Un sogno partito da lontano
I sacrifici, iniziati nel 1999 nella tua Castellammare, ripagati nel 2005 dalla chiamata del Milan. Da qui il trasferimento a Milano, nel freddo nord, alternando la ragioneria agli allenamenti, tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì, grazie a quei permessi che ti consentivano ti anticipare l’uscita da scuola per raggiungere il campo di allenamento.
Così per 5 anni, fino al 2010, con la speranza di esordire con i colori che, ormai, erano diventati una seconda pelle.
Poi, proprio nel 2010, dopo aver avuto modo di assistere al Shevchenko bis, all’avvento di Ronaldinho e all’esplosione di Pato, l’incantesimo si rompe: le strade tra il gigante classe 1990 e la società rossonera si dividono, apparentemente in maniera definitiva.
Si susseguono nell’ordine le esperienze, più o meno fortunate, con Piacenza, Gubbio, Genoa, Bari e Asteras Tripoli. Si va così delineando una carriera come tante, vissute a sgobbare nelle serie minori, aspettando l’occasione della vita.
Sembrava dunque tutto finito, ancora prima che tutto potesse iniziare.
Ma il calcio, si sa, è in grado di regalare storie ed emozioni difficili da comprendere.
Madre natura decide di regalare a tuo fratello Gianluigi quella dose di talento necessaria per essere considerato erede del più grande di tutti, guarda caso anche lui di nome Gianluigi. Per merito del “piccolo” Gigio le porte di Milanello, quasi per magia, si riaprono. E le critiche non tardano ad arrivare. “Raccomandato, nullafacente, parassita”.
Ma tu, che i sacrifici fatti da ragazzino li ricordi e li vivi ancora sulla tua pelle, sai che questi aggettivi non ti appartengono, decidi quindi di lavorare ogni settimana, ogni giorno, ogni ora, in attesa della tua occasione, con la consapevolezza che, ancora una volta, quel maledetto debutto, potrebbe non materializzarsi mai. Già, perché nelle gerarchie tu sei il terzo, dietro a tuo fratello e a Storari.
Ma il 27 dicembre, passerà alla storia, la tua storia. La storia di un ragazzo che sa quanto vale. Gli infortuni dei tuoi sovraordinati ti consegnano – praticamente ti impongono – la maglia da titolare, al Meazza, nella partita che tutti hanno sognato almeno una volta di vivere da protagonisti: il Derby.
Il momento per presentarsi al grande pubblico non era certo dei migliori. Ciò nonostante il momento è diventato il migliore. Il migliore per uscire dall’ombra e regalare al Milan, al tuo Milan, la possibilità di dare una svolta alla stagione.
Un solo aggettivo adesso può essere usato per descriverti: “Bravo”.
Quindi bravo, Antonio.