedere con i miei occhi, l’ho potuto sentire sulla mia pelle. Sono passato in Grand Place e Place De Bourse (dove si tiene la commemorazione delle vittime), ci sono tante persone, tantissime, ma tutt’intorno c’è un silenzio assordante che affligge questa città. Quindi faccio silenzio anche io e scendo in piazza perchè non ho paura.
Non mi va di dire pregate per Bruxelles o combattete per Bruxelles. Non avrebbe neanche senso condividere il mio pensiero sull’accaduto (ormai uno dei tanti).
Quindi scendo in strada e faccio silenzio.