Si archivia, con la mancata qualificazione della Roma alla finale di Kiev, la stagione europea delle squadre italiane. Ai giallorossi, unici superstiti del calcio tricolore in Champions League, non riesce una perfetta remuntada come avvenuto contro il Barcellona. Ma a complicare il cammino delle squadre di Serie A, verso la Coppa dalle Grandi Orecchie, anche qualche decisione arbitrale – quantomeno – rivedibile.
Juventus e Roma dalla stessa parte
Recriminare, specie dopo il triplice fischio, serve a poco. Serve soprattutto per alimentare le “chiacchiere da bar”. “Se avesse fischiato”, “se lo avesse ammonito”, “ci ha negato un rigore evidente” sono destinate a restare ipotesi e innervosire i tifosi che si sentono derubati di un sogno, di una soddisfazione. La Juventus lo ha capito con un turno di anticipo, contro il Real Madrid, quando per una situazione simile – contatto su Cuadrado a Torino e fallo di Benatia in Spagna – sono stati usati due metri di giudizio opposti. Lo ha capito anche la Roma che, dopo il rigore non fischiato al Camp Nou a favore dei giallorossi ad inizio gara, si è vista negare due penalty contro il Liverpool ieri sera all’Olimpico.
Quando la tecnologia diventa un’esigenza
Da quando quest’estate il VAR ha finalmente fatto il suo ingresso nel mondo del calcio, o per lo meno in quello italiano, anche i più scettici si sono dovuti ricredere sulla sua utilità. La moviola in campo, così tanto invocata negli anni, faceva il suo debutto e – col senno di poi – promossa (quasi) a pieni voti tanto che anche la FIFA, che ha deciso di introdurla ai prossimi Mondiali, ha portato a Coverciano gli arbitri che faranno parte della spedizione russa per fargli conoscere questa nuova realtà. Eppure la UEFA sceglie ancora, con una convinzione tutta sua, di dire di no al VAR non riuscendo poi a placare le polemiche e le delusioni del post partita.
Non una soluzione a tutti i mali
Certo, il VAR non è la soluzione a tutto. Ci sono ancora ampi margini di miglioramento e situazioni dubbie che restano tali anche dopo il replay video e in questo caso è solo l’arbitro a dover decidere. Nessuno mette in dubbio la professionalità del settore dirigenziale ma – forse – sapendo di poter contare su un aiuto in più sarebbero più sereni nel prendere alcune decisioni. In fondo la tecnologia ha già “invaso” quasi tutti gli sport, senza fare rumore ne alzare questo polverone, ma soprattutto senza rovinare nulla.