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L’Atalanta vince e convince, Gasperini gongola

La dodicesima giornata ci ha lasciato in eredità tante reti: dal 5 a 1 del Torino al Cagliari al poker dell’Empoli a Pescara ai tre 3 a 0 con Inter, Roma e Atalanta hanno avuto la meglio su Crotone, Bologna e Sassuolo. Soffermiamoci su questi ultimi tre risultati: l’Inter targata (ancora per poco) Vecchi è tornata a vincere grazie a Perisic e ad un doppio Icardi contro un Crotone mai domo ma molto inferiore tecnicamente; Salah da solo ha abbattuto il Bologna, mentre i bergamaschi hanno espugnato il “Mapei Stadium” con una facilità disarmante e rispetto alle altre due è l’unica ad aver vinto fuori casa.

Soffermiamoci sulla squadra di Gianpiero Gasperini: la vittoria contro il Sassuolo è sesta nelle ultime sette partite che spedisce gli orobici al quarto posto con 19 punti, in coabitazione con un’altra sorpresa (ma più abituata ad essere nelle zone alte), la Lazio di Simone Inzaghi. Se alla prima giornata i nerazzurri avessero battuto i capitolini sarebbero ora quarti, ma con i se e con i ma non si gioca a calcio e dalle parti dell'”Atleti azzurri d’Italia” non si vedeva un avvio di campionato di questi tipo dalla stagione 2000/2001 con in panchina Giovanni Vavassori ed in campo Nicola Ventola e Cristiano Doni.

Se il campionato finisse ora, l’Atalanta si qualificherebbe per l’Europa League. Un ritorno in Europa che dalle parti della città di sant’Alessandro manca dai quarti di finale di Coppa UEFA della stagione 1990/1991, quando l’Inter (poi vincitrice della manifestazione) estromise Glenn Peter Strömberg e compagni dalla corsa al trofeo. E in quegli anni gli orobici erano un’habitué tra i salotti (ops, stadi) d’Europa.

E pensare che nelle prime cinque giornate di questo campionato, la squadra di Gasperini aveva vinto una sola partita (contro il Torino, in rimonta) e perso malamente contro Lazio, Sampdoria, Cagliari e Palermo.

Dalla sconfitta contro i rosanero, in casa Atalanta si è iniziato a fare sul serio: pareggio a reti bianche con la Fiorentina al “Franchi” e poi vittorie contro Crotone, Napoli, Inter, Pescara, Genoa e Sassuolo.

E pensare che dopo un mese scarso di campionato si pensava all’esonero di Gasperini, mentre ora l’ex tecnico del Genoa si sta togliendo un po’ di soddisfazioni. Del resto pareva strano che un allenatore preparato come il tecnico di Grugliasco finisse in malo modo una stagione che si prospettava interessante. Ed i fatti, a oggi, gli stanno dando ragione.

Atalanta che vince e convince e dopo la sosta per le Nazionali ci sarà una partita che in molti (ironicamente o meno) danno già come svolta scudetto: il match casalingo contro la Roma di bomber Edin Džeko.

Ma a chi è dovuto questo miracolo lombardo? Oltre al tecnico, da anni sulla breccia dell’onda, il merito è della dirigenza che, nonostante le cessioni (danarose) di Luca Cigarini e Marteen de Roon, è riuscita ad allestire una rosa competitiva partita all’inizio con l’idea della salvezza ma che ora sembra lanciata a consolidarsi nei piani alti della classifica.

La squadra orobica è un mix letale di giocatori di esperienza e di giocatori dal futuro roseo: da Cristian Raimondi ad Andrea Conti, da Jasmin Kurtić ad Andrea Petagna, da Alejandro Gomez a Mattia Caldara, da Mauricio Pinilla a Franck Kessié fino a Roberto Gagliardini, fresco di convocazione in Nazionale maggiore per le partite contro Liechtenstein e Germania dopo (complessivamente) dieci partite tra Serie A e Coppa Italia. Senza contare i vari Spinazzola, Freuler, Migliaccio e Carmona.

La pausa della Serie A per le partite delle Nazionali toglierà a Gasparini molti giocatori, ultimo in ordine di tempo Roberto Gagliardini, aggregato alla Nazionale di Ventura nonostante il poco minutaggio (ma di ottima qualità) datogli da Gasperini.

Ma tutti questi giovani che ha a disposizione Gasperini sono la linfa del nuovo calcio italiano, visto che si dice che da noi non c’è spazio per i giovani e che si fa fatica a farli giocare. Beh a guardare l’Atalanta si nota che in rosa ben 16 elementi sono nati dal 1990 in poi, rendendo i nerazzurri come una delle squadre più giovani di tutto il nostro massimo campionato. Per non dire che di tutta la rosa, tre giocatori sono nati nel Bergamasco di cui due nel capoluogo (Caldara e Gagliardini):

E in classifica marcatori hanno già timbrato un rigenerato Petagna, i vecchietti Masiello e Pinilla ed i giovanissimi Kessié, Conti e Caldara, questi ultimi due andati in gol contro il Sassuolo. Ma il motorino di questa Atalanta ha la maglia numero 10 e ha “rischiato” anche lui di essere convocato da Ventura: Alejandro Gomez, meglio noto come “papu”. Il fantasista ex Catania è l’uomo di esperienza di questa Atalanta e le sue giocate le stanno servendo per fare il salto di qualità. Ventura ha gongolato nel poterlo convocare, ma la FIFA, nonostante il “papu” abbia la cittadinanza italiana, gli ha negato la chiamata avendo giocato nella Seleccion albiceleste Under20 prima che del suo matrimonio (che gli ha dato la cittadinanza) e quindi non potrà mai più giocare con nessun altra Nazionale se non quella argentina. Ma dalla parti di Buenos Aires, il Ct Beuza non lo prenderà mai (purtroppo) in considerazione.

Meglio allora coltivare bene i vari Caldara, Petagna, Gagliardini e Sportiello, tutti nati negli anni Novanta e che sono il futuro non solo dell’Atalanta ma di tutto il nostro movimento calcistico, in crisi di risultati e con lo spauracchio di poter vedere da spettatore i Mondiali di Russia 2018 se non si riuscirà a vincere il girone (difficile) o a qualificarsi con i play off (difficoltoso, ma non impossibile in base al sorteggio). Ma occhio anche a salvaguardare un talento come l’ivoriano Kessié, andato in rete quattro volte nelle prime tre giornate di campionato che inizia a piacere a diversi club importanti.

La Dea da sempre è nota per il suo settore giovanile, la tradizione sembra continuare a pieno ritmo e i frutti stanno maturando.

Da qua alla fine del campionato mancano ancora tanti mesi, ma sotto le Alpi Orobiche sognare non è vietato.

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