Dal “moviolone” di Biscardi al Var; errori e polemiche sempre attuali
Cosa non ha funzionato? Il VAR è utile o dannoso?
Difficile avere risposte esaustive a queste domande, e soprattutto risulta particolarmente complicato trovarne qualcuna in grado di riscontrare consensi trasversali tra gli addetti ai lavori, i tifosi od i semplici appassionati e simpatizzanti del fenomeno calcio.
L’innata e connaturata vena polemica, innervata ed alimentata dalla ferma convinzione da parte di ogni supporter che la propria squadra ed i propri beniamini domenicali siano sempre nel giusto e perciò vittime di continui soprusi ed ingiustizie da parte del “palazzo”, del quale la classe arbitrale sarebbe una specie di “braccio armato” di fischietto, di certo non aiuta, ma sono gli stessi arbitri, in fondo, a schizzare benzina sul fuoco, in nome soprattutto della loro presunta indipendenza, della loro rivendicazione di autorità, del loro volersi ergere, troppo spesso, a protagonisti di un evento nel quale invece, secondo noi, dimostrerebbero appieno tutta la loro bravura, preparazione, personalità ed autorevolezza semplicemente passando inosservati, quasi celando la loro presenza che invece troppe volte diviene ingombrante e scomoda.
Il vero problema non è il VAR, non può esserlo. Il mezzo è utile e resta tale; il dilemma è chiaramente l’uso che se ne fa, l’interpretazione che l’uomo da alle immagini che mostra, e soprattutto la discrezionalità che resta in forza all’arbitro stesso. Per questo, al momento, soltanto la regola del fuorigioco per la quale esiste una situazione oggettiva da dover verificare in maniera empirica tramite le linee tracciate sullo schermo, ha trovato nell’utilizzo del VAR la sua logica soluzione. Pe il resto invece rimane tutto esattamente come prima, con l’aggravante se vogliamo, di non poter “non vedere” determinate azioni di gioco, interventi più o meno fallosi e così via.
Fin quando la classe arbitrale manterrà alta la bandiera della discrezionalità del direttore di gara, fin quando gli darà la possibilità di decidere se andare o meno a rivedere una situazione dubbia segnalatagli dal varista di turno, finché la figura di quest’ultimo non sarà equiparata all’arbitro di campo e questi non si sentirà sminuito nel condividerne scelte e decisioni, finché l’AIA non diventerà davvero autonoma sganciandosi dai legacci con Lega Calcio e Federazione, continueremo ad avere polemiche, dubbi e sospetti.
Regole più chiare e nette, che guidino in maniera logica i direttori di gara in campo e fuori limitandone la possibilità decisionale; questa l’unica strada per aumentare l’uniformità di giudizio e sgonfiare il teatrino dei torti e dei favori, fermo restando che la perfezione non sarà mai possibile e gli arbitri, come tutti noi, continueranno a sbagliare, avendo tutti i diritti di farlo, alla stregua di qualsiasi portiere, attaccante o fantasista; in fondo anche questo è il bello del calcio.