“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare” diceva qualcuno; e così è stato: dopo il passo falso in Coppa Italia che aveva alimentato le speranze di rimonta di Lazio ed Inter, la Juventus domando il Bologna di Mihailovic non solo ha mostrato i denti e le unghie dei suoi fuoriclasse (Dybala e Cristiano Ronaldo) ai quali è inesorabilmente legata in attesa di trovare il “famoso” gioco di Sarri, ma è riuscita addirittura ad allungare nei confronti delle rivali, uniche a non vincere tra le grandi del campionato.
Se la battuta d’arresto dei biancocelesti fa notizia, dopo 21 gare senza sconfitte, c’è da dire però che perdere sul terreno dell’Atalanta rientrava negli eventi pronosticabili alla vigilia, in considerazione della forza della formazione orobica e della miglior condizione fisica raggiunta in virtù di un rodaggio già avviato con il recupero (vinto) contro il Sassuolo; il pareggio interno dell’Inter proprio con la squadra nero verde, invece, lascia ancor più perplessi.
Conte subisce nel finale una rimonta forse decisiva ai fini della lotta per il titolo dalla quale al momento sembrerebbe definitivamente fuori; Inzaghi può continuare a mantenere qualche speranza (dovendo giocare ancora lo “spareggio” a Torino), ma la sua rosa già ristretta pare perdere ulteriori petali e gli impegni ravvicinati non gli daranno certamente un aiuto.
Alle loro spalle si avvicina pericolosamente l’Atalanta, indomita e spettacolare, con un Gomez formato speciale e due frecce come Hateboer e Gosens sempre pronte a scagliarsi nel cuore delle difese avversarie.
Tengono il passo Roma, Milan e Napoli grazie a tre vittorie diverse ma ugualmente significative; preziosi soprattutto i successi dei capitolini e dei partenopei perché i primi, grazie ad un grande Dzeko ma anche ad un Fonseca che nella ripresa ritrova razionalità nelle scelte, rischiavano di implodere in caso di sconfitta mentre ora possono guardare ancora con concretezza al traguardo Europa League e mantenere una fiammella per il sogno Champions, mentre i secondi sono riusciti a dare continuità al proprio cammino dopo la sbornia seguita alla vittoria del primo trofeo post-Covid.
Per il resto risultano molto preziose le vittorie del Cagliari (la prima per Zenga) e del Torino in quanto consentono ai granata di staccarsi dalla zona pericolo e respirare un pochino, mentre i sardi si riportano nella parte sinistra della classifica ritrovando tranquillità; la goleada del Parma, lanciatissimo in zona Europa, inguaia sempre più seriamente il Genoa, tenuto a galla, per ora, più dalla pochezza delle avversarie dirette (tutte sconfitte) che dalle proprie capacità.
A livello di singoli, oltre ai già citati, da segnalare la tripletta di Cornelius che ha steso i grifoni e la strana coppia Magnani – Palomino, della serie “quando la classe operaia va in Paradiso”…