Di solito non si è mai numeri uno al Mondo in una cosa per caso. Dietro al diventare i migliori servono capacità, talento, freschezza, fare cose che altri non fanno e, se capita, anche un po’ di fortuna. Nel gioco del calcio, ad esempio, si è considerati i migliori al Mondo vincendo scudetti, coppe varie, Mondiali, Europei o essere al primo posto nel ranking FIFA delle Nazionali.
Dal 1993, da quando è stata introdotta questa misurazione, sono state alla posizione numero uno, nell’ordine, Germania, Brasile, Italia, Francia, Argentina, Spagna e Paesi Bassi: selezioni nazionali che hanno vinto almeno un Mondiale, un Europeo o una Coppa America. Dallo scorso 5 novembre, al primo posto, c’è una Nazionale che è campionessa olimpica nel 1920 e che ha come miglior piazzamento ai Mondiali il quarto posto di Messico ’86 e sei anni prima si era classificata seconda negli Europei italiani vinti dalla Germania Ovest.
A parte lo scorso Mondiale brasiliano, dove è uscito nei quarti di finale per mano dell’Argentina poi viceCampione, questo team mancava da una rassegna iridata dall’edizione nippocoreana del 2002, mentre da un Campionato europeo addirittura da quello organizzato in coabitazione con i “vicini di casa” dei Paesi Bassi nel 2000 (diventando, anche. la prima Nazionale ad ospitare un evento calcistico ed uscire già alla prima fase) ed era da Francia ’84 che questa selezione non si qualificava sul campo. Mesdames et messieurs, ecco a voi la Nazionale dei Diavoli rossi, il Belgio.
Tutti stanno iniziando a chiedersi come mai il Belgio, zeru tituli in bacheca, possa guardare tutti dall’altro verso il basso. La FIFA, la Federcalcio mondiale, secondo un calcolo complesso ed in base ai risultati recenti e con dei procedimenti cervellottici, ha stabilito che la Nazionale allenata da Marc Wilmots è la numero uno al Mondo.
E pensare che era dai tempi di Jan Ceulemans, Franky van der Elst e Jean-Marie Pfaff e del Commissario tecnico Guy Thys che in Belgio non si festeggiava una prestazione calcistica di rilievo della propria equipe de football in un Paese che ha nel ciclismo il proprio sport nazionale.
Il Belgio quindi sarà una delle outsider nell’Europeo delle novità (il primo campionato a ventiquattro squadre), delle tante debuttanti (Islanda, Albania, Irlanda del Nord, Galles, Slovacchia) e dei graditi ritorni dopo anni di oblio (Ungheria). I diables rouges hanno centrato il pass al termine di un ottimo girone di qualificazione: 23 punti in dieci partite, con sette vittorie, due pareggi ed una sola sconfitta, con 24 reti realizzate e cinque subite.
E’ l’Europeo francese sarà, per i belgi, quello della rivincita: se fino a poco tempo fa i Paesi Bassi erano visti sempre come esempio da seguire e da imitare, ora gli oranje sono stati superati, in quanto a Francia ’16 gli olandesi si godranno l’Europeo dal loro divano di casa, eliminati in un girone nel complesso alla portata.
Se la squadra di Marc Wilmots era già forte un anno e mezzo fa al Mondiale brasiliano, ora alcuni elementi a sua disposizione sono maturati e, lasciandosi alle spalle l’amarezza del Mondiale, ora sono alla ricerca della loro definitiva consacrazione nell’Olimpo del calcio.
Wilmots da giocatore ha disputato quattro Mondiali, un Europeo e per amore del calcio e della panchina si è perfino dimesso da senatore dopo essere stato eletto tra le fila del Movimento riformista francofono.
A livello di club, però Bruxelles non alza più coppe dai tempi dell’Anderlecht (2 Coppe delle Coppe, 2 Supercoppe europee ed una coppa UEFA tra gli anni ’70 e ’80) e del Malines (una Coppa delle Coppe vinta dopo aver battuto in semifinale l’Atalanta, ed una Supercoppa europea nel 1988).
L’inizio degli anni Duemila sono stati un vero disastro per il calcio belga ed i vertici federali capirono che per risalire la china e cercare di guadagnare “peso” nel panorama calcistico era necessario tracciare una linea netta e ripartire da zero. Dopo aver cambiato ben cinque Commissari tecnici in dodici anni, con la nomina dell’ex centrocampista di Malines e Standard Liegi il Belgio ha trovato la quadra definitiva nel 2012. I frutti che ora la KBVB (la Federcalcio nazionale) sta raccogliendo sono stati “piantati” nei vivai giovanili e portando il calcio nelle scuole, come avviene nei campus universitari americani, per unire l’utile e il dilettevole: da allora il calcio belga non solo è risorto, ma è anche diventato un esempio da seguire: se nel 2007 il Belgio toccò il punto più basso con un piazzamento al 71° gradino del calcio mondiale, otto anni dopo è al numero uno, scavalcando Argentina e Germania. Un andamento che va di pari passo a una straordinaria fioritura di talenti, una vera generazione d’oro.
E la Nazionale italiana è stata la prima squadra ad incontrare i ragazzi di Wilmots dopo la nomina a leader nel ranking. Risultato: 3 a 1 allo stadio “Re Baldovino” (ex Heysel) con vantaggio azzurro di Antonio Candreva e tris belga con Jan Vertonghen, Kevin de Bruyne e Michy Batshuayi, 23enne attaccante del Marsiglia alla seconda rete in due partite in Nazionale.
Ma chi sono i giocatori belgi tra gli artefici di questo vero “miracolo calcistico”?
In porta giocano i forti, affidabili e giganteschi Thibaut Courtois (199 cm) e Simon Mignolet (193 cm), che rappresentano l’ultima generazione di portieri belgi che ebbe in Jean-Marie Pfaff e Michel Preud’homme i suoi maggiori esponenti ed entrambi militano in Premier League (Chelsea e Liverpool), con il classe 1987 attualmente titolare a causa del grave infortunio dell’ex portiere dell’Atletico Madrid; la difesa è il regno di Vincent Kompany, “centralone” del Manchester City (di cui è capitano) e con cui divide il ruolo con Thomas Vermaelen, un passato all’Arsenal ed un presente al Barcellona, con accanto Toby Alderweireld del Tottenham e Nicolas Lombaerts dello Zenith San Pietroburgo; a centrocampo spaziano ragazzi abili con i piedi e…con i parrucchieri: Axel Witsel, già bramato tutta l’estate scorsa dal Milan ed ora in forza allo Zenith San Pietroburgo e considerato uno dei giocatori più forti della sua generazione, Marouane Fellaini del Manchester United e Radja Nainggolan, originario dell’Indonesia e che è una delle più belle rivelazioni di questo Belgio (nonché del calcio italiano); in attacco Wilmots ha a disposizione gente come Romelu Lukaku dell’Everton, Dries Mertens del Napoli (dove usa i piedi con molta intelligenza e con altrettanta tecnica), Christian Benteke del Liverpool ed i due giocatori-copertina dei Diavoli rossi, Kevin de Bruyne e Eden Hazard.
Una rosa con un tasso di talento fra i più alti del calcio mondiale. Alcuni sono ancora da un’ da “sgrezzare”, altri già consacrati nelle big d’Europa, soprattutto nella Premier League, il campionato di calcio più bello (e multietnico) del pianeta. E questi atleti fanno impazzire i tifosi delle squadre in cui militano.
Le attenzioni sono proprio sugli ultimi due giocatori: il primo è diventato il calciatore con il cartellino più costoso della storia delle Premier League, essendo costato alle casse del Manchester City ben 74 milioni di euro facendo felici quelle del Wolfsburg, mentre il secondo è il talento belga numero uno (e la sua maglia, non a caso, è la #10 sia con i Blues che con i Red devils belgi), un trequartista molto tecnico che fa gola ai top team d’Europa, tanto che il Paris Saint Germain pare abbia offerto 110 milioni di euro per il ragazzo nato in Vallonia nel gennaio 1991.
Cosa lega tutti questi giocatori tra loro, oltre al correre dietro un pallone? La maggior parte di loro è figlio di genitori emigrati dal Congo (Benteke, Company, Lukaku, Cavanda), dall’Africa sub-sahariana (Fellaini-Marocco, Dembelé-Mali) e delle due regioni che caratterizzano il Paese, le Fiandre (Courtois, Mignolet, Alderweireld, Mertens, Vermaelen) e la Vallonia (Witsel, Hazard, Mirallas, Gillet, Depoitre): un melting pot composto da classe, forza e fantasia che ha in capitan Kompany, nato nella Regione di Bruxelles-Capitale, il vero collante. Tutto questo a scapito del campionato nazionale, la Jupulier Pro League, un torneo che sta diventando interessante visti i giovani talenti che vi militano ma che poi passato alle squadre più ricche d’Europa a suon di milionate di euro.
Il Belgio, da sempre diviso in Vallonia e Fiandre, ha vissuto poco tempo fa una grave crisi sociale e politica in cui hanno “fischiato” venti secessionisti ed è stato senza governo per oltre 18 mesi. Allo stesso tempo il Belgio è il cuore dell’Europa unita e Bruxelles è la città più cosmopolita del Vecchio Continente.
Se i giocatori belgi sono riusciti a unire sotto un’unica bandiera (quella calcistica) un Paese diviso, in Brasile i ragazzi di Wilmots li hanno fatto divertire ed ora in Francia, il Belgio sarà una delle squadre da battere.
ph: Komunicare.it