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Argentina e il miracolo firmato Leo Messi

Lionel Messi

Il miracolo di Leo

E’ passata una settimana dal match di Quito: Argentina batte Ecuador 3-1 e Albiceleste che stacca il pass per Russia 2018 direttamente senza passare dalle forche caudine del play off. Nella frase precedente c’è però un errore (voluto): non è l’Argentina ad aver vinto 3-1, ma Lionel Messi ad aver battuto la Nazionale tricolor. “Ma non si gioca in undici a calcio?” direbbe il lettore poco attento. Certamente, ma se la squadra di Sampaoli parteciperà al suo diciassettesimo campionato del Mondo lo deve solo e solamente al suo capitano. Messi ha segnato la sua terza tripletta in maglia bianco-celeste, la sessantunesima rete in 122 caps.

In una partita da dentro e fuori contro un avversario già eliminato dalla road to Russia 2018, Messi si è trasformato in…Messi e ha scacciato l’incubo di non partecipare alla kermesse e di dover vedere la kermesse dal divano di casa insieme ad altri 43 milioni di argentini.

E invece Messi si è caricato sulle spalle i dieci compagni, Sampaoli e tutto il popolo argentino con una prova superlativa (da vero Messi) ha conquistato il terzo posto nella classifica delle qualificazione CONMEBOL e staccando il “biglietto” insieme a Brasile, Uruguay e Colombia. La quinta (sudamericana a partecipare al Mondiale russa potrebbe essere il Perù, ma solo se batterà nei play off la vincente della zona oceanica, la Nuova Zelanda. A giocarsi il play off ci sarebbe potuta stare l’Argentina, ma Messi ha deciso di no. L’asso di Rosario ha capito che era ora di trascinare la sua squadra alla vittoria e lo ha deciso proprio nella finale del Estadio Olímpico Atahualpa (perché per l’Albiceleste il match di Quito valeva davvero quanto una finale mondiale) e lo ha fatto come solo lui sa fare: tre gol senza appello, da campionissimo, da fenomeno del calcio

La scorsa stagione si diceva che Messi fosse sul viale del tramonto, in fase discendente. Meno male: a oggi, tra Nazionale e club, la “pulce” ha segnato già quattordici reti e quando non ha segnato o ha fatto un assist o è stato uno dei migliori in campo.

Messi è così: quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. E lui stesso ha capito, ai 2.850 metri metri di altezza dello stadio di Quito, che se l’Argentina non si fosse qualificata non avrebbe (magari) più preso parte ad un Mondiale con la possibilità di non poter vincere mai quella Coppa del Mondo che lo affiancherebbe nel mito di Diego Armando Maradona.

Lo stesso Messi aveva detto che non poteva esserci un Mondiale senza l’Argentina e grazie a lui la Nazionale di Sampaoli prenderà l’aereo per l’est Europa.

Messi ha sempre dovuto combattere (e combatterà ancora) contro l’etichetta di chi lo vedeva solo decisivo nel club e non nel Nazionale. Cosa che non fu per Maradona, trascinatore del Napoli e dell’Argentina alla vittoria di Messico ’86.

Messi martedì notte ha fatto un miracolo, ha condotto il suo popolo ad un Mondiale preso per i capelli, ha segnato 21 reti nelle qualificazioni mondiali fa quando gioca in Nazionale, diventando recordman di reti. E delle diciannove reti albiceleste, sette le ha segnate il solo Messi, il 37%.

Per un Messi miracoloso, ecco una Nazionale argentina che deve fare autoanalisi e capire cosa l’ha spinta a segnare solo diciannove reti in diciotto partite (settimo attacco su dieci totali) e capire dove si è sbagliato. In Russia non saranno ammesse brutte figure, visto che la Seleccion si presenta da vice-campione uscente.

Di tempo ce n’è a disposizione e l’Argentina ha la fortuna di avere un bacino di giovani giocatori da far giocare nella Nazionale dei grandi. Tra questi i “nostri” Icardi e Dybala. Su quest’ultimo si stanno facendo molti paragoni come “el nuevo Messi”.

Ci si può arrivare ad assomigliare a Messi, ma questo Messi è irraggiungibile. Ieri, oggi e domani. Gli argentini lo sanno e se lo godono in pieno.

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