Atletica italiana nella bufera, Donato si difende: “Siamo innocenti”

Atletica

A poche settimane dallo shock-Russia, anche l’Italia dell’atletica finisce sotto la lente d’ ingrandimento dell’antidoping. E’ stata chiesta la squalifica per ben 26 azzurri per aver omesso il luogo di ubicazione, eluso o omesso prelievi di controllo. Nomi pesanti, di quelli che per anni ed anni ci hanno fatto emozionare dinanzi ai televisori, sono stati tirati dentro questa inchiesta. L’ operazione “Olimpia” condotta dai NAS di Trento, coinvolge atleti del calibro di Howe, Gibilisco, Meucci, Pertile, Schembri, Galvan e tanti altri.

Fabrizio Donato non ci sta, e si dice sconvolto. “Sono sconvolto, triste e basito. Mi dispiace e parlo a nome di tutta la squadra. Siamo delle vittime, siamo innocenti. Ci ritroviamo colpiti per qualcosa che non è dipeso da noi. Qualcuno ha fatto malissimo il proprio lavoro. Si tratta soltanto di non aver aggiornato per giorni, o addirittura solo per ore, la nostra posizione all’ antidoping. Questo viene visto come dolo e malafede. E’ un sistema che faceva acqua da tutte le parti. Ho sempre comunicato i miei spostamenti. Quando mi hanno convocato mi sono presentato con mia moglie incinta di sei mesi e pensavo fosse stato tutto chiarito, invece…”, commenta il triplista azzurro.

Il forte rischio è di avere una pattuglia a Rio davvero ridotta ai minimi termini. Se si considera che il movimento italiano dell’ atletica leggera negli ultimi tempi raramente raggiunge livelli d’ eccezione, il viaggio in Brasile sarà scarno di successi.

Il Tribunale Nazionale Antidoping sarà ora chiamato a valutare le posizioni degli atleti, probabilmente in un maxi-processo al Foro Italico. Ricordiamo che secondo il codice etico dell’ atletica italiana, qualora un azzurro venisse squalificato per doping con pena superiore ai due anni, scatterebbe l’ esclusione dalla squadra italiana.

foto di repertorio