Amarcord: Fulvio Bernardini, il dottore del calcio amato dai tifosi di Lazio e Roma

Bernardini, calciatore "troppo bravo" e tecnico d'avanguardia

Fulvio Bernardini, il dottore del calcio amato dai tifosi di Lazio e Roma.

115 anni fa nasceva Fulvio Bernardini, acclamato dai tifosi di Lazio e Roma

Pochi giorni fa, il 28 dicembre per l’esattezza, Fulvio Bernardini, qualora fosse stato ancora in vita, avrebbe compiuto 115 anni.

La maggior parte dei lettori, specie quelli più giovani, forse non sanno neanche chi fosse, o meglio ne conoscono soltanto in parte la storia, associandone il nome alla sua breve ma significativa parentesi sulla panchina azzurra a metà degli anni settanta, tra Valcareggi e Bearzot per intenderci, oppure accostandolo ovviamente  al Centro Sportivo di Trigoria che l’indimenticabile presidente giallorosso Dino Viola ebbe l’intelligenza di intitolargli, ma il “dottor Pedata” è stato molto molto di più, sia per il calcio romano sia per quello nazionale.

Bernardini: laziale o romanista?

Pur disputando ben 11 stagioni in maglia giallorossa, incarnando al meglio con Attilio Ferraris IV il cosiddetto spirito testaccino, Fuffo nasce e si consacra calciatore nella Lazio.

Arrivato al parco della Rondinella, sede del primo storico terreno di gioco dei biancocelesti, si presenta come portiere ed ad appena 14 anni diventa subito titolare della porta laziale, mostrando una caratura tecnica ed un coraggio assolutamente superiori alla media.

Nella stagione 1921-22, spinto (si dice) dai familiari, spaventati  dagli incidenti di gioco subiti, “Fuffo”  chiede ed ottiene di lasciare i pali e Baccani, allenatore dell’epoca, lo piazza in mezzo al campo a dirigere il gioco.

Centromediano da Nazionale!

Bernardini è talmente abile ed intelligente tatticamente che la Lazio, anche e soprattutto grazie alle sue geometrie, raggiunge la finalissima scudetto contro il Genoa nel 1923 e nel 1925. A 20 anni, il 22 marzo, esordisce in nazionale contro la Francia, divenendo il primo calciatore espressione del calcio romano e centro meridionale ad indossare la maglia azzurra!

Proprio in Nazionale si rende conto di essere l’unico non professionista del gruppo e ne chiede conto alla Lazio che però, per motivi economici ed ideologici, non può accontentarlo; decide così di lasciare Roma e si trasferisce all’Inter, salvo tornare nella Capitale nel 1928 per vestire i colori della neonata formazione giallorossa.

Troppo bravo per Pozzo

Vittorio Pozzo nel 1934 e nel 1938 lo esclude dalle sue nazionali vincenti ritenendolo calcisticamente troppo arguto per essere compreso dal resto della squadra…

Gli scudetti da allenatore innovativo

Anche da allenatore il Dottore, qualifica ottenuta grazie ad una laurea in Scienze, si dimostra capace ed innovativo; vince due campionati con Bologna (l’unico assegnato tramite spareggio, nel 1964) e Fiorentina, portando lo scudetto per la prima volta nel dopoguerra fuori dall’asse Milano –Torino, e regala alla Lazio il suo primo alloro nazionale, conquistando la Coppa Italia nel 1958.

Il Ct della rivoluzione tattica; nasce l’Italia vincente del 1982

Ct azzurro dal 1974 al 1977, contribuisce ai successi futuri  della nostra Nazionale attraverso un duro lavoro di selezione che lo espone anche a molte critiche ma che lo porta a forgiare di fatto il nocciolo duro di quel gruppo storico che, coltivato poi da  Enzo Bearzot, ci porta fino alla travolgente vittoria nel 1982 in Spagna.

Muore nel 1984, a 79 anni, colpito da Sla.